Otto Marzo. Ancora in lotta per la parità di genere. L’Italicum è da cambiare

ROMA – Un Otto Marzo, la “nostra “Festa, che dovrebbe essere di tutti, delle donne e degli uomini  ci vede di nuovo in lotta per affermare la parità di genere, una conquista che l’Italicum ci vuole togliere.

Se è vero che è ormai tempo che si approvi una riforma elettorale che prenda il posto dell’orrendo “porcellum”, è altrettanto essenziale approvare un testo che rispetti il dettato di una sentenza storica della Corte Costituzionale e  che risponda ad alcuni rilievi politici di fondo. La posta in gioco é la possibilità di ricostruire un rapporto di fiducia tra eletti ed elettori, invertendo una tendenza progressiva in atto verso il populismo e l’antipolitica ed assicurando un giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità.  La nostra battaglia per la democrazia paritaria sta qui: non si tratta di una rivendicazione di tutele corporative a difesa dei più deboli, ma un’idea inclusiva e più forte della cittadinanza, in cui uomini e donne condividono insieme lo spazio pubblico ed il governo delle istituzioni, per una politica capace di assumere il punto di vista delle donne italiane cambiando l’economia, il lavoro, la società. Questo è il nostro orizzonte di senso, costruito con tantissime associazioni e con un grande  movimento di donne, che ci guida  nella nostra attività in tutti gli ambiti della vita sociale e politica del paese e che ha consentito di approvare leggi come quelle che introducono le quote nei consigli di amministrazione o la doppia preferenza di genere per le elezioni locali.

La proposta di riforma elettorale e’ deludente 

Le norme che sono state inserite nel testo per favorire la parità di genere possono non avere nessun effetto sul piano concreto. Il fatto che le liste debbano essere formate in modo tale che nessun genere debba essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento rischia di essere una pura affermazione di principio, dal momento che uno dei due sessi potrebbe, in teoria, essere collocato sistematicamente in fondo alle liste e leffetto sarebbe un parlamento con una scarsissima presenza femminile, inferiore a quella attuale. Sarebbe un danno per la capacità rappresentativa delle istituzioni.

Ora, io sono convinta che ci siano altri punti nel testo che andrebbero modificati, sui quali sono stati presentati diversi emendamenti: soglie di sbarramento troppo alte rischiano di tenere fuori dal Parlamento milioni di elettori. Se i piccoli partiti coalizzati non raggiungono le soglie, i loro voti concorrono a raggiungere il premio ma non ad eleggere i propri rappresentanti,  favorendo solo il partito più grande, che in teoria potrebbe accaparrarsi l’intero premio di maggioranza. La formazione di maggioranze solide non può passare attraverso un processo di desertificazione delle minoranze, e’ in gioco il principio fondamentale di eguaglianza del voto dei cittadini. Inoltre, non e’ auspicabile, da diversi punti di vista, un sistema che non consenta agli elettori di scegliere il proprio rappresentante: se non si vogliono le preferenze, meglio allora il sistema dei collegi uninominali con primarie regolate per legge, oppure un sistema “misto” in cui parte dei seggi vengono assegnati tramite collegi uninominali e parte con la doppia preferