Un paese diviso su tutto, senza bussola, senza meta

ROMA – Le notizie si rincorrono, una dopo l’altra  costituiscono un grande mosaico che rappresenta lo stato del Paese. Con una differenza, nei mosaici ben riusciti gli incastri sono perfetti, nel “quadro Italia” chiamiamolo così, niente sembra essere al posto giusto.

Giri e rigiri i tasselli non si incastrano l’uno nell’altri e danno l’idea di una Italia che vaga, senza sapere verso dove, la meta non si intravede. E’ impressionante accorpare le notizie che costituiscono la  giornata politica. Camera e Senato, fino alla Presidenza della Repubblica, spesso una voce nel deserto, le forze politiche che si guardano in cagnesco, non parliamo di quello che combinano i partiti al loro interno tanto che viene da chiedersi  se esistono ancora. O meglio quanti sono perché quelli che si sono presentati alle elezioni sono solo la punta dell’iceberg. 

Un quadro impressionante  che riguarda politica, economia, istituzioni 

Viene da chiedersi quanti Pdl, quanti  Pd si muovono sulla scena. Non pensiamo che i  piccoletti stiano a guardare Anzi più minimi sono più si dividono, si riproducono. Vedi Scelta civica, Udc, non parliamo di Futuro e libertà, quasi scomparsi, lo dice lo stesso Fini. E la Lega? Addirittira si vuole ricandidare segretario il vecchio Bossi, pieno di acciacchi ma tenacemente sulla breccia. Perlomeno ci prova. Non è immune da vizi Sel, con Vendola che deve guardarsi di ciò che s muove alla sua sinistra. Poca cosa, ma  uno zero virgola non si nega a nessuno.  Ci sono anche i radicali, fanno un congresso, nessuno li segue, si contano sulle dita di una mano, Pannella continua a dettar legge. Riesce perfino a convincere Berlusconi a firmare i referendum  sulla giustizia, quella che a lui fa comodo. Per ultimi i Cinque stelle. Grillo non si nasconde più. Guai guardare a sinistra. Gli immigrati?  Meglio lasciarli a cuocere nel loro brodo, abolire il reato di clandestinità? Ci farebbe  perdere tanti voti. Quindi barra verso destra e Casaleggio si racconta abbia incontrato esponenti del partito di estrema destra francese, quello guidato dalla Le Pen in continuità con l’anziano padre, esponente della reazione, amico dei peggiori tiranni che hanno praticato le strade del mondo. Poi ci si mette anche l’Europa, i Commissari ci bacchettano.  Il numero magico è il 3, percentuale che segna l rapporto fra deficit e Pil che non si può superare pena disastri economici e sociali, come se ora tutto andasse per il meglio. E si apre una disputa che vede impegnati in dichiarazioni e comunicati ministri, Istat, commissari europei.  

Saccomanni vede roseo, l’Istat grigio, la Ue si barcamena

Saccomanni, il ministro che tiene le redini dell’economia, vede quasi roseo, l’Istat grigio e l’Europa si barcamena. La ripresa ci sarà,ma per quanto riguarda l’Italia c’è un po’, un bel po’, di ritardo. La legge di stabilità che ognuno tira dove più gli è comodo attende il responso europeo. Viene strapazzata da ogni parte. La sensazione che in questa fase interessi poco per quanto riguarda  reali contenuti.  PerBerlusconi e  la “banda bassotti”, i falchi, i lealisti, le vestali, serve per  lo scontro interno.  Alfano è sotto tiro. Con lui i ministri governisti, o meglio “ innovatori” che se cade Letta, Enrico, cadono anche loro. Guardiamo le notizie, un mosaico disastrato. Alfano incontra il pregiudicato ed esce gongolante,pace fatta, il governo non cade, resto al mio posto. Certo ci vogliono le  primarie per decidere il nostro candidato  premier, |Comunque noi n Forza Italia avremmo un ruolo determinante. Arriva l’avversario, Fitto. Ma  quale pace. Chi ha detto che il governo è al sicuro, che Berlusconi  se ne fa garante. Certo se la legge di stabilità viene buttata, se il 27 il Pd non vota la decadenza da senatore di Berlusconi, se Forza Italia è “cosa nostra”, la battuta è venuta spontanea, il governo va avanti

Il pregiudicato vuole la grazia  da Napolitano

In effetti le moine del pregiudicato hanno una spiegazione che arriva con una notizia. Il cavaliere dice: “Napolitano è ancora in tempo per darmi la grazia”. Nel frattempo la ministra  Cancellieri si presenta alla Camera e al  Senato, si dice  rammaricata di  quella telefonata alla sua amica della famiglia Ligresti in cui dice di essere a disposizione.  Resta il Pd. Impegnato in un congresso che non è un congresso ma un seggio elettorale. Nei circoli, sezioni una volta si discute il minimo indispensabile, quasi uno sfizio dei vecchi, ex comunisti.  Già che ci siamo qualche mazzetto di tessere in più non guasta. Sono talmente bravi, o meglio masochisti, che  danno ai media, su un piatto d’argento, la possibilità di trasformare un avvenimento così importante, unico partito che fa congressi, in un gigantesco puttanaio, una stampatrice di tessere.  Certo  che ci sono episodi di corruzione. Se ne occuperanno gli organismi preposti.

Cuperlo  al primo posto fra gli iscritti Pd. I renziani non ci stanno

Ma così facendo si perde il senso politico della  fase che sta vivendo il più grande partito italiano. I voti degli iscritti, a parer nostro gli unici che dovrebbero decidere chi è l loro segretario, segnano  il sorpasso di Cuperlo nei confronti di Renzi. Così perlomeno afferma il Comitato che sostiene l’ex  segretario dei giovani comunisti. Ma  la partita non finisce qui.  L’8 dicembre  voteranno  tutti i cittadini che lo vogliono anche se non hanno mai messo piede in un circolo. Un altro incastro del mosaico che non regge. Infine, torna in campo, Bersani. A gamba tesa, cartellino rosso in una partita di calcio. “Il governo – dice – non fa ripartire il Paese”. 

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