Monti in conferenza stampa. Il nome è mio e me lo gestisco io

ROMA – La sala è piena di giornalisti. Grande è l’attesa per questa conferenza stampa  di Monti. 

Doveva incontrare  il mondo dell’informazione venerdì ma le turbolenze, si fa per dire, parlamentari lo hanno costretto al rinvio. Ora, approvata la legge di stabilità, può lasciare con tranquillità e con serenità, dice il  professore  aprendo la conferenza stampa. Ringrazia i ministri per il lavoro svolto, per  il grande e generoso impegno che hanno dimostrato, pur in una situazione di grande difficoltà . Così come aveva fatto incontrando gli ambasciatori puntualizza perché il governo se ne va anticipatamente. E’ vero,dice, che si tratta solo di qualche mese. Ma c’è un fatto politico che non si può sottovalutare. Ribadisce che è stato sfiduciato dal Pdl, il gruppo parlamentare più consistente. “ Il governo finisce qui, non per colpa dei Maya”, afferma poi spiega perché non ha ritenuto di dover telefonare a Berlusconi. Si è chiesto: a quale Berlusconi.?. Ha precisato che non intendeva fare uno sgarbo a chi ha governato il Paese per tanti anni. Non ce ne era bisogno visto che lo sgarbo se lo è fatto per conto suo e lo ha fatto pagare agli italiani. Quando tredici mesi fa ho formato il governo tecnico su invito del presidente della repubblica nelle casse  dello Stato non c’era più niente. Vuote. L’ex ministro Brunetta, un luminare dell’economia, ha tenuto a precisare Monti sapendo che è un personaggio permaloso, dice che si tratta di  falsità, il paese andava bene. Si trattava solo di aprire porte un po’ più grandi per i ristoranti  visto la ressa che c’era per entrare. Così bastava aumentare i posti sugli aerei e sin potevano soddisfare le esigenze di tanti italiani, dei pensionati in primo luogo visto che non hanno niente da fare.  Non ho mai osato contraddire Berlusconi,  il quale, come lui stesso ha affermato, e non ho ragione di dubitarne, prosegue il premier dimissionario,  è il solo  in Europa che capisca di economia. Lui e i premi Nobel. Tutti gli altri men che carta straccia. Con Brunetta ovviamente se la veda lui. Scusate la digressione.

Perché non ho telefonato a Berlusconi

 Perché non gli  ho telefonato. Un giorno dice che le politiche che il mio governo ha portato avanti sono da buttare, il giorno dopo  mi chiede di diventare il capo dei moderati di questo Paese. Mi sono chiesto: e se lo trovo in giornata no che faccio?  E se lo trovo in giornata sì e mi in vita ad una delle suye “ cene galanti”, fidanzata a parte? Insomma  Monti ha fatto capire chiaramente che lui con una accozzaglia  Pdl, o quel che resta, lista La Russa, Crosetto, Meloni, Lega di Maroni, Storace, rimasugli sparsi per il paese, tipo repubblicani di Nucara, gruppi e gruppetti  scilipotiani, a libro paga del cavaliere, non voleva aver niente a che fare. Levatosi i sassolini dalla scarpe è passato ad dare uno sguardo al futuro, al suo futuro. Era qui che i giornalisti lo attendevano al varco.  E lui non ha deluso le aspettative. Ha detto finalmente cosa farà da grande. Intanto ha fatto una lezione, niente a che vedere con Benigni ovviamente, il professore è molto professorale, sulla Costituzione, il ruolo dei senatori a vita. Ha ringraziato Napolitano per averlo nominato in modo  tale da consentirgli di fare il capo del governo tecnico, senza che nessuno potesse dire qualcosa in contrario.

Il professore spiega il ruolo dei senatori a vita

 Come senatore a vita, ha spiegato agli astanti, non mi posso candidare, devo essere al di sopra delle parti, un padre della patria. Ma proprio grazie alla esperienza fatta come premier,  posso consegnare a futura memoria un promemoria, quello che voi giornalisti avete chiamato un memorandum. Noi abbiamo fatto molte cose, abbiamo ridato credibilità all’Italia.  “ Sono stati  tredici mesi difficili e affascinanti- ha affermato ripetendo quanto aveva detto agli ambasciatori italiani- ora ilo paese è più affidabile, oltre  che più competitivo e attraente per gli investitori stranieri”. Affascinante, ha precisato, perché lavorare per il Proprio paese, tiralo fuori da baratro e , al tempo stesso, operare per una Europa migliore, per un euro più sicuro, è come scalare una montagna difficile per un alpinista. Affascinante appunto, quando arrivi alla cima. Noi non ci siamo ancora arrivati ma siamo a buon punto.

Ho preparato un memorandum che  illustro in anteprima

 A chi mi succederà indico le cose da fare, il cammino da percorrere, per la crescita, l’uguaglianza, il lavoro. Tutte cose che ora possiamo fare perché abbiamo messo i conti in sicurezza. Vedete perfino Marchionne che fino all’altro ieri diceva che non avrebbe investito neppure un euro in una situazione di recessione ha capito che in fondo al tunnel si intravede la luce. Si, forse mi sono lasciato andare, magari potevo risparmiare quelle frasi sul sindacato. Io sia chiaro non ce l’ho con la Cgil, ma ogni volta che c’è qualcosa da fare mi chiedeva un tavolo. Ma non voglio perdere il filo. Questo è il mio memorandum, l’agenda Monti parla al passato perché sarebbe sbagliato rimettere in discussione tutto quello che è stato fatto, guarda la futuro, si rivolge alle forze politiche, quelle riformiste, che credono nell’Europa, nell’euro. Spetta a loro decidere se e come portare avanti la mia agenda. Devo dare il mio nome a chi condivide? Non ce ne è bisogno.

Un saluto agli studenti della Bocconi, a Montezemolo e Casini

 Non mi metterò certo a fare comizi, ma nella campagna elettorale ci sarò a tutela della mia agenda. Tavole rotonde, dibattiti, confronti  in Italia e in Europa. Qualcuno pensa che possa essere io a formare  il nuovo governo? Intanto provi a vincere le elezioni, poi si vedrà. Il mio nome indicato da qualche lista? Mi richiamo ad un vecchio slogan delle femministe, parafrasando, “ il nome è mio e me lo gestisco io”. La conferenza, dopo domande all’acqua di rose, tipiche del giornalismo dei retroscena, si chiude qui, con un saluto di Monti anche ai suoi studenti della Bocconi cui aveva promesso di tornare. Ci saranno occasioni per rivederci.  Ed estende  un saluto in questo senso anche a Montezemolo, Riccardi, Olivero, Casini.

Ps. Il  retroscena che abbiamo raccontato il giorno prima della conferenza è stato rifatto pressoché confermato. Significa che la situazione politica resta invariata e che nel campo dei centristi ancora non si sa cosa vogliono fare da grandi.

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