Pdl in coma, lodo Alfano su un binario morto e Berlusconi si affida alla spazzatura

L’impunità per il premier blocca qualsiasi azione di governo, mentre aumentano peones e amministratori locali che guardano a Fini. Bersani: “Serve lo psicanalista per questa maggioranza”

ROMA – Il Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini dice che “non abbiamo nessuna premura” ed aggiunge: “Il Consiglio di Stato ci ha fatto notare alcune cose: lavoriamo per trovare un’altra forma ma non abbiamo la premura di arrivare al 14 dicembre con un provvedimento già pronto”. Già, perché gli affannati legislatori di Berlusconi, in un primo tempo, avevano pensato che la Corte Costituzionale potesse sospendere il giudizio sul “legittimo impedimento”, atteso appunto per il 14 dicembre, dato che la prassi prevede che l’Organo di giustizia costituzionale fermi i suoi lavori quando è in corso una “innovazione normativa” sulla materia esaminata. Poi, qualcuno più esperto di loro deve avergli detto che non è questo il caso: nessuna sospensione del giudizio, perché il lodo Alfano è cosa diversa dal legittimo impedimento ed ecco che allora l’esame del lodo può andare avanti con calma. Ciò che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, quale “interesse collettivo” possa mai risiedere dietro il provvedimento impunitario di due alte cariche dello Stato. Il segretario del Pd è duro: “Serve lo psicanalista per questa maggioranza e poi si stupiscono della distanza della gente e del fatto che i sondaggi segnalano il non voto”.

Immunità automatica e non reiterabile

Lo “stato dell’arte” della legge sull’impunità al premier sta nell’emendamento che i finiani hanno proposto oggi in Commissione: immunità automatica per la funzione, quindi si esclude la sua reiterabilità. Il Pdl considera questa proposta oggettivamente uno “scoglio” per l’approvazione del disegno di legge ma, dice ancora Vizzini, «non faremo minacciare la stabilità del governo su questo provvedimento». Italo Bocchino mostra qualche scetticismo ulteriore, quando afferma che «sono convinto che alla fine si toglierà la reiterabilità e la norma si voterà così come era quando avevamo fatto l’accordo. Ma ho anche l’impressione che questo lodo Alfano non andrà da nessuna parte». Insomma, secondo Bocchino, il testo andrà su un “binario morto”.

Pdl spaccato e in crisi

L’evidente permeabilità del partito di Berlusconi su una questione vitale per il premier (da dicembre, se il legittimo impedimento dovesse essere bocciato dalla Consulta, sarebbe praticamente di nuovo in balia dei magistrati) appare evidente ogni giorno di più. E non soltanto per la questione impunitaria. C’è un movimento franoso, uno smottamento progressivo delle adesioni parlamentari al partito del Cavaliere che potrebbe dimostrarsi il problema principale per il magnate di Arcore. In casa Pdl si sta facendo di tutto per silenziare lo smottamento ma è un fatto che il plenipotenziario Cicchitto trascorra le sue giornate in incontri e riunioni con i possibili transfughi promettendo prebende e laticlavi ulteriori. Il partito di Fini sta progressivamente emergendoo come l’alternativa più concreta alla crisi della destra berlusconiana. Molti “peones” reputano irrecuperabile la situazione del miliardario brianzolo, stritolato fra inchieste giudiziarie e scandali sessuali, ma soprattutto incapace di governare seriamente. Bocchino azzarda una previsione: “Non abbiamo intenzione di fare un’opa, non facciamo campagna acquisti, ma credo che a fine legislatura supereremo i 40 parlamentari”. Molti sono convinti della fine di questa maggioranza. Lo sostiene, fra gli altri, Gianfranco Miccichè: “Si andrà al voto, perché ormai il rapporto tra Fini e Berlusconi mi sembra troppo deteriorato e questa maggioranza non c’è più”.

Il governo tecnico

La destra rappresentata dalla Lega è silente su questo punto ma Bossi non ha mai nascosto di voler spingere sulle elezioni anticipate. Sono il Cavaliere e i suoi principali mèntori ad opporsi, visto che i sondaggi danno il Pdl a percentuali che non superano il 28% dei suffragi (dieci in meno rispetto a due anni fa). Bersani oggi chiosa: “Non possiamo perdere tempo per il Paese tra questioni esoteriche come il lodo Alfano e questioni che portano al centro le singolari abitudini del premier. Il Paese non ha una guida politica. Io rivolgo un appello: andate a casa, chiudiamola li, qualcuno stacchi la spina per il bene del Paese”. E poi aggiunge: “Sul dopo, vedremo: c’è la Costituzione, c’è un presidente della Repubblica, c’è il Parlamento, vedremo che cosa si può fare per aprire una fase nuova”, cioè un Esecutivo tecnico, come auspica, oramai da molti mesi, Pierferdinando Casini. Ma è proprio su questo versante che si articolerà una battaglia durissima nel Paese, a discapito dei problemi seri, quali il risanamento dei conti pubblici e la lotta alla disoccupazione. Oggi, in visita nel capoluogo partenopeo, il premier annuncia: “Napoli pulita entro tre giorni”. Ha bisogno di annunci come questo per rimpolpare i suoi consensi. Ma forse i napoletani non ci credono più.

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