Il centrosinistra alla prova dei ballottaggi

ROMA – La clamorosa vittoria di Hollande  in Francia e i successi dei socialisti e dei laburisti in Germania e in Gran Bretagna segnano il giro di boa del trentennio tacheriano e reganiano che ha prodotto un modello di globalizzazione portatrice di tanti disastri economici e morali.

E’ possibile costruire un’Europa diversa che cessi la miope politica del rigore, dell’assillo dei conti in pareggio, dell’allentamento delle regole e del ruolo minimo dello Stato e degli Stati con una moneta unica senza la guida di  un Governo democraticamente legittimato.
Il voto amministrativo in Italia, mezzo francese e mezzo greco, combinato con il prevedibile peggioramento della economia con il conseguente aumento del disagio sociale, richiede lo sviluppo di una iniziativa politica che sappia incalzare il Governo Monti, correggerne profondamente l’agenda, spostare in avanti il quadro politico, evitare incomprensibili e inaccettabili paralisi nell’azione di Governo o, peggio, colpi di mano o avventure politiche anomale in coincidenza con il semestre bianco che comincerà nel prossimo autunno. I ballottaggi di domenica sono una occasione per rafforzare  il Pd, l’alleanza fra le forze di sinistra,il centrosinistra, che già nel primo turno ha conseguito significativi risultati.

La destra, oggi pesantemente sconfitta e allo sbando, non rimarrà a lungo senza una organica rappresentanza politica ed elettorale. Le forze di centro sono anch’esse attraversate da incertezze da travagli.
Il centro-sinistra, che auspicabilmente  sappia  rapidamente riorganizzarsi attorno al Partito Democratico, deve essere capace di proporre rapidamente al paese un progetto programmatico e valoriale incentrato sulla eguaglianza, sulla giustizia sociale, su una crescita sostenibile, su una serrata crisi alla finanza e alle scelte che questa continua a fare a livello planetario.
Bersani può essere un eccellente candidato premier in un paese che somma crisi economica (come quella del 1929) e crisi politica (come quella del 1992) e che deve uscire dal pantano nel quale è stato cacciato dal ventennio berlusconiano.
Un profilo programmatico forte è la precondizione per fare unità a sinistra e per misurarsi con le forze moderate più responsabili impedendo loro pericolose saldature con le destre che puntano ad isolare e battere le forze di progresso.

Oltre alla definizione di un programma abbiamo più che mai bisogno di uno schieramento progressista, capace di collegarsi anche in  Europa con le sensibilità socialiste, ecologiste e solidaristiche per vincere la sfida tra destre e sinistre che si misureranno nel continente nel 2014, abbiamo bisogno di uno schieramento organizzato e strutturato in modo nuovo, a partire dal PD che seguita a manifestare grandi problemi nell’esser un partito e non una rissosa sommatoria di comitati elettorali in perenne competitività tra loro.
Servono più che mai dei moderni partiti di massa, partecipati, con una trasparente vita democratica interna, con regole chiare e  regolati da Statuti non cervellotici come gli attuali mentre a livello continentale è urgente procedere verso la costruzione di grandi partiti europei.
Le lotte del lavoro che sono in corso, ed è estremamente  importante la mobilitazione sindacale unitaria prevista per il 2 giugno, che ripropongono una nuova e moderna questione sociale debbono costituire un riferimento fondamentale per tutti coloro che operano per costruire una alternativa reale alle ricette fallimentari che i liberisti e le destre seguitano a proporci.

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