Le pensioni, promesse da mantenere

ROMA – La campagna elettorale sta entrando nel vivo. Dopo tanto tempo perso dietro a nomi, liste, simboli ed alleanze i candidati alle elezioni politiche del prossimo 24 e 25 febbraio stanno cominciando anche (e finalmente) a parlare di programmi.

Un tema su cui i leader di tutti gli schieramenti hanno già speso parole e promesse è quello delle pensioni.
Sul piatto pesa la controversa riforma Fornero, votata dalla maggioranza che ha sostenuto il governo tecnico ma che ora tutti vorrebbero stravolgere e riscrivere.

La mutazione genetica di Monti: salviamo gli esodati!

Tra coloro che stanno promettendo in queste ore di riaprire la partita delle pensioni c’è addirittura Mario Monti, che sembra aver subito una profonda mutazione genetica da quando ero a capo del governo a quando ha deciso di candidarsi.
“Non avrei preclusioni  – ha detto il professore nel salotto televisivo di Bruno Vespa – a modificare la riforma ma non vorrei attenuare l’equilibrio di finanza pubblica che porta nel lungo periodo, che è stata la mossa principale a tutela degli italiani”.
Monti quindi non sconfessa in toto il proprio operato ma ha capito che se vuole tirar su voti deve aprire alla possibilità di qualche modifica.
La sua promessa di risolvere la questione degli esodati ha dell’incredibile. Non ha saputo e non lo ha voluto fare in oltre un anno di governo ma lo promette ora che deve misurarsi col consenso elettorale.

Bersani pensa ad un sistema flessibile

Anche Pier Luigi Bersani ha già abbozzato qualche idea. Il suo cavallo di battaglia sono gli esodati, per i quali invoca soluzioni immediate e coperture finanziarie.
Il leader del Pd però è intervenuto anche sul tema dell’età pensionabile, promettendo interventi per arrivare ad un sistema previdenziale con più flessibilità in entrata e in uscita. Nessuna parola invece sul problema del blocco della rivalutazione annuale per le pensioni superiori tre volte la soglia minima, anch’esso entrato in vigore con la riforma Fornero e che ha tolto 1.135 euro a sei milioni di pensionati in due anni.
Su questo fronte si è speso invece un suo fedelissimo, l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano, secondo il quale con il Pd al governo il blocco sarà rimosso a partire dal 2013.
L’opinione di Nichi Vendola sulla materia è arci-nota, anche considerato che è uno dei promotori del referendum per l’abrogazione della riforma Fornero. Il leader di Sel forse si renderà conto che per tempi tecnici ci si impiega di meno a mettere mano alle pensioni salendo al governo piuttosto che raccogliendo firme.

Berlusconi: è difficile ma ci proviamo

Tra una panzana e l’altra Silvio Berlusconi ha dichiarato in una delle sue tante comparsate televisive di voler provare a rimettere mano alle pensioni. Il Presidentissimo ha però messo le mani avanti: “Non sarà facile intervenire ma si può fare qualcosa sull’età in cui si va in pensione. Non ho potuto procedere quando ero al governo perché la Lega aveva posto il veto”.
I pensionati se lo ricordano bene e si ricordano soprattutto che Berlusconi in realtà puntava ad innalzare ulteriormente l’età pensionabile e ad estendere il blocco della rivalutazione anche ai pensionati con i redditi più bassi. Ovvero il contrario di quello che promette oggi.

Meloni e tutti gli altri all’inseguimento. A Grillo interessano solo le pensioni d’oro

La più ispirata tra i leader dei partiti cosiddetti “minori” sembra essere Giorgia Meloni. Da settimane ripete in ogni occasione utile che bisogna sbloccare la rivalutazione delle pensioni da 1.400 euro e colpire quelle da 90mila euro al mese.
Più cattivo è Oscar Giannino per il quale “non sarebbe uno scandalo intervenire sulle pensioni alte erogate ancora col sistema retributivo, cioè gli assegni oltre 4.000 o 4.500 euro”.
Beppe Grillo invece ripropone come un mantra  il solo tema delle pensioni d’oro.
A scorrere il suo blog non c’è intervento (reddito di cittadinanza, sostegno a media-piccola impresa) che non possa essere finanziato con il risparmio derivante da un tetto sugli assegni previdenziali.
A tutto tondo infine l’intervento dell’ex pm Antonio Ingroia per il quale “il sistema pensionistico italiano è iniquo e va cambiato a partire dalla legge Fornero”. Il candidato premier di Rivoluzione Civile vola alto, forse troppo. “Quella dei pensionati – ha dichiarato – è una delle categorie più bistrattate ed è indispensabile cambiare il sistema anche con un braccio di ferro con l’Europa, puntando ad una ricontrattazione del fiscal compact”.
Queste fino ad oggi sono le promesse di chi si candida a governare il paese sul fronte delle pensioni. Tanti titoli ma impegni precisi pochi. Forse sarebbe bene che tutti considerassero che in Italia l’elettorato ultra 65enne ha un peso specifico notevole in grado di spostare equilibri e di ribaltare pronostici. E che a votare ci va eccome.

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