La crisi è così accelerata che serve un governo politico

ROMA – C’è qualcosa di già visto nella situazione politica. C’è un governo che era nato con grande baldanza e che baldanzosamente aveva inanellato decisioni dure e progetti ambiziosi che si sta trasformando in un governo balneare (com’è triste il mare d’inverno!), sopraffatto da partiti che temono l’avvicinarsi del voto politico e dall’assenza di idee proprie.

C’è la destra che ancora una volta come vent’anni fa non sa che cosa fare di sé e della sua gente. C’è l’antipolitica di Grillo che trionfa come un tempo trionfava la Lega di Bossi. C’è la sinistra che si divide fra chi vuole un alleanza di ferro ristretta al proprio campo e chi invece sogna di allargare la proposta ai moderati. I centristi sono invece le solite vedove inconsolabili della grande Balena bianca che non riescono a resuscitare. In questo quadro c’è posto per tutto. Soprattutto per chi, come Sergio Marchionne, vuole marcare il territorio con il proprio segno e insegue l’ipotesi di dare un colpo al sindacato. Qui c’è stata per la prima volta una reazione del governo che si è reso conto, e soprattutto se ne sono resi conto alcuni ministri che vogliono proseguire l’avventura politica, come la decisione di Marchionne possa esasperare talmente il clima sociale da travolgere tutto o quasi. Ogni giorno che passa tutti questi segnali di degrado della situazione politica si accentuano e nessuno  può immaginare uno sbocco diverso da una chiamata elettorale che dica finalmente quali sono i rapporti di forza reali nel paese. Chi sostiene che bisogna aspettare marzo-aprile ovviamente ha in testa il pericolo di una accelerazione della crisi politica e vuole dare la governo più tempo per fronteggiare i mali del paese. C’è pure chi si immagina che avendo più tempo le forze politiche siano in grado di contenere l’onda d’urto del grillismo. C’è poi il tema della legge elettorale che spinge tanti a pensare che si potrà votare alla scadenza naturale anche perché c’è bisogno di questi mesi per modificare il porcellum. Sono buone ragioni ma valgono anche i ragionamenti contrari. Ad esempio di chi pensa che l’antipolitica non si combatte prendendo tempo ma prendendo decisioni, che la crisi è così accelerata che ha bisogno di un governo politico, che la legge elettorale ormai non si farà più perchè manca fra i partiti la minima solidarietà. Comunque la si pensi è del tutto evidente che la partita che si sta giocando in queste settimane influirà sugli sbocchi dei prossimi mesi. Nel futuro politico del paese due cantieri sono in piena ristrutturazione, quello di destra che va alla ricerca di un altro leader e di un’altra prospettiva, moderata o più radicale, quello del mondo giustizialista che farà a meno dell’Idv ma forse vedrà Di Pietro nelle grinfie di Beppe Grillo , quello del centro-sinistra dove il ciclone Renzi sembra aver perso la sua forza d’urto e il dibattito sembra ammosciarsi. E’ difficile che da tutto questo lavorio nasca qualcosa di buono. E’ probabile, è più probabile, il contrario. La sinistra dovrebbe trovare la forza di indirizzare le sue attenzioni un po’ più al  paese reale e un po’ meno allo scontro intestino.  Non penso che il dibattito faccia male, penso che faccia male arrotolarsi su se stessi mentre il mondo attorno a noi rischia di rovesciarsi.

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