Jobs Act, mancano i contenuti. Pensioni da non archiviare

ROMA – Commenti e titoli dei giornali  sulla prima riunione della direzione del PD hanno fatto centro sulla parte che  che si può definire politica. Rapporti e valutazione molto critica  dell’operato del governo che hanno provocato una razione di Enrico Letta, legge elettorale ,l’annunciato incontro con Berlusconi che ha suscito   e legge elettorale  sono stati gli argomenti sui quali si è accentrato  il dibattito.

 

Le preferenze per far scegliere ai cittadini

Nella relazione di Renzi,  in particolare c’ stata una accelerazione sulla legge elettorale sulla quale una prossima direzione che si terrà lunedì dovrà esprimersi definitivamente e mettere a punto la proposta del Pd.. Tra le opzioni ritengo che sia preferibile quella che consente ai cittadini, con la preferenza, di scegliere i propri candidati. Sul Jobs Act non ci sono passi avanti rispetto ai titoli dei giorni scorsi. Sarà necessaria una discussione di merito che individui i contenuti. Riterrei opportuno che il Partito Democratico non  archiviasse il tema delle pensioni: 

Ancora non risolto il problema degli esodati

 

il problema dei cosiddetti esodati non è assolutamente risolto e rimane inalterata la necessità di inserire una clausola di flessibilità nel sistema previdenziale. Le decisioni che il Governo di Angela Merkel adotterà a breve su questo tema ci possono aiutare ad uscire da una visione tutta provinciale sul tema del welfare. La ministra del lavoro socialdemocratica,  Andrea Nahles, ha presentato oggi un progetto di riordino del sistema pensionistico che costerà, sottolineo costerà, circa 160 miliardi di euro fino al 2030. La spesa iniziale sarà di 4,4 miliardi nel 2014 fino a un massimo di 11 miliardi  di euro nel 2030.

Le misure adottate dal governo tedesco per iniziativa della Spd

 Si migliorerà la condizione di chi ha avuto un figlio prima del 1992, quasi dieci milioni  di donne,  e di chi ha capacità lavorative limitate. La misura più significativa, voluta dai socialdemocratici, riguarderà la possibilità di andare in pensione già a 63 anni con 45 anni di contributi,  senza la riduzione della rendita. Queste scelte rappresentano sicuramente uno stimolo per un rilancio anche in Italia di una discussione per correggere la “riforma” delle  pensioni voluta dal Governo Monti e sconfessare molti luoghi comuni: con la previdenza non è necessario fare sempre cassa.

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