Grillo perde i pezzi

ROMA – Grillo perde pezzi. Ormai è cosa risaputa che due esponenti del Movimento 5 Stelle, Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, hanno voltato le spalle ai colleghi grillini per unirsi al Gruppo Misto. Insomma, il sogno di quel movimento che voleva cambiare il Paese inizia un po’ a sgretolarsi, tant’è che le pulsioni contrastanti al suo interno si intensificano.

D’altra parte “tutto il mondo è paese”, e tutto può mutare anche in quel mondo fatto di politici “benpensanti”, portatori di idee e di novità che avrebbero cambiato il mondo con il solo schiocco delle dita. E infatti s’è visto quanto sono cambiate le cose. Avessero avuto un po’ di “savoir faire” questi grillini avrebbero capito che gli equilibri dentro le istituzioni sono ben altra cosa rispetto alle piazze affollate e chissà, probabilmente, si sarebbe potuto evitare questo vergognoso inciucio che sa di niente.

I due deputati “traditori” – secondo i loro colleghi del movimento – sarebbero passati ad ‘altre sponde’ per una mera questione di denaro. Di certo, 20mila euro al mese fanno gola a tutti, specie in questi tempi di magra ed è questa – asseriscono i militanti del M5S –  la vera motivazione  di questa improvvisa fuga. Un episodio che tra l’altro ha fatto scattare l’ira dei simpatizzanti che hanno duramente attaccato i due deputati, inondando i loro profili Facebook di messaggi di sdegno e contrarietà. Tuttavia,  Furnari e Labriola, smentiscono questa tesi e tirano in ballo la vicenda dell’Ilva di Taranto come una delle cause principali della loro decisione, a fronte delle mancate politiche del M5S proprio sulla martoriata cittadina pugliese, “a cui il Movimento stesso ha voltato le spalle”.
Ma non sarebbe solo questa la motivazione dei due “dissidenti”. Ad aggravare il loro malessere – come precisano in una nota – ci sarebbero alcune decisioni calate dall’alto che “di fatto hanno spezzato quel legame di fiducia  che li univa ad un sogno oramai trasformatosi in altro. E non solo, visto che i due sottolineano che “l’istituzione in cui si è trasformato (il movimento ndr) è a nostro avviso incapace di sopravvivere alla disorganizzazione imperante al suo interno”.  Insomma, detta così sembrerebbe una vera e propria fuga da Alcatraz.

Così  da una parte ecco i due dissidenti, dall’altra i simpatizzanti delusi e incazzati e al centro un Beppe Grillo che dovrebbe tirare la somma in questo burrascoso fine settimana. Una prospettiva davvero ‘confortante’.
Il comico, dal canto suo,  reduce ieri da una forte contestazione a Pomezia, oggi è tornato ad affilare  le unghie e dal suo blog ha lanciato perentori attacchi: “il Parlamento, luogo centrale della nostra democrazia, è stato spossessato dal suo ruolo di voce dei cittadini. Ed ora  emette sussurri, rantoli, gemiti come un corpo in agonia che sono raccolti da volenterosi giornalisti per il gossip quotidiano”. 
E poi, solo per riportare alcuni passaggi: “Il Parlamento potrebbe chiudere domani, nessuno se accorgerebbe. È un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba maleodorante della Seconda Repubblica. O lo seppelliamo o lo rifondiamo. La scatola di tonno è vuota. Ripeto: la scatola di tonno è vuota”.
Peccato che in quella scatola ci siano anche i suoi deputati, perfino quelli che adesso additano come i traditori dell’ultima ora.  Invece, secondo Grillo, non è così tanto che i ‘suoi’ “parlamentari sono stati messi in un angolo”. Forse sarebbe meglio dire che anche i grillini con le loro verità in tasca si sono adoperati fin troppo bene sotto la sua regia, isolandosi dal confronto, facendo spesso di tutta l’erba un fascio, sbattendo le porte in faccia a destra e manca e, ahimè, pensando troppo spesso di essere meglio di tutti gli altri, a prescindere. Ambizione sfrenata? Può darsi, di certo, caro Grillo, non si può avere il 100% del parlamento in mano, sarebbe la vittoria del pensiero unico, e non si può chiedere a tutti i componenti di un gruppo parlamentare di essere dei soldatini ubbidienti fissando regole che di fatto privano della libertà di esprimere il proprio pensiero. Così si finisce per perdere i pezzi.

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