Cambiare Roma guardando all’Europa

ROMA –  L’Europa guarda al voto di Roma, delle grandi  e delle piccole città, di tanti paesi sparsi i n tutta Italia  per avere un quadro più chiaro della situazione politica del nostro paese. Il voto dei cittadini, anche se parziale, circa il 7% della popolazione, è forse più indicativo di dichiarazioni e interviste rilasciate da esponenti dei partiti, da uomini di governo. 

E’ vero che nel voto amministrativo contano molto i problemi locali, del territorio in cui  l’elettore vive. Ma lo è altrettanto  che da molti anni ogni nostro problema grande e piccolo viene fatto risalire all’Europa. Anche la fontanella che non funziona.  Un ritornello, “ l’Europa non lo vuole”,  è  risuonato e risuona praticamente ogni giorno. Si è cominciato  a prendere confidenza con i nomi di chi dirige le strutture decisionali della Unione europea, a volte impronunciabili, ma ben presenti. Ha cominciato Berlusconi firmando una lettera di intenti che  imponeva all’Italia gravosi impegni per recuperare un pauroso deficiti di bilancio. Ha proseguito il governo dei tecnici, che di tecnico aveva ben poco visti gli svarioni commessi nel campo della politiche sociali, del lavoro e non solo. Monti aveva posto a base del suo governo tre parole: rigore, uguaglianza , crescita. Le ultime due le ha dimenticate e si è visto quale sia stato l’effetto sul voto degli italiani.

Berlusconi punta alla Capitale per rientrare nella Ue

 Ora è Roma che chiama l’Europa e chiede  un cambio di marcia nella politica della Ue, il lavoro per i giovani, la crescita, ma anche profondi mutamenti negli assetti istituzionali, una Europa degli Stati e dei cittadini  con un ruolo determinante del Parlamento europeo, l’elezione diretta del presidente della Commissione.  Enrico Letta, appena eletto presidente del Consiglio, ha iniziato un tour incontrando i leader di diversi paesi, a partire da Anghela Merkel,  al vertice di tenuto a  Bruxelles, ha ottenuto impegni per quanto riguarda  proprio un  problema di grande importanza, porre al centro del Consiglio della Ue di giugno la questione  del lavoro. Con Hollande c’è sintonia anche sui problemi istituzionali. Tutto bene? Proprio no.  Sul collo dell’Italia c’è una mannaia, il manovratore si chiama Silvio Berlusconi che minaccia un giorno sì e un giorno no di far cadere il governo, vuole tenere in mano il pallino, le redini dell’esecutivo. Certo le forze europee, quelle che si richiamano al Partito socialista, i progressisti, impegnate in una battaglia di rinnovamento, una vera unità europea, guardano con sospetto al cavaliere, ai suoi movimenti. Ma anche nel blocco  dei Popolari di cui il Pdl fa parte, Berlusconi non è proprio ben visto. Tutti ricorderanno quella riunione quando il Ppe scelse Monti come suo interlocutore e mandò a bagnomaria il cavaliere.  

Il voto nella Capitale  una cartina di tornasole

Il voto a Roma nelle capitali europee viene visto come una cartina di tornasole, un termometro per misurare la temperatura italiana. Proprio nella capitale il Pdl ha dato il peggio di sé. Al Comune si sono cimentati in questi cinque, pesanti anni, ex picchiatori fascisti, ex missini adusi al saluto romani. Qui si è annidata la clientela, la corruzione, parenti e amici sono stati insediati nei gangli nevralgici della amministrazione comunale e nelle aziende  che dovrebbero garantire i servizi dei cittadini.  Anche le pulsioni antieuropee, il populismo , la demagogia di Grillo, sono un ingrediente  di queste elezioni. Segnare dei punti nella Capitale avrebbe riflessi negativi di non poco conto nell’intero panorama europeo in cui forze eversive, ovunque collocate, scendono in campo , si organizzano, stanno avendo risultati clamorosi in diverse elezioni, pensiamo alla stessa Inghilterra per non parlare della Grecia. Vincere a Roma , con la candidatura di Ignazio Marino, cosa possibile, sarebbe una iniezione di fiducia per il centrosinistra, per il Pd che si avvia ad un congresso molto difficile,  un alt perentorio ai ricatti e alle minacce di Berlusconi che sta rendendo sempre più difficile la navigazione del governo. La sua mira è quella di staccare la spina appena possibile, tornare a votare con il “porcellum”, candidarsi ancora una volta a presidente. La nostra  credibilità in Europa tornerebbe sotto zero, proprio mentre c’è bisogno dell’Italia migliore per contribuire al salto di qualità delle politiche del vecchio continente.

Condividi sui social

Articoli correlati