Promemoria per il Pse. Le idealità socialiste hanno bisogno della cultura ecologista

ROMA – Dalla lettura di alcuni documenti ufficiali del PSE  si evince che la contraddizione ecologista è presente come questione importante, come una della grandi sfide dell’epoca nuova. Da questa consapevolezza, però, non ne discende una innovazione di valori e di idealità che la contraddizione richiede.

I valori a cui il PSE si richiama sono importanti e senza i quali non si andrebbe da nessuna parte e sono: libertà, democrazia, eguaglianza, giustizia, solidarietà. ll valore che manca e di cui è impensabile farne a meno è “la responsabilità della specie umana verso la natura”. Un principio che va fatto uscire dalla sfera filosofica per collocarlo tra i valori morali e politici del socialismo europeo. Senza la cultura ecologista le idealità socialiste perdono di attualità, di concretezza e di futuro. Non si coglie il rapporto tra crescita della popolazione mondiale e limiti delle risorse naturali (’acqua, materie prime, biosfera).Che è la vera causa delle guerre e delle migrazioni. Oramai è documentato da tutti che è impossibile, e quindi improponibile, per la sua dannosità, l’esportazione del modello consumistico-finanziario dell’attuale sistema capitalistico liberista ai paesi più poveri. Anche perché esso ha determinato una nuova e grande questione sociale.

Una inedita   “moderna questione sociale” frutto avvelenato del liberismo

Nell’epoca neoliberista, hanno vissuto un analogo processo di svalutazione, di deterioramento e di degrado sia l’ambientale che il lavoro, sia i diritti delle persone che le conquiste dello stato sociale, sia l’interesse generale garantito dalle politiche pubbliche che i poteri democratici.  

I fatti dimostrano come ambiente e lavoro siano due facce della stessa medaglia: meno tutela ambientale e meno lavoro, meno ricerca e meno impresa, più diseguaglianze sociali e più inquinamento, più consumismo e meno materie prime. Questo intreccio rivela che è presente una inedita e “moderna questione sociale” fondata sulla riduzione dei diritti, sul disvalore del lavoro e sul degrado dell’ambiente. E’ il frutto avvelenato dell’ideologia del libero mercato, senza regole e responsabilità sociale e ambientale, che ha fatto del massimo profitto privato e dei dividendi finanziari, il principio generale dell’economia e dei rapporti sociali, facendo passare per costi da tagliare le conquiste storiche dello stato sociale: lavoro, reddito dignitoso, scuola pubblica, salute, casa e pensione. La stessa logica ha aggravato la contraddizione ambientale continuando col consumo insostenibile delle risorse naturali, con la riduzione della biodiversità, con l’aumento dell’inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque, fino ai tentativi di privatizzare i beni comuni, i semi agricoli e lo stesso DNA.

L’identità e la collocazione del Partito socialista europeo

Avere coscienza della “moderna” questione sociale è essenziale per l’identità del Pse, per definire la collocazione del partito dalla parte della: dignità delle persone, lavoro, ricerca scientifica, impresa responsabile e sociale, forze popolari, giovani e delle donne e per ciò si sta con la natura, con gli ecosistemi, contro l’inquinamento (e il consumo) del suolo, delle acque e dell’aria.

Anche in Europa la transizione caratterizzata da un duro scontro sociale

La struttura politica, economica e sociale del pianeta ha subito profondi cambiamenti. La pressione della popolazione mondiale sulle risorse del pianeta è tracimante. Miliardi di persone in Asia, nell’America latina, in Africa, in Medio oriente, prima in ombra, sono oggi protagoniste della vicenda mondiale e rivendicano il proprio diritto ad uscire dalla povertà per vivere un proprio benessere.E’ certo che il diritto al benessere e il futuro all’umanità non potranno essere garantiti dal modello consumistico-finanziario occidentale .E’ questa la ragione profonda per cui l’Occidente e l’Europa vivono un periodo di transizione caratterizzato da un duro scontro sociale, culturale e politico i cui sbocchi democratici non sono né sicuri e né certi. Negli USA Obama ha avviato un processo di cambiamento  ma nel resto del mondo il cambiamento è molto incerto. 

Il  Pse unico soggetto in grado di contendere alle destre la direzione politica

L’Europa è uno degli epicentri strategici del conflitto con le forze neoliberiste che sono prevalenti e dirette dalla corazzata tedesca. In Europa il PSE è l’unico soggetto in grado di contendere la direzione politica alle destre e superare le loro politiche rigoriste.  I  tagli sociali delle destre europee, l’alto livello della disoccupazione e in particolare di quella giovanile, le scarse risorse finanziarie  destinate agli investimenti  alimentano pericolose ondate populistiche, nazionalistiche e di sfiducia verso la democrazia e le istituzioni europee. Se le forze progressiste non si uniranno e se non riusciranno ad avere il consenso necessario per una svolta democratica in Europa, l’Unione stessa sarà compromessa e con lei il ruolo autonomo dei popoli europei nel mondo e nel Mediterraneo.Per noi socialisti-ecologisti europei stare nella transizione significa combattere per una nuova idea d’Europa: gli Stati uniti d’Europa, fondati sulla drastica riduzione delle diseguaglianze, sulla valorizzazione del lavoro, sullo sviluppo sostenibile, sulla democrazia partecipata e sul rinnovamento delle istituzioni.

