Pd . Il Congresso può partire. Forse

ROMA – Il Pd ci riprova a definire-  modalità, regole e anche la data del Congresso, l’8 dicembre che era tornata in discussione a conclusione della assemblea plenaria, quella del flop clamoroso. “ Un dibattito indegno” aveva detto Guglielmo Epifani.

E il ministro dell’’Istruzione, Maria Chiara Carrozza,era andata anche più in là: “Dal Pd – afferma- è arrivata una immagine terrificante,brutta, ci vorranno mesi di lavoro per recuperare questa situazione disastrosa”. Pare che questo recupero sia iniziato. Il pomo della discordia, l’automatismo fra segretario e candidato premier , pare superato. Qualcuno, con l’ottimismo della volontà, richiama la splendida poesia che Pascoli scrisse nel 1829, “ La quiete dopo la tempesta”. “Il grande poeta non poteva prevedere che i suoi versi finissero in bocca ad esponenti del Pd, ma danno perfettamente il senso della situazione che viene vissuta nel partito. Hanno rincuorato iscritti e militanti, rimasti basiti da una Assemblea, un organismo di partito, l’unico che può modificare lo Statuto, in cui se ne sono viste di tutti i colori. Dichiarazioni, controdichiarazioni trabocchetti, trappole, trappoloni. 

Commisione ad oltranza. Via l’automatismo fra segretario e candidato premier

Poi il sereno, la commissione che lavora e trova una intesa per modificare l’ articolo che riguarda la coincidenza fra candidato segretario e candidato premier. Una norma che fa drizzare i capelli e che può essere stata scritta in un momento di euforia da alcol ed approvata da delegati molto< distratti o talmente inquadrati nelle<correnti  che hanno fatto a meno di pensare. Può accadere che si elegga il segretario e si vada al voto dopo tre o quattro anni, in uno scenario completamente diverso. Ma il candidato premier c’è già. E’ il segretario, dice lo Statuto. E pensare che si era addirittura fatta una eccezione per far partecipare Matteo Renzi alle primarie poi perdute a fronte di Bersani, il segretario.  Tutto dimenticato. E questo problema diventa il centro dello scontro fra i renziani, con l’arrivo di truppe veltroniane,l’arruolamento di Franceschini. Rosy Bindi prende la cosa nelle mani, dichiara una sorta  di guerra santa di cui diventa l’eroina.  A sostegno di questa tesi se ne sentono delle belle, sciocchezze a gogò. Una pronunciata  da un esponente di primo piano, navigato. Dice: “ Il segretario del partito ha ben poco da fare, partecipa alle feste,tiene comizi.  Se non fa  il premier che segretario è.” Pensiamo ad alcuni segretari del Pci, per non scomodare quelli del Pds, Ds, Pd. Pensiamo a Togliatti, Longo, Berlinguer. Davvero  partecipavano solo alla feste e svolgevano ruoli organizzativi?  Comunque l’Assemblea sembra concludersi positivamente, con un documento che indicava la modifica dell’articolo 3 dello statuto, la pietra dello scandalo,  in modo che anche altri candidati potessero aggiungersi al segretario del partito. Poi le regole, le date, i congressi dei circoli, quello nazionale l’8 dicembre. 

 

Alla ricerca di chi aveva fatto saltare gli accordi. Bersani: ne ho già passate 101

Ma quando si arriva al voto sarebbe stato necessario rispettare l’intesa raggiunta altrimenti si rischiava di non raggiungere il numero legale.  Seguendo , per quanto possibile l’andamento della assemblea si era capito che i bindiani e le rime:i veltroniani, con aggiunti quelli di Civati non intendevano accettare le proposte della Commissione ristretta. Invece poi si è aperta una campagna  per trovare l’assassino che a pare nostro era ben noto e  Bersani  viene accusato di voler rinviare il congresso. L’ex segretario risponde per le rime. “ Nei ho già passate 101, vorrei risparmiarmi la 102esima”. Il richiamo ai franchi tiratori è chiaro. E’ questa atmosfera, non idilliaca, che si muove Epifani che non si è perso d’animo. A Porta a Porta ha confermato che non si candida a segretario, si considera super partes, il suo compito è “traghettare” il partito verso lidi migliori. Fa sapere che sondaggi interbi lo darebbero secondo dopo Renzi. 

La certezza di Epifani che il congresso parte. L’8 settembre non si tocca

 

  L’8 settembre non si tocca. La commissione che sta lavorando in vista della direzione di venerdì conferma la data. Ripristina le proposte che non era stato possibile approvare in Assemblea. Serve un marchingegno perché la direzione non può modificare lo Statuto e,udite, udite, neppure il Congresso. Epifani aveva lanciato una proposta molto semplice: siano i candidati segretari a impegnarsi davanti alla Direzione, chiunque vinca a convocare le primarie per  il candidato premier, eliminando di fatto l’automatismo segretario-premier. La prima riunione della Assemblea approverà la necessaria modifica dello Statuto. Alla direzione  verrà presentato un calendario dei congressi territoriali.  A sostegno dei candidati liste uniche e tesseramento aperto fino al giorno del voto. Verrà elaborata una bozza di codice etico che i candidati devono rispettare. Insomma tutto ciò che è normalità quando si organizza il Congresso. La Commisio9ne lavorerà ad oltranza ed entro giovedì consegnerà la proposta a Guglielmo Epifani., ai vicepresidenti della Assemblea, Marina Sereni e Ivan Scalfarotto. Il segretario è certo che questa volta non ci saranno sorprese. Ma usare la parola “ forse” non guasta. Non solo. La soluzione che si va prospettando è positiva ma dà il segno dello stato non proprio brillante del partito. Per arrivare a proposte che sono solo di buon senso, per tutte il fatto che alla primarie per il premier possa partecipare anche chi non è il segretario sono trascorsi diversi mesi. Il Pd è rimasto paralizzato, data del congresso e regole,interviste, scontri, all’ordine del giorno. Bastava  un giorno. In un paese normale, in un partito normale. 

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