Hereafter di Clint Eastwood. Un film sulla morte e ciò che viene dopo, con Matt Damon

L’esperienza della morte ci può toccare anche prima della fine, per un incidente, per una malattia o per il decesso di un proprio caro, ed è in questi casi che ci sconvolge veramente.

Questo è ciò che succede ad una giornalista parigina che si trova in Thailandia durante lo tsumani del 2004, ad una coppia di gemellini di Londra colpiti da un grave lutto, e ad un operaio di San Francisco che fin da piccolo è stato dotato di facoltà da medium, un dono di cui sente il peso.
Clint Eastwood ci descrive in parallelo le loro tre storie, ambientate ai 4 angoli del mondo, fino allo scioglimento finale, e ce le fa vivere in un film costruito come un thriller, secondo quel trend hollywodiano che mischia sempre di più i generi. Ne esce così un prodotto tecnicamente perfetto, toccante, che emoziona nel profondo: l’iniziale scena del maremoto o quella del gemellino che corre per le strade di Londra da sole potrebbero ripagarci del biglietto.
Eastwood si conferma un buon regista, capace di tirare fuori il meglio dagli attori, di scavare nella psicologia dei personaggi, e di svolgere la trama con ritmo, sapienza e misura, in questo aiutato dalla sceneggiatura di Peter Morgan, che fino ad ora avevamo conosciuto per lo stile asciutto dei suoi film politici, il più noto dei quali è “The Queen”. Gli attori sono immersi completamente nella parte, bravissimi sono sia Matt Damon che Cécile De Franc, ma anche Frankie e George McLaren nella parte dei gemellini londinesi.
Quando si esce dal cinema, però, si ha la sensazione che sia un film anomalo per Clint Eastwood: il regista ci ha voluto parlare della morte, ma non l’ha fatto con l’occhio neutro che ci si aspetta da lui, ma partendo da un punto di vista particolare, quello di chi crede che esista l’Hereafter, l’aldilà, che ci viene mostrato con alcuni scorci, inequivocabili, che non lasciano spazio all’interpretazione, e per questo Eastwood, fautore di un cinema etico, potrebbe essere accusato di abuso di potere.
Insomma, il film non convince fino in fondo perchè si vuole parlare del soprannaturale nei termini della scienza, e soprattutto perchè i personaggi, come in tutte le storie di Eastwood, sono guidati dal caso, ma la presenza di un aldilà ci porta spontaneamente a pensare ad un progetto, a cui però lo stesso Eastwood dimostra di non credere. E’ forse questa perversione che ci ha lasciato l’amaro in bocca, nonostante la consapevolezza di aver visto un buon film.

Trailer



Trailer fornito da Filmtrailer.com

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