Alle origini del Porcellum. Ecco i colpevoli di una legge che ha devastato l’Italia

Il tanto peggio tanto meglio premia solo i populisti       

ROMA – Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha finalmente cancellato il Porcellum, i movimenti populisti, che pure da quella legge elettorale hanno avuto più che un giovamento portando sugli scranni parlamentari uomini fedeli alla causa, lanciano l’assalto alla diligenza, parlando di illegittimità per i ‘nominati’ senza, però tener conto dell’appendice alla Sentenza che ci dice che la “Sentenza non è destinata ad avere effetti sugli attuali parlamentari, ma che sarà cogente solo dopo la pubblicazione delle motivazioni e vengono fatti salvi gli effetti di legge per il passato”. 

Queste poche parole danno respiro alla piena legittimità delle Camere. Non siamo tra coloro che promuovono il disfacimento della Nazione a colpi di populismo, cercando di incassare, nella maniera più becera, il malcontento popolare incamerandolo a proprio uso e consumo. Non è infatti una novità la strategia di Grillo (Quest’ultimo, precisiamolo, era disposto ad andare al voto anche con l’attuale legge elettorale. Che bellezza non riconoscere l’attuale parlamento e perché no, nominarne uno, tutto suo,  nuovo di zecca con il Porcellum ndr)  oppure quelle di berlusconiana memoria: colpire dove la grande massa dell’elettorato vuol sentire il colpo. Così è certamente facile, peccato però che il colpo si ripercuote senza scampo sulla Nazione. Per cercare di far chiarezza su cosa è accaduto prima e cosa potrebbe accadere dopo, non possiamo che ripartire dal varo del Porcellum, che più che di un omaggio ai maiali, dovrebbe essere fissata sul marmo con nome e cognome del suo vero ideatore: “Legge Calderoli- Dentista e, a tempo perso, politico”. Da lì parte il disfacimento del sistema elettorale italiano. Da lì, senza averne vergogna o contestare il metodo, prima Silvio Berlusconi e poi Beppe Grillo, hanno scelto tra i curricula o in finte primarie via web, gli uomini più fidati da far sedere alla Camera ed al Senato. Ricordiamo che il ‘ponte dentistico’ di Calderoli, era stato fatto per evitare alle politiche del 2006 una vittoria netta di Romano Prodi, che poteva conquistare una certa maggioranza, sia alla Camera che al Senato.

Con l’invenzione, come scrive oggi su la Repubblica Piero Ignazi, fu creata la “distorsione clamorosa del principio di rappresentanza, differenziando la sua applicazione tra Camera e Senato e adottando le liste bloccate”. Tutto questo, progressivamente, demolirà la volontà dei cittadini sulla scelta di imporre elettoralmente il proprio partito, ma soprattutto il proprio rappresentante. Oggi i populisti di diversa estrazione, grillini,  vecchi e giovani azzurri di Forza Italia, vanno all’assalto. Sanno per certo che questa è una occasione ghiotta e da non perdere. La parola d’ordine è demolire, sfruttare fino alla estrema conseguenza quello che i giudici hanno sentenziato. In ultimo, ma non ultimo, non possiamo non osservare e far notare dove la colpa risieda. Abbiamo già detto sul dentista che ha ideato, tra una ‘otturazione’ e l’altra, l’attuale Legge che ci fa governare da qualche anno. Quello che poco si è detto e scritto è sulle responsabilità. E’ facile dire e scrivere che il dentista lombardo Calderoli è il solo responsabile di quanto stabilito a pieno titolo ed a maggioranza dal parlamento. Ma visto che Calderoli non è l’unico colpevole, perché non ricordare leader come Berlusconi, Bossi e Casini, che quella Legge hanno sposato e condiviso. E guardando a sinistra dello schieramento politico, che pure, anche se debolmente, ha contestato il metodo di voto incarnato dal ‘Porcellum’, non possiamo che consigliare all’ormai prossimo Segretario del Pd, di fare i bene i conti, prima di fare una scelta. Mettendo all’angolo, da subito, ogni illusione populista, che all’inizio paga, ma che poi distrugge e disarticola. Seguire la scia di Grillo o Berlusconi, può servire al momento, ma se parliamo di un partito serio, occidentale, strutturato nel territorio, non possiamo che pensare che la necessità è quella di far tornare la palla ai cittadini. Di questo hanno bisogno per riacquistare fiducia e scommettere, perché no, anche sulla leadership di Renzi o Cuperlo. L’unica alternativa alla montante rabbia disfattista, che, naturalmente si alimenta di precarietà, svantaggio sociale e anti-politica è dare un volto ed un nome, conosciuto e autorevole, ai propri rappresentanti eletti. E forse passare dal doppio turno non sarebbe una jattura.

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