Condoni fiscali una vergogna

 

ROMA – Nessuna giustificazione può portare il ritorno a condoni fiscali e tanto meno penali. Quello che era sbagliato perché lo faceva la destra non diventa giusto perché lo fa un Governo a partecipazione Pd.

1)Nella ricerca ossessiva di risorse per centrare l’obiettivo del deficit pubblico entro il 3 % il Governo ha concesso un condono ai concessionari dei videogiochi. Queste macchine, circa 300.000, dovevano essere collegate al sistema informatico del Ministero per controllarle e per garantire il pagamento delle tasse dovute. Questo non è avvenuto per lunghi periodi, contrariamente a quanto previsto dalle convenzioni stipulate con i 10 concessionari. Dopo un’indagine accurata la Corte dei Conti condannò i concessionari a pagare 2 miliardi e 800 milioni di euro, concedendo un enorme sconto rispetto ai conteggi degli inquirenti. Il dato positivo è che i concessionari sono stati comunque condannati a pagare una cifra non disprezzabile. 

Purtroppo il Governo ha ridotto la penale a carico dei consessionari al 20 %, solo 600 milioni. Perché ? Per incassare in fretta. ? Eppure c’è una sentenza e i soldi prima o poi sarebbero arrivati. Del resto basta minacciare di fare saltare le concessioni. Va aggiunto che parte dei concessionari, in particolare quelli quotati in borsa, aveva già accantonato risorse per il pagamento della penale. Tranne uno che è coinvolto in inchieste ben più gravi. Non si tratta solo un condono ma di un favore vero e proprio a chi ha frodato lo Stato, malgrado una sentenza della Corte dei Conti. Eppure la sfrontatezza di alcuni concessionari è arrivata a fare a pernacchie anche a questo condono a prezzi da saldo. 

Questo condono è una scelta incomprensibile sotto il profilo dei conti pubblici, perché lo Stato ci rimette l’80 % ed è eticamente un errore, almeno per quella parte del Governo che era stata contraria ad altri condoni precedenti.

2)Altro episodio, più grave, è quanto si sta delineando per i capitali italiani esportati illegalmente all’estero. Anche in questo caso la motivazione è fare cassa.

Rcordiamo lo scudo fiscale che ha portato nelle casse dello Stato la ridicola cifra di 5,5 miliardi di euro contro i 105 miliardi di euro circa rientrati, o ripuliti, senza alcuna conseguenza penale. Un condono tombale convenientissimo voluto da Berlusconi e Tremonti. 

 

Per di più non risulta che l’Agenzia delle Entrate abbia operato per il rientro dell’Iva evasa, a torto condonata nell’ambito dello scudo fiscale, perchè essendo tributo europeo è stata messa in mora da parte della UE. Infatti l’Ue ha contestato il condono tombale per la parte Iva, che Tremonti aveva aggiunto come sovrappiù, chiedendo all’Italia di recuperare le somme evase. 

Per farla breve l’Agenzia delle Entrate non ha fatto nulla per rientrare dell’Iva evasa e tutto è rimasto così, facendo scivolare anche l’Iva evasa verso la prescrizione. Malgrado l’enorme convenienza dello scudo fiscale molti capitali italiani esportati illegalmente sono rimasti all’estero, o ci sono andati successivamente. 

 

Per questo sono in corso trattative con gli “Stati rifugio” come la Svizzera per superare l’anonimato e questo sta mettendo sotto pressione chi ha portato soldi all’estero che teme di venire scoperto. Da qui è iniziato un lavorio, pudicamente indicato come richieste dei “professionisti”, per trovare il modo per fare rientrare i capitali dall’estero senza troppi danni. La prima notizia è arrivata da un convegno presso l’Università di Pavia dove Tremonti, non più Ministro, e il direttore dell’Agenzia delle Entrate hanno presentato un’ipotesi di rientro spontaneo dei capitali evasi. Come sia possibile questo apparente miracolo è presto detto. 

Agli evasori che riporteranno in Italia i capitali illegalmente esportati viene promesso che pagheranno le tasse solo sul presunto guadagno dell’impiego di questi capitali e per di più pagando una sanzione pari alla metà del minimo. La convenienza comincia ad essere interessante per gli evasori perché non verrebbero pagate le tasse sull’evasione compiuta, ad esempio sull’Iva evasa, ma solo sul guadagno presunto dell’impiego dei capitali evasi. Eppure se qualcuno ha portato fuori dall’Italia dei soldi da qualche parte li ha sottratti e quindi presumibilmente non ha pagato le tasse dovute, ha falsificato bilanci, ha evaso Iva, ha lavorato in nero, ecc. Altrimenti il giochetto avrebbe potuto essere scoperto. 

 

In più viene promessa agli evasori una sanzione pari alla metà del minimo. Perché ? Ci si richiama ad un lontano dispositivo del 1997, ma è almeno dubbio che sia applicabile a questi casi. Poi chi decide chi merita lo sconto ? Per farla breve secondo calcoli di 24 Ore su 100.000 euro esportati illegalmente ci sarebbero da pagare poco più di 1200 euro. Una manna, meno dello scudo fiscale. Se i quattrini fossero restati in Italia le cifre sarebbero state ben diverse.  Purtroppo gli evasori sono sospettosi e vogliono più garanzie. L’Europa potrebbe sempre chiedere l’accertamento dell’evasione dell’Iva e poi c’è lo scoglio del reato penale, che soprattutto per cifre ingenti e non rientranti nello scudo fiscale potrebbero diventare un problema serio, visto che il rientro dei capitali è in sostanza un’autodenuncia, a cui potrebbe seguire l’incriminazione. 

 

Al Ministero dell’Economia qualcuno sta studiando come offrire agli evasori anche la garanzia di modificare le leggi penali. E’ sperabile che Letta e Saccomanni ci pensino bene. Non c’è urgenza finanziaria che giustifichi condoni di questo tipo. La questione prima che finanziaria è etica e riguarda la correttezza nei rapporti con i contribuenti onesti. Compromettere la fiducia dei cittadini nel sistema fiscale rischia di costare molto di più. I condoni promettono futura evasione. I sacrifici richiesti ai cittadini obbligano tutti alla trasparenza, a comportamenti coerenti. Non si può consentire che chi ha sottratto risorse al paese riesca a farla franca, per di più pagando cifre irrisorie ed evitando le conseguenze penali.

Altri paesi hanno risolto in ben altro modo questo problema. Liste sospette sono state trovate anche dai servizi segreti di altri paesi (vedi Germania) e hanno consentito di mettere sotto torchio gli esportatori di capitali. L’auspicio è che il Governo ci ripensi e il Ministro Saccomanni la smetta di inserire nei suoi conti, come sta facendo, entrate a titolo di condono agli esportatori di capitali all’estero.

 

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