Ebola, emergenza sanitaria internazionale. L’OMS lancia l’allarme

ROMA – E’ emergenza ebola. L’allarme viene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo una riunione  d’emergenza tra i massimi esperti mondiali, tenutasi in conference call  a Ginevra nei giorni scorsi.

L’Organizzazione  ha invitato la comunità internazionale a mettere in campo tutti gli strumenti possibili  e soprattutto un’azione coordinata per aiutare i paesi attualmente più colpiti e per arrestare la propagazione del virus letale. Si tratta infatti dell’epidemia di ebola più grave degli ultimi 40 anni. Al fine di contenere la diffusione del virus sono state infatti varate misure cautelative eccezionali, sono stati inoltre previsti controlli ed esami  all’uscita degli aeroporti, dei porti marittimi e nei valichi di frontiera  per  tutte le persone con sintomi febbrili associabili all’ebola. 

Anche Medici senza Frontiere ha avvertito che il virus è ormai fuori controllo in oltre 60 focolai e che “non ha precedenti in termini di distribuzione geografica, persone contagiate e vittime”. Le situazioni più critiche e preoccupanti, dove è quindi in vigore lo stato di emergenza, si registrano negli Stati africani della Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria. In Liberia la situazione è davvero allarmante, qui i cadaveri delle vittime vengono addirittura lasciati abbandonati nelle strade per paura di un possibile contagio.

Gli Usa hanno raccomandato ai cittadini statunitensi di non recarsi in Liberia e hanno richiesto al personale diplomatico di lasciare il Paese.

Tuttavia l’OMG non ritiene necessaria la proibizione di viaggi o commerci con i Paesi dell’Africa occidentale,  a meno che non si tratti nello specifico di persone contagiate o che abbiano avuto contatti diretti con malati, lo ha riferito il direttore generale aggiunto dell’organizzazione, Keiji Fukuda, nel corso di una conferenza stampa.

L’Uganda intanto ha annunciato un caso sospetto di ebola, un uomo, con sintomi assimilabili a quelli del virus,  è stato messo in isolamento all’aeroporto. “Abbiamo un caso sospetto, sono stati fatti dei prelievi e stiamo procedendo alle analisi”, ha dichiarato un portavoce del ministero ugandese della Sanità, Rukia Nakamatte.

Il possibile contagiato sarebbe un sudanese dipendente dell’Organizzazione internazionale per  l’immigrazione (Oim), bloccato mercoledì al suo arrivo all’aeroporto di Entebbe con un volo della Ethiopian Airlines.

Per L’Italia nessun rischio 

E’ l’Amcli l’Associazione Italiana Microbiologi Clinici a dichiararlo. Secondo l’Associazione infatti, attualmente, l’Italia non correrebbe alcun rischio di propagazione del virus, anche se questo non vuol dire che si debba abbassare la guardia. Inoltre l’Italia, sempre a detta dell’Associazione è in grado di fronteggiare l’infezione sia sul piano diagnostico che assistenziale. 

Maria Capobianchi, Direttore del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale Malattie

Infettive Lazzaro Spallanzani e membro del consiglio direttivo Amcli, ha spiegato che  un laboratorio mobile è stato inviato in Guinea per svolgere attività diagnostiche  ma anche di monitoraggio per seguire l’evoluzione dell’epidemia.

A San Diego la ricerca di un ‘siero miracoloso’

A San Diego, in un laboratorio di una piccola società biotech, si sta lavorando per ottenere ‘un siero miracoloso’ in grado di contrastare l’epidemia di ebola. Si tratta di un’azienda di appena 9 dipendenti, la Mapp Biopharmaceuticals, fondata nel 2003 da Larry Zeitlin, un biologo, laureato alla John Hopkins, esperto nel trattamento degli anticorpi. Attualmente il farmaco in sperimentazione non è mai stato testato sull’uomo ma solo su topi e scimmie. Gli animali usati come cavie vengono esposti alla proteina dell’ebola in seguito se ne estraggono gli anticorpi, che vengono geneticamente modificati per renderli simili a quelli umani. Il gene di ciascuno di questi anticorpi è introdotto nelle foglie

delle piante del tabacco che generano l’anticorpo finale. Attualmente è con questo farmaco sperimentale (Zmapp) che si starebbero trattando i due missionari americani contagiati in Liberia.  Di fatto sembra che il siero stia dando buoni risultati, e i Paesi africani premono per poterlo avere.  Certo è che la decisione di utilizzare un farmaco mai testato prima su esseri umani sta scatenando non poche polemiche, oltre a un dilemma prettamente etico.  Inoltre non è dato sapere se i laboratori siano effettivamente  in grado di produrne le quantità necessarie e soprattutto in tempi rapidi, visto che ci sono voluti due mesi per realizzarne un paio di grammi. L’argomento verrà affrontato il prossimo lunedì dall’OMS,  che ha convocato i massimi esperti mondiali di bioetica per confrontarsi e rispondere a tutti i dubbi finora emersi.

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