Il Papa scomunica i mafiosi

CASSANO JONIO  – «Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati». Lo ha detto Papa Francesco parlando della ‘ndrangheta nell’omelia della messa celebrata per 250 mila persone nella piana di Sibari. 

Papa Francesco ha chiesto ai mafiosi di convertirsi – senza però parlare esplicitamente di scomunica come questa sera – anche lo scorso 21 marzo, in occasione del suo incontro con le vittime alla chiesa romana di San Gregorio VII. «Convertitevi c’è tempo per non finire nell’inferno, che è quello che vi aspetta se non cambiate strada», le dure parole rivolte al termine della veglia di preghiera «ai grandi assenti, ma protagonisti: uomini e donne di mafia». «Per favore cambiate vita! Convertitevi, fermate di fare il male! Noi preghiamo per voi: convertitevi ve lo chiedo in ginocchio è per il vostro bene», ha ripetuto. «Questa vita che vivete – ha continuato con voce profonda Francesco – non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro insanguinato, potere insanguinato non potrai portarlo all’altra vita». «Avete avuto un papà e una mamma pensate a loro e convertitevi», ha continuato Bergoglio. Con parole simili ma con un tono molto più drammatico, aveva chiesto la conversione dei mafiosi anche San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi: «Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità e vita, lo dico – aveva detto – ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!». «Dio ha detto una volta: non uccidere!». «Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione? mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!», aveva detto. «Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civilta contraria, civiltà della morte!», erano state ancora le parole di Wojtyla. 

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