Centro sinistra alla prova delle alleanze

ROMA – E’ ancora presto per consegnare Berlusconi ai libri di storia che nel suo caso, avendo egli occupato per vent’anni la scena italiana, saranno veri e propri volumi.

Berlusconi oggi deve fare la stessa operazione del 94 chiamandosi fuori invece che scendendo in campo. L’operazione è difficile ma anche quella del 94 lo era. Quella volta la difficoltà stava nella propria personale credibilità come leader politico a tutto tondo, questa volta sta nella personale difficoltà a essere un federatore di forze diverse. Sul campo ci sono le macerie di questa stagione ma la sinistra farebbe un errore capitale se vedesse solo le macerie altrui. Non penso alle difficoltà che emergono da primarie molto contrastate. Penso piuttosto a un campo del centro destra che ha molti attori che unendosi potrebbero vincere la partita. Vediamolo. C’è l’area presidiata da Pierferdinando Casini che è stabile da tempo e non mostra capacità di espansione. C’è l’area che si sta raccogliendo attorno a Luca Cordero di Montezemolo che è meno espansiva di un anno fa e paga le esitazioni del patron della Ferrari. Ci sono diversi movimenti liberali-liberisti come quello dei professori, da Boldrin a Zingales, che sono raccolti attorno a Oscar Giannino.

C’è la galassia moderata cattolica che cerca il suo leader fra Passera e Riccardi. C’è infine, e non è poco, il mondo del Pdl che può sfasciarsi ma ha tuttora una base elettorale ristretta ma non piccola. Come si vede si tratta di offerte politiche spesso in contrasto o in competizione fra di loro, che non sembrano travolgenti ma che hanno tuttavia un punto comune: l’ostilità verso la sinistra. In fondo quello che può tenerli assieme è l’idea che vada bloccata una coalizione di  centro-sinistra troppo spostata a sinistra. Una eventuale vittoria di Renzi non cambierebbe le cose perché, al di là di quel che pensa Renzi, la gran parte del mondo di destra è politicamente chiusa al dialogo anche con quella sinistra che ha in odio se stessa. La domanda è se questi mondi di centro e di destra sono in grado di coalizzarsi. Nel passato questo è avvenuto, anche in modo spericolato. Basta ricordare l’alleanza singolare che Berlusconi fece al Sud con Fini e al Nord con Bossi. Quindi chi pensa che sia difficile mettere assieme carne e pesce deve solo ricordare la recente storia italiana. Può, però, accadere che una parte di questi soggetti ritenga più utile andare da solo. Può avere questa tentazione ad esempio Casini che sulla rinnovata edizione della politica dei due forni può cercare di lucrare il massimo per se stesso  e il suo mondo. Ma a mettere assieme queste aree può pensarci qualche soggetto esterno. Ad esempio il contesto internazionale e la Chiesa. Entrambi possono avere interesse a una soluzione di tipo moderato per traghettare l’Italia oltre il  berlusconismo. Questa via d’uscita non ha un leader. Oppure ne ha uno che potrebbe decidersi all’ultimo  minuto a scendere in campo ovvero a restarvi. Penso a Mario Monti.

Attorno a Monti questo coagulo impossibile potrebbe realizzarsi e sicuramente nei prossimi mesi sarà questo il lavorio di Berlusconi e di tutti quelli che temono sia  l’ingovernabilità sia un centro-sinistra troppo a sinistra. Queste brevi considerazioni portano a due conseguenze. La prima è che ha ancora una volta ragione Trapattoni quando sostiene che non puoi dire gatto se non ce l’hai nel sacco, quindi il centro-sinistra deve abituarsi a pensare che la partita si giocherà fino alla fine. La seconda è che bisogna sottrarre forze all’asse moderato. In passato si chiamava politica delle alleanze. Oggi si può chiamare in altro modo. Ma non si sfugge al tema che la sinistra deve fare la massima unità al proprio interno ma deve lanciare un ponte verso alcune forze moderate. Da quel mazzo di forze di vocazione liberale va sfilata qualche pianticella più interessata a una svolta che comprenda rigore e equità, mercato e stato rinnovato. Si tratta di fare quello che in Europa ormai fanno le socialdemocrazie che cercano sponde fra i liberali oltre che fra le forze radical che ambiscono a governare.

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