La berlusconeide del degrado

ROMA – Non ci crede neppure lui. Non ci ha creduto fino all’ultimo che dovesse lasciare l campo. Il cavaliere di Arcore ha perfino provato ad imbrogliare i sondaggi, ad inventarsi numeri che neppure  i sondaggisti più servizievoli potevano avallare.

Siamo in ripresa ha detto più volte Berlusconi in questi  ultimi tempi.  Bastava anche un + 0,1, raro anche questo, perché ai suoi dicesse siamo in ripresa. Nelle tristi riunioni a Palazzo Grazioli con personaggi forse ancora più tristi di lui che perlomeno racconta barzellette, ha fatto tante ipotesi. Rilanciamo  il Pdl, anzi no le eliminiamo, diamo vita ad una lista della società “civile”, cosa impossibile e non stiamo a spiegare il perché. Qualcuna delle sue cortigiane ha perfino registrato  nome e simbolo. Non si sa mai.  E’ andato perfino in Kenia, dal suo amico Briatore, uno che, come il cavaliere, fa tanto tristezza. Non si capacita che non è più un ragazzino. Anzi.  Fra arzilli vecchietti, non si offendano, la vecchiaia è cosa nobile se vissuta bene, se vissuta male è una schifezza. Ha chiesto  ad un  “automobilista” quale  marcia ingranare e se lui poteva fargli da apripista. Gli ha offerto di fare il capolista di una lista inesistente, ma non ha avuto risposte positive. Meglio le vacanze  in Kenia e un programma televisivo che fa paura solo a pensare di guardarlo.

Da Putin  a Briatore le tenere amicizie del cavaliere

E’ andato anche da Putin. Lui sì che è uno specialista di gioco di prestigio. Gli ha suggerito  lascia ad Alfano e chiedi a Napolitano di garantirti  che prenderai il suo posto  quando finisce i l mandato. Poi fra sette anni, ritorni tu a fare ol presidente del Consiglio. E Alfano dove lo metto? Che ti importa, usa e getta. Poi aveva altro da fare, questo dittatore da operetta che però crea molti guai  in un paese, dove lui governante, vengono uccisi giornalisti, si mette in galera chi non la pensa come lui. E si inviano nei campi di lavoro le due ragazze, la Pussy riot che hanno avuto il coraggio di criticarlo. Due ragazze, due madri  spedite in campi di lavoro centinaia e centinaia di chilometri in modo che nessuno possa andare a far loro visita e non possono neppure guardare i figli. Oggi, lo diciamo francamente, la Berlusconi  story che riempie le pagine dei giornali ci fa un po’ ribrezzo. Certo la figura del  berlusca  si presta al colore, le sua cene galanti, sbandierate anche davanti a giudici come la Boccassini, sollecitano lo sghignazzamento, le assistenti dentarie, o come si definisce Nicole Minetti, che fanno carriera, vanno in regione, sfilano in tanga, stuzzicano l’interesse del maschio guardone. C’è anche chi lo invidia l’ex premier. Soldi, sesso e …  fantasia  possono anche affascinare l’italiota che fa presto a dimenticare lo stalliere Mangano, un eroe, secondo Dell’Utri, un mafioso per la giustizia.

Il berlusconismo una piaga da curare

Non è mai troppo tardi se ci si decidesse  a dare un’occhiata al berlusconismo, una piaga da curare. Ci sono tanti editorialisti, intellettuali da quotidiano, anche intellettuali veri, che potrebbe cimentarsi  in  attente, approfondite, analisi su cosa  ha significato per il nostro Paese, per la nostra cultura, per il nostro modo di essere quel “fenomeno” che ha toccato tutti i campi del vivere. Un uomo solo al comando, con tanti imitatori che, fino ai livelli più bassi della scala sociale, hanno apprezzato, condiviso,. Osiamo dire fino alla riunioni del condominio dove c’è sempre quello che, non so sa in base a quale criterio, assume la tolda di comando. Fiorito è figlio del berlusconismo,  ce ne sono anche  nelle file del centrosinistra. Il lusso,l’ostentazione del lusso, il bastone del comando, il disprezzo per le regole, per la giustizia sociale, e per quella dei tribunali, la perdita di tempo a discutere in Parlamento , la compra vendita del  deputato o del senatore che deve pagare il mutuo, il ministro che si vedere regalata una casa nei pressi del Colosseo, le venti ragazze che partecipano alle cene galanti per sollazzare tre o quattro arzilli  in età di vinagra , e poi basta perché  anche lo schifo ha un limite. Già dimenticavamo i Lavitola, I Fede, i Lele Mora.  E la democrazia, la convivenza civile che Berlusconi ha  devastato.  Se oggi i Grillo possono  spandere populismo e qualunquismo si mandi il conto a Berlusconi.  Dimenticavam anche lo spettacolo degradante delle cene con Bossi. La prima volta è arrivato indossando una canotta, accolto dal signorotto di Arcore. Come facevano i signorotti medioeavali con i villani.

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