L’Europa in piazza. Lavoro, Solidarietà, NO all’Austerità

ROMA – Sarà forse il caso per le istituzioni comunitarie, come per molti dei Governi degli Stati dell’Unione Europea, di interrogarsi se non sia finalmente arrivato il momento di interrompere il declino generato dalle politiche economiche restrittive messe in campo contro la crisi e mutare da domani il segno delle prossime misure?

Magari puntando ad una prospettiva di sviluppo che blocchi l’emorragia di posti di lavoro e crei occasioni e nuove opportunità di occupazione?
Se lo chiedono da qualche tempo anche analisti di orientamento politico non propriamente progressista. Ma certamente lo chiedono a gran voce i sindacati europei riuniti nella Ces (Confederazione Europea dei Sindacati) che, anche in Italia sotto le insegne della Cgil, serrano i ranghi e, mai così concordemente, invadono oggi strade, piazze e mercati del vecchio continente invocando Lavoro, Solidarietà, e opponendo un secco NO all’Austerità! Tutti insieme e sotto le stesse bandiere.

L’escalation negativa di ogni indice che connoti l’economia degli stati dell’Unione rivela il disagio, l’impoverimento, l’esclusione di fasce sempre più ampie della popolazione -ed in misura maggiore dei giovani e delle donne- dal circuito della produzione e del consumo, minando la stessa dignità di chi lavora, o cerca un lavoro, o di chi ha cessato il suo ciclo lavorativo per ‘ritirarsi’, come si dice in Europa, a godere l’agognato riposo.
Porre argine alla disfatta del modello sociale europeo -sempre invidiatoci da democrazie avanzate anche oltreoceano- e fermare la disgregazione sociale che ne è seguita è compito della politica, di quella politica responsbile che però non si fa avanti. Ed anzi si nasconde ed arretra di fronte ad una presunta responsabilità verso i mercati che diviene irrimediabilmente irresponsabilità verso la nuda vita delle persone.
Il lavoro non è un accessorio dell’esistenza, non è solo salario e reddito alla fine del mese, ma innanzituttto il primo fattore di emancipazione civile e sociale, ciò che rende liberi ed uguali agli altri.
Questo i lavoratori lo sanno. Non avere un’occupazione, un lavoro dignitoso, o perderlo li rende insicuri anche nelle loro libertà di cittadini.
E se è vero che l’Europa rischia di perdere nei prossimi anni molti punti percentuali del suo prodotto lordo sul Pil complessivo del mondo, perchè la storia economica la stanno scrivendo altre aree altre aree del pianeta, allora è tempo di svegliarsi e di guardare alla prospettiva del vecchio continente. Di guardare ai giovani, delusi e incerti per un futuro che non arriva mai! Giovani che vogliono essere protagonisti, anche oggi, nella giornata d’azione europea, e che urlano a gran voce “Youths of Europe rise up”!
Loro, come noi tuttti, devono poter confidare che l’orizzonte del futuro è aperto davanti alla propria vita e che dipende dalle nostre scelte, dal nostro impegno e da nessuna provvidenza, in un’idea di libertà e di responsbilità che fatica ad emergere anche grazie ad un’etica pubblica che, ahinoi, non si è nel frattempo irrobustita
Ai Governi il compito di rimediare!

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