Quale futuro per il partito della sinistra

ROMA – ” Questo governo non è umile, bisogna aiutarlo.” Lo ha detto Bersani tornando sui banchi della Camera per votare la fiducia e abbracciare Enrico Letta. Gli applausi dell’aula sono stati il momento più intenso della giornata.  E ha  detto una cosa vera.  

Bisogna aiutare il governo a non fallire per il bene del Paese. Renzi ha cambiato abiti, non è più Gian Burrasca. Adesso guida l`Italia, suscita attese che lui stesso ha esaltato affermando che questo Esecutivo è l`ultimo treno. Io lavorerò con lealtà perché superi i traguardi che ha indicato. Però lui deve capire che la differenza non la farà la rapidità ma il coraggio di ripensare l`idea di giustizia. Non funziona dire che la diade uguaglianza / diseguaglianza può essere scalzata dalla coppia vecchio / nuovo o lento / rapido. Perché il rischio è quello di farci buscare il Ponente con quel che segue. Il punto è che ridurre la sinistra alla sola leva del governo è stato l`errore più tragico del ventennio e riprodurlo sarebbe sciagurato. In discussione oggi non c’è l’esito del Congresso.

 

E’ indubbio che nel Pd sia stata prodotta una profonda ferita

Il tema da porre è diverso: senza un`altra cultura del presente e senza una sinistra che pensi l`Europa e il mondo dopo la destra, anche questa sfida di governo subirà il ricatto dell`emergenza. Non vedo il pericolo di una scissione anche se è indubbio che si sia prodotta una ferita profonda. Noi avevamo chiesto a Letta una ripartenza di fronte al conflitto tra Renzi e il governo. Il segretario ha voluto chiudere quella stagione e ha chiesto un mandato per sé dicendo che era l`unico modo per avviare le riforme e dare un senso alla legislatura. In democrazia conta la legittimazione. Renzi il congresso lo ha vinto con consenso larghissimo mentre io allora spiegavo che non stavamo scegliendo il premier ma una guida per il Pd. Io ho perso ma sul punto avevo ragione: Renzi ha guidato il Pd per due mesi e da lì ha spiccato il balzo per altro. Adesso lavoriamo perché il governo riesca nei suoi obiettivi ma anche per capire quale futuro ci sia per il primo partito della sinistra. 

 

Le grandi riforme non sono neutre per realizzarle serve un governo di centrosinistra

Dovrà essere  Renzi a dare un’indicazione. Il  problema, a due mesi dal Congresso, non è chi guida il partito ma che partito abbiamo in mente. Tutto questo nella cornice di una crisi che ha travolto il ceto medio, infragilito la percezione della democrazia, restituito l`Europa ai suoi fantasmi novecenteschi. L`insieme di queste cose non lo racchiudi in un programma, fosse pure di legislatura, ma deve rifondare l`economia e la politica. La domanda è quale ciclo storico si aprirà dopo la peggiore crisi dell`ultimo secolo. Per noi in quel nuovo ciclo diritti e cittadinanza saranno leva della crescita e anche la via per praticare ancora partecipazione e civismo. Questa maggioranza ha delle potenzialità e dei limiti perché la visione che la ispira non è solo la nostra. E però le grandi riforme non sono neutre, hanno un segno e per realizzarle servirà un governo di centrosinistra. Anche per questo è indispensabile che il partito non si rinchiuda solo dentro le istituzioni. E a Renzi  diciamo che nelle condizioni in cui si trova il Paese se ti impegni a fare dieci devi fare dieci. Se evochi il taglio del cuneo fiscale a due cifre poi devi essere conseguente. Ma Padoan è il miglior ministro dell`Economia che si poteva trovare. 

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