Renata furiosa. Il fallimento del centrodestra tra malaffare e corruzione

ROMA – Come si dice l’assassino ritorna  sempre nel luogo del delitto. Renata Polverini non poteva non tornare là da dove era partita, da Ballarò, quando ad incrociare i ferri con Guglielmo Epifani, il segretario generale del più grande sindacato italiano  Floris, il conduttore, chiamava lei, la segretaria di un piccolo sindacato dell’Ugl, ex Cisnal, ex Msi.

Ma l’altra sera era un’altra Polverini, non piaciona, un po’ scanzonata,  romana de’ Roma, la prima donna segretario di un sindacato, anche se quasi  inesistente. Non era neppure quella che imboccava Bossi nel corso di una squallida sceneggiata, la pace fra i romani e la Lega Nord. Arrabbiata, non riusciva a  stare zitta neppure per un minuto, urlante quanto basta, vere e proprie grida per dimostrare che “lei  era pulita”,  “pagava per cose che non aveva commesso”.  Inquieta, anche se andava sul sicuro.  Strano p che in una trasmissione in cui il tema era quanto avvenuto alla regione Lazio, le dimissioni del Presidente, non ci fosse nemmeno l’ombra di un rappresentate dell’opposizione che aveva deciso di dare le dimissioni. E’ vero c’era Di Pietro, ma è sembrato poco interessato a contrastare la Presidente, anzi l’ha perfino elogiata. Al leader dell’Idv interessava solo una comparsata per annunciare i referendum che aveva proposto.

Torna a Ballarò, ma non c’è nessuno dell’opposizione consiliare
C’era anche  il vicedirettore di  Repubblica cui la Polverini non lasciava il tempo di esprimersi e cercava di confondere le acque discettando della differenza fra delibera e determina, sfogliando inutile scartoffie che aveva portato con sé per raccontare la “ malefatte” della precedente giunta di centrosinistra, senza che nessuno potesse  replicarle. C’era  anche la vicesindaco di Vicenza,  Alessandra Moretti, della direzione nazionale del Pd e una delle tre perone che  fanno parte del comitato di coordinamento di Bersani per le primarie. Forse che la trasmissione era stata organizzata  avendo come tema le primarie? Ma come è arrivata Polverini poteva arrivare qualche esponente dell’opposizione del Consiglio regionale. Ai radicali che sono stati i primi a denunciare quanto stava avvenendo non è stata consentito neppure un interventio telefonico. Insomma una privilegiata,  per non dire di più. Ovviamente non pensiamo neppure lontanamente che sia stata lei a chiedere la perfetta solitudine. Ma ciò è accaduto e non fa onore a Ballarò.

I soldi  ai gruppi consiliari, solo la punta dell’iceberg

Anche perché, di fatto,   le vere ragioni della crisi della maggioranza vengono nascoste dietro i soldi che i partiti si sono spartiti e in particolare, le malefatte di cui è accusato un consigliere , er Batman.  Certo cose sono di una gravità eccezionale, “ mai viste”, dice lo stesso Capo dello Stato. Ma sono solo la punta dell’Iceberg che ha fatto  affondare la navicella. La crisi della maggioranza viene da lontano. Da quando il signor Milione per mangiare un panino non ce la fa a presentare in tempo la liste del Pdl. Galeotto quel panino il carico elettorale si scarica sulla Polverini. Perde a Roma ma le clientele annidate nei paesi della provincia la fanno vincere. A quelle clientele si deve rispondere, così come agli esclusi i quali avevano speso fior di milioni nella campagna elettorale. Dovevano recuperare ed ecco che  tutti gli assessori, salvo uno, sono “esterni”. E gli eletti? Ognuno  deve essere accontentato. I consiglieri della lista Polverini che sono tredici hanno la precedenza. L’appetito  di tutti  cresce a dismisura. Sono voraci di incarichi e di soldi. L’esplodere del malaffare e della corruzione è solo l’ultimo episodio che segna  il fallimento della maggioranza di centro destra, di una politica disastrosa, fatta di tagli a servizi essenziali, aumento di  tasse, addizionali fra i più alti d’Italia, nomine clientelari negli enti, nelle aziende.  Il lupo, la lupacchiotta in questo caso, perde il pelo ma non il vizio. Ancora non ha rimesso le dimissioni nelle mani del Presidente del Consiglio.  Deve sbrigare qualche affare  dice, questioni di natura amministrativa. In realtà fra” le questioni amministrative “ c’è la conferma  degli incarichi  per alcuni  dirigenti, esterni ovviamente, che erano in scadenza malgrado le sentenze del Tar del Lazio che si era pronunciato contro una nomina in particolare. Se non andiamo errati anche in Sicilia, Lombardo prima di dimettersi si è fatto qualche affaruccio.  Lei, la Renata furiosa, oltre ad aver impiastricciato Roma di manifesti ridicoli, continua  imperterrita a dire che delle scandalose regalie ai gruppo consiliari e ai singoli consiglieri non sapeva niente.

Il rapporto fra la Presidente e la sua maggioranza

 Era un problema del Consiglio. Davvero prende tutti per allocchi, anche  se qualche zelante giornalista, si fa per dire, ci crede. Lei non ha mai fatto riunioni con la sua maggioranza come avviene in tutte le istituzioni? Con i suoi 13 consiglieri non ha mai parlato? Non gli ha mai fatto rilevare che forse quel battere cassa di continuo non era un belvedere? Giunta e Consiglio sembrano due entità distanti l’uno dall’altra. E’ vero che hanno sedi diverse, ma che non si parlino lo può dire solo lei.  In questa situazione i consiglieri di opposizione, i partiti di cui fanno parte, dovrebbero avere  la forza, il coraggio anche, non solo di chiedere pubblicamente scusa  per non aver dato battaglia, accettando i soldi sporchi, oggettivamente,  ma dichiarare anche  che non si ripresenteranno alle prossime elezione. Un dovere elementare che “libererebbe” anche le forze politiche del centrosinistra, a partire dal Pd,  e da subito aprirebbe una grande campagna, coinvolgendo persone, associazioni, movimenti, forze sociali nella costruzione di una coalizione, larga, unitaria, per riconquistare la regione in nome della trasparenza,  pulizia,  onestà e buona politica.

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