Lo sviluppo sostenibile, alternativa al liberismo,  sostanza della società progressista.

Lo sviluppo sostenibile rappresenta la base su cui far convergere le forze democratiche che vogliono superare il liberismo e il suo rigore antipopolare. L’alternatività sta nelle cose e non in uno schema estremistico. L’egoismo sociale, l’ideologia dell’infallibilità del libero mercato, le logiche opache della speculazione finanziaria, la mercificazione dei beni e l’uso senza controllo sociale della ricerca scientifica vengono rimossi dallo sviluppo sostenibile che viceversa afferma grandi valori come la solidarietà umana, intergenerazionale e verso le altre specie, tutela l’interesse comune attraverso le politiche pubbliche e dello Stato, dà spazio all’economia reale difendendola dalla speculazione finanziaria e fa della ricerca scientifica un pilastro sociale regolato dai principi del limite e della precauzione.

Superare la lettura economicistica dello sviluppo sostenibile 

Il termine “sviluppo sostenibile” è stato sottoposto a forti stravolgimenti e critiche. Da una parte, è stato interpretato come una delle ipotesi possibili per le scelte del mercato decise sulla base delle sue esclusive convenienze a innovare prodotti e cicli produttivi. Dall’altra parte, si è avanzata la tesi della decrescita che ha approcciato una lettura meccanicistica dello sviluppo per cui sarebbe bastato consumare meno energia e meno materie per risolvere la contraddizione ecologica e ciò a prescindere dal modello socioeconomico.  Entrambe le posizioni negano il contenuto di riforma dell’economia e di trasformazione sociale e democratica che ha l’idea di sviluppo sostenibile. Non una semplice crescita quantitativa, ma, insieme,’ lavoro,economia reale, economia verde, rivoluzione democratica europea . L’’economia verde rappresenta sia la risposta immediata alla recessione in atto, sia la riforma dell’economia in quanto ne definisce i contenuti, i tempi, le forme, gli ambiti e la traiettoria.

La capacità di progettare  tecnologie e società ecologiche

Le scelte del presidente Obama e quelle della Cina che affrontano con provvedimenti d’urto la questione dell’inquinamento atmosferico, giocando la carta dell’innovazione, dell’efficienza e delle fonti rinnovabili, spostano definitivamente la competizione mondiale sul fronte della capacità di progettare e produrre tecnologie e società ecologiche. È la terza rivoluzione industriale che si sta affermando velocemente. In questa competizione  l’Europa è frenata, da anni, dalle politiche rigoriste. Il  PSE deve riuscire a ridare all’Europa il proprio ruolo imprimendogli un nuovo vigore nella ricerca, nelle produzioni e nei consumi sostenibili. L’intero comparto dell’energia va programmato sulla base di accordi esigibili e su concrete scelte d’investimento finanziario e occupazionale per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la produzione distribuita.I settori della siderurgia, della meccanica, della chimica, dell’elettromeccanica vanno riorganizzati sulla base del risparmio energetico e dei materiali, sul riuso dei rifiuti/materiali e sulla riduzione drastica dell’inquinamento 

L’economia verde, nuova qualità del rapporto fra uomo, natura, beni culturali

Per sostenere la riconversione ecologica di importanti settori economici serve una politica europea in grado di evitare scompensi sociali e perdita di competitività. Sarebbe un errore, però, concepire l’economia verde basata solamente sulla nuova politica industriale. L’economia verde è anche nuova qualità del rapporto tra l’uomo, la natura e i beni culturali. Il territorio e le comunità locali assumono una grande funzione e centralità nella tutela del paesaggio e della difesa del suolo. I parchi vanno estesi e resi vivi perché hanno il grande compito di garantire la biodiversità e i servizi ambientali strategici che sono essenziali alla vita di tutti noi. Settori economici nuovi e sostenibili possono diventare la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, la gestione dei beni culturali, l’industria culturale e delle arti creative, il restauro, il design , l’accoglienza e il turismo.

Diffidenze e chiusure  nella cultura socialista che non hanno più senso

Nella cultura socialista permane una sorta di chiusura e di diffidenza verso la cultura ecologista che non ha più senso oggi. Che siamo in una fase in cui Il modello dell’attuale capitalismo è caratterizzato dal comando finanziario e tecnologico. L’economia reale interessa al nuovo potere finanziario nella misura in cui si possono massimizzare nel breve periodo i guadagni con delocalizzazioni, smembramenti e frammentazione delle imprese, con alta redditività a scapito dei salari e dell’ambiente.È tempo che la consapevolezza ecologista faccia parte del dna del socialismo europeo. Essa è indispensabile per avere una nuova idea di società, per sapere dove indirizzare la transizione, verso quali riforme e per ritrovare il valore della partecipazione contro la personalizzazione della politica e lo svuotamento delle istituzioni.

 

 

 

 

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