Quando il Pd fa il Pd, forza di sinistra

ROMA –  Il Pd fa il Pd. Fa quello che dovrebbe fare, sempre, un partito di sinistra. Quando c’è necessità di assumere responsabilità in prima persona lo si fa, senza prendere tempo,cercare scorciatoie, vie traverse. Certo si guarda al centro, se poi lo si ha in casa la situazione diventa più difficile, ma non si può consentire che situazioni già pericolanti si sfilaccino fino a sfibrarsi completamente. 

Dopo il risultato elettorale non solo il Pd ha corso un bel rischio, ma  anche l’Italia.. Le regole che assicurano  la società democratica sono state poste a dura prova , al limite del  botto. Da una parte Grillo con le sue offese, la sua volgare violenza, le parole di fuoco contro Bersani, dall’altra il famoso centro,  quello dell’innovatore Monti che nell’arco di qualche mese ha preso i peggiori vizi della vecchia politica. Tanto da candidarsi alla presidenza del Senato ignorando che  così avrebbe creato un ingorgo istituzionale degno di miglior causa. Avvenne dovuto lasciare la presidenza del Consiglio, un ministro, quello della Giustizia secondo le regole, avrebbe assunto l’interim. C’è voluto il Presidente della Repubblica per ricordare al bocconiano elementari principi  che regolano la vita e il funzionamento delle istituzioni.

Monti fa le bizze e vota scheda bianca

E lui ha fatto il dispetto, ha imposto al suo gruppo di votare scheda bianca. Grasso e Schifani , questo e quello  per me pari sono, sullo stesso piano. Si dice anche che abbia fatto delle avances al cavaliere in vista della elezioni del presidente della Repubblica. Il Pd, la coalizione di centrosinistra, Bersani hanno rischiato di arrivare fuori tempo massimo. Troppi se e troppi ma, troppi piani B e C, diamo a non diamo a Grillo una presidenza, Vendola lo ha proposto in extremis, quando la porta era già stata sbattuta in faccia più e più volte. E nel Pd ci si arrovellava per trovare la quadratura del cerchio. Grillo sì, Grillo no, fino all’ultimo soffio, insieme la “ sistemazione “ interna per le presidenze di Senato e Camera, piano A, piano B e cominciano a circolare dei nomi. Per carità di tutto rispetto,tanto di cappello. Facciamoli, tanto  hanno abbondantemente circolato fino a tarda ora della notte di venerdì. Addirittura in una delle tante trasmissioni televisive, non ricordiamo più bene quale , presente l’immancabile Mieli, oracolo della politica italiana, lui, l’oracolo e altri oracoli più piccoli, li davano per certi. Finocchiaro al Senato e Franceschini alla Camera. Però se Monti ci ripensava e rispondeva positivamente a Bersani che gli avrebbe chiesto di indicarli un nome diverso dal suo sin poteva discutere. E si parlava di  Dallai, ex presidente della provincia di Trento, ex Margherita, ex qualche altra cosa.

Come nascono le candidature di Boldrini e Grasso

 E dal momento che Matteo Orfini, della segreteria del Pd, uno dei “ giovani turchi” come vengono definiti  alcuni esponenti della segreteria, a partire da Fassina, ed altri dirigenti di primo piano, diceva che forse la discussione era aperta e che bisognava pensare a personalità che dessero il segno dell’innovazione, del cambiamento richiamato da Bersani per tutta la campagna  elettorale veniva quasi sfottuto. Arguti giornalisti dicevano che era la “ solita sinistra” del partito, che ci voleva ben altro. Certo anche i “renziani” avrebbero gradito un segnale di cambiamento, una apertura a nuove figura.  Non c’è dubbio che un ruolo importante l’abbia avuto la sinistra del partito che evidentemente conta, ha una sua forza, ha sostenuto e sostiene il segretario. E quando Bersani ha avanzato la proposta , Laura Boldrini, eletta nelle liste di Sel a presidente della Camera, Pietro Grasso,eletto nelle liste del Pd, a presidente del Senato, l’assemblea dei parlamentari ha risposto con un grande applauso.

L’applauso dei parlamentari alla proposta avanzata da Bersani

Liberatorio, da una situazione che si stava aggrovigliando e che  face perdere credibilità. Autorevolezza alla coalizione di centrosinistra, in particolare al Pd e ai suoi alleati. Il Senato e la Camera  si imbiancavano nella prima giornata di votazioni. Certo non era la prima volta che avveniva. Non sempre le presidenze venivano elette al primo colpo. Ma era la prima volta che si assisteva ad uno spettacolo deprimete, una specie di congelamento di Senato e Camera, messi nel freezer, in attesa di riunioni convocate e poi convocate. In questo clima anche se qualche grillino aveva voglia di rompere le righe e non sottostare agli ordini impartiti dai due caporali di Grillo, Crimi e Lombardi, quella del fascismo buono che alle origini difendeva lo stato e le famiglie, non trovava certo alcun stimolo. E ora che un gruppetto ndi grillino ha votato per Grasso il capo ha chiesto loro di confessare il delitto e poi  di trarne le conseguenze Anzi il vecchio appariva ancora più vecchio di quanto non fosse. A noi, lo diciamo francamente, non sembrava qualcosa di sinistra, come una volta disse Moretti. Ma, c’è sempre un ma. Il Pd, ancora sotto l’effetto della sconfitta dopo una vittoria annunciata che non è mai venuta, ha dato un segno di vitalità, forse inaspettata viste le descrizioni che il 99% della stampa italiana, compreso il giornale Europa che fa capo al Pd stesso , buono per le rassegne stampa, hanno fatto dei Democratici.

Dal Pd un segnale di cambiamento, un atto di rottura e di innovazione

Invece da questo partito è venuto un atto importante, un segnale di rottura con un passato recente di tentennamenti  ,  di una sorta di cerchiobottismo. So è sentita improvvisamente una ventata di aria nuova. Del resto a ben riflettere, non poteva che essere così. Altrimenti l’aver portato il 40% di donne  e tanti giovani in Parlamento avrebbe perso significato. Si poteva chiedere se riavete portati, addirittura con le primarie, perché non li usate, perché li tenete ai margini?   Un partito di sinistra non poteva ulteriormente tergiversare, prendere tempo,, assistere passivamente , come un pugile intontito dai pugni dell’avversario, alla decadenza del Paese, ad una crisi economica terrificante, quattro anni di recessione, alla rabbia , alla disperazione  di tanta gente, giovami, donne, pensionati, esodati. Forse nella non vittoria il Pd  può ritrova la sua vera identità. Di sinistra Ora cosa accade? E il governo del Paese? La strada  non è certo spianata. Ma una luce in fondo al tunnel immagine che oiacve tanto a Monti, la si può vedere. Il che non è poco. Anche per il futuro, quale sia.

Condividi sui social

Articoli correlati