Se anche il Pd umilia il Parlamento

Nubifragi di cielo e di terra. Non ci  solo le bombe d’acqua che mandano in tilt il nostro Paese, devastano territori    mai salvaguardati, aggrediti dalla speculazione edilizia,fanno deragliare i treni che rimangono inerti sui binari. Ci sono anche nubi velenose che rischiano di travolgere, o perlomeno di indebolire fortemente le strutture portanti della nostra democrazia, sempre meno credibili. Più del 45% dei cittadini intenzionato a non votare.   

I “ meravigliosi guerrieri “ di Grillo

Se pensiamo a un Grillo che definisce i “ suoi” parlamentari- cittadini “ meravigliosi guerrieri” perché hanno portato nelle aule  del Parlamento ingiurie,violenza, insulti fino ad apostrofare come  “ boia” il presidente della Repubblica, utilizzando la parola impeachment un giorno sì e l’altro pure .Una parola-dice Stefano Rodotà che i grillini avevano candidato alla presidenza della Repubblica- con la quale “bisogna smettere di giocare”.Ma non c’è solo la violenza grillina. C’è quella della Lega con un linguaggio che porta una impronta razzista, xenofoba che ha preso come bersaglio la ministra Kyenge. Il miglior  “ complimento”nei suoi confronti è venuto da una parlamentare leghista : fortunata lei- ha detto-.che non deve truccarsi, mentre altri l’hanno paragonata a uno scimmione. 

Populismo , violenza,volgarità  avvelenano la vita democratica

E’ un clima che avvelena la vita democratica, la concorrenza al populismo di Grillo e Casaleggio fa parte  del dna di Forza Italia.  Da quando il pregiudicato si  è “liberato” di Alfano e di chi l’ha seguito nel Nuovo centrodestra  è tornato a farne  pane quotidiano.Per non parlare di Brunetta o la Santanché o di altre amazzoni. Ma anche fra le forze di maggioranza, a partire dal Pd, non si immuni dalla violenza del linguaggio. Addirittura il  segretario se la prende con chi non condivide le sue idee. Sono volgarità quel “ chi” nei confronti di Stefano Fassina o gli attacchi,a freddo, gratuiti, contro Gianni Cuperlo. Qualcosa che va oltre la violenza del linguaggio, una specialità tutta italiana, sono i ricatti politici. Prendere o lasciare, dice Matteo Renzi in sintonia con il pregiudicato,il Parlamento ridotto a cassa di risonanza degli accordi o delle risse fra le forze politiche. E’emblematico quanto sta avvenendo a proposito della legge elettorale. I fatti: la Commissione  Affari costituzionali ha approvato il testo base ma  è quello registra il primo accordo Renzi-Berlusconi e non il secondo quello definitivo. 

La Commissione ha votato in una situazione di emergenza con i grillin che hanno impedito l’accesso all’aula ad alcuni membri di questo organismo.Non solo,la Commisione non hai mai preso in esame gli emendamenti presentati più di trecento

 

I deputati non  fanno in tempo neppure a leggere 441 emendamenti.

 

Il testo è così andato in aula e gli emendamenti sono saliti a più di 440 che i deputati non hanno fatto neppure a tempo a leggere. Era stato richiesto da quasi  tutti i gruppi di opposizione il ritorno in Commissione. Ma il presidente forzista, sostenuto dal rappresentante del Pd, ha detto che non ce ne era bisogno. Pd e Forza Italia hanno,insieme,umiliato il Parlamento. Lo stesso voto con cui è stata respinta la pregiudiziale di incostituzionalità ( più di venti i franchi tiratori) è stato strappato con la solita litania , o così o salta tutto. Ci permettiamo di rivolgere una domanda: è costituzionale il fatto che i piccoli partiti aiutano i grandi, portano loro voti ma non entrano in Parlamento ? O lo è il salva Lega? O lo è il garantire le soglie a Berlusconi, aprendogli una autostrada per tornare a vincere? 

Per Renzi conta la velocità non i contenuti

 

Già,ma nelle teorie renziane e dei  suoi supporter nei media, conta la velocità,i contenuti di una legge sono un fatto secondario. Tanto che quando si doveva decidere la data del ritorno in aula il capogruppo del Pd, se non andiamo errati facente parte della minoranza, in omaggio alla velocità genziana  ha chiesto il 4 febbraio. Neppure il tempo di leggere il testo e tutti gli emendamenti. La presidente Boldrini ha deciso per il giorno 11 ed ha stabilito 22 ore per il dibattito. Meglio che niente, ma resta l’umiliazione del Parlamento e di questi tempi non sembra proprio la scelta migliore.

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