La “sinistra” disillusa e smarrita

ROMA – Ma cosa succede alla sinistra mondiale? Perché appare ovunque così fragile, timida, incapace di presentare la benché minima proposta politica e spesso, spiace dirlo, marcatamente di destra?

Una spiegazione, sempre la stessa, a dire il vero ci sarebbe: si chiama “Terza via” e ha una precisa collocazione storica e geografica: gli Stati Uniti di Clinton e la Gran Bretagna di Blair. L’attuale disastro, infatti, è figlio di quella drammatica stagione che attraversò gli anni Novanta, quando le sinistre mondiali, in molti casi scosse dal crollo del Muro di Berlino e bisognose di ripensarsi e riorganizzarsi radicalmente, furono attratte dai lustrini di questo mirabolante progetto di rinnovamento che prevedeva (e purtroppo prevede tuttora) un totale mutamento di orizzonte e linguaggio. Basta confrontarsi con i sindacati, basta parlare di operai, basta porre al centro della propria azione politica i deboli, gli ultimi e coloro che da soli non ce la fanno! Viva il libero mercato, viva i partiti “liquidi” e “leggeri” che meglio si adattano a una società oramai priva di punti di riferimento e viva le leadership carismatiche, più intelligibili per un popolo oramai trasformato in “pubblico”!

La “ terza via “ di Blair e Clinton  un modello che non poteva funzionare

Queste, per grandi linee, sono state le caratteristiche principali della “Terza via”: un modello che non poteva funzionare, e difatti non ha funzionato, per il semplice motivo che anziché contrastare la scomparsa delle ideologie e la deriva verso una politica priva di passioni e sentimenti, ha pensato bene di farsene paladina e presentarla come “il migliore dei mondi possibili”, la soluzione ideale, la svolta e lo sguardo al futuro che i progressisti attendevano da tempo. Uno shock salutare, insomma, duro ma senz’altro positivo che avrebbe reso la sinistra finalmente competitiva pure in paesi come l’Italia nei quali era stata quasi sempre all’opposizione.

C’era solo un piccolo obolo da pagare: smettere di essere compiutamente di sinistra. E dunque, come detto, basta con i lavoratori, basta con l’equità, basta con i diritti e basta anche con la difesa a spada tratta della Costituzione nata dalla Resistenza perché oggettivamente, pur essendo la Carta più bella del mondo e avendo fortissime venature liberali, essa ha un grave difetto: si oppone al liberismo e ai predoni della finanza speculativa, pone il lavoro come fondamento della Repubblica e della stessa convivenza democratica, tutela le idee di tutti, garantisce rappresentanza politica e parlamentare anche a chi esprime opinioni minoritarie e ripudia qualsiasi forma di guerra e dittatura. In poche parole, un mostro da abbattere per chi, invece, in trent’anni di strapotere liberista, ha delineato una società squassata dalle disuguaglianze, in cui i lavoratori sono considerati alla stregua di schiavi moderni e i sindacati fastidiosi oppositori del “disegno supremo” da neutralizzare a loro volta, la libertà d’informazione è vista come il fumo negli occhi e la politica, quella vera, che muove passioni e anima idee, è ritenuta il vero nemico da abbattere da poteri che non vogliono su di sé alcun controllo o interferenza.

 

 

Obama al centro dello scandalo legato allo spionaggio

Le brillanti conseguenze di questa catastrofe sono sotto gli occhi di tutti Negli Stati uniti, un Presidente eletto con la speranza che fosse il nuovo Kennedy, il Roosevelt degli anni Duemila e il prosecutore delle battaglie per i diritti delle minoranze di Martin Luther King, pur non avendo governato poi così male, si trova oggi al centro di uno scandalo legato allo spionaggio di proporzioni planetarie; il che c’entra poco con il liberismo economico in sé e per sé ma la dice lunga su una certa idea di politica, di società e di potere.

Hollande risulta spesso molto ambiguo

In Francia, un Presidente acclamato come il nuovo Mitterand, oltre a governare male e a risultare spesso ambiguo, si è reso protagonista, per opera del ministro degli Interni Valls, dell’espulsione di due ragazzi irregolari che speravano di trovare comprensione e accoglienza nella Patria della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza e, invece, si sono trovati a dover fare i conti con una sinistra che, pur di recuperare consensi in vista delle Europee, è disposta a inseguire Marine Le Pen sul suo pericolosissimo terreno.

La Spd un partito socialdemocratico irriconoscibile

In Germania, l’SPD ha da poco perso sonoramente le elezioni, condannandosi a far parte di un governo di larghe intese che continuerà a far crescere nei sondaggi la CDU della Merkel e a penalizzare un partito socialdemocratico oramai irriconoscibile, talmente spostato a destra da far dire a molti commentatori internazionali che, per sperare in un minimo di uguaglianza e tutela dei diritti dei più deboli, conviene nettamente sostenere la Cancelliera, la quale, non a caso, è stata riconfermata con un plebiscito.

La “ sinestra” italiana , copia malriuscita della destra

E l’Italia? Sul caso italiano diciamo che, per carità di patria, sarebbe opportuno sorvolare, limitandoci a far presente che quando al messaggio di Bergoglio si preferisce quello di un certo mondo dell’imprenditoria e della finanza, che nulla ha a che vedere con lo straordinario messaggio solidale olivettiano, al massimo si è di “sinestra”: una sinistra finta, annacquata, priva di profondità, per lo più vuota e senza contenuti, o meglio: con contenuti che non hanno niente di rivoluzionario, se non la forma con cui vengono presentati, e che rinchiudono ancora di più un’intera area politica nella gabbia di una copia mal riuscita della destra e, a tratti, ugualmente cinica e feroce.

Per dirla con gli studenti francesi scesi in piazza contro il ministro Valls: “Non abbiamo mandato via Sarkozy per avere un sosia”. Nemmeno noi abbiamo mandato via Berlusconi per avere tanti piccoli berluschini, cui il berlusconismo va più che bene sia sul piano culturale sia dal punto di vista politico.

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