Finale Coppa Italia. Il Questore, “Nessuna trattativa con gli ultras”

ROMA – Un ultras della Roma è stato arrestato stamane con l’accusa di aver sparato ieri, poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, a tre tifosi partenopei.

In manette è finito Daniele De Santis, 48 anni, un pregiudicato titolare di un esercizio commerciale nei pressi di Tor di Quinto, conosciuto anche col nome di Gastone nella Curva Sud romanista. L’accusa per lui è di tentato omicidio. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, De Santis avrebbe provocato i tifosi del Napoli lanciando loro dei fumogeni, dopodiché questi lo avrebbero rincorso con mazze e spranghe. A questo punto, per difendersi, De Santis avrebbe sparato alcuni colpi di pistola. A rimanere gravemente ferito è Ciro Esposito, trentuno anni: uno dei proiettili gli ha trapassato un polmone e si è fermato all’altezza della colonna vertebrale. La situazione è critica, al momento resta intubato al Policlinico Gemelli in attesa dell’operazione. “Ciro è vigile, l’ho visto, ha annuito anche con la testa all’intervento. A breve lo operano. Ci ha detto che è un intervento molto rischioso di circa otto ore. Sono in ansia peggio di prima” ha detto il padre del giovane, Giovanni Esposito. La madre di Ciro, Antonella Leardi, riferendosi all’aggressore dice invece: “ Nel mio cuore l’ho già perdonato ma non riesco a capire quello che ha fatto”. 

TRATTATIVA STADIO-MAFIA. La decisione finale di giocare la partita è stata presa da un ultras del Napoli, tale Gennaro De Tommaso, conosciuto anche come ‘Genny a carogna’. De Tommaso è figlio di un boss della camorra. Le immagini televisive parlano chiaro: è stato lui a mediare nella trattativa con le forze dell’ordine ed i responsabili della sicurezza, con indosso una maglia con la scritta “Speziale libero”. Tuttavia, secondo il questore di Roma Massimo Maria Mazza “Non c’è stata nessuna trattativa con gli ultras. Noi non avevamo elementi contrari, la società, la federazione e le forze dell’ordine erano tutti concordi nel far giocare la partita. I tifosi hanno chiesto di avere un colloquio con i giocatori per avere informazioni sulle condizioni del tifoso perché si stava diffondendo la notizia che fosse morto. Quindi la società Napoli ci ha chiesto se avevamo nulla in contrario a che il giocatore riferisse la situazione ai tifosi. Non abbiamo mai pensato di annullare la partita. I 45′ minuti di ritardo sono stati richiesti dalla società Napoli per far riscaldare i calciatori”.

Poi, riferendosi agli spari prima della partita, dice: “E’ stato un fatto imponderabile e non prevedibile, fatto da una persona sola che ha agito a volto scoperto a dimostrazione che non si tratta di un agguato premeditato da parte di altre tifoserie, la tifoseria romana non ha avuto nulla a che vedere con questo episodio”. Si tratta, continua, di un episodio “senza precedenti”. Spiegando i fatti, dice: “Abbiamo uno che aggredisce, prima comincia con quest’azione di provocazione, poi c’è la reazione violenta da parte dei tifosi del Napoli che lo rincorrono, lui cade e a questo punto per sottrarsi all’aggressione che si andava a concretizzare nei suoi confronti comincia a sparare”.

Sull’argomento è intervenuto anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, nel  corso della trasmissione L’arena su Rai 1: “Daremo un giro di vite fortissimo e sto pensando anche al Daspo a vita per certi comportamenti. Gli stadi devono tornare ad essere dei luoghi accoglienti per le famiglie. Le tifoserie italiane sono delle tifoserie sane, ma ci sono delle mele marce”. 

Il capitolo si chiude con quattro persone arrestate, cinque con De Santis, tre tifosi partenopei accusati di aggressione aggravata e tentato Omicidio, e davvero tanto su cui riflettere. 

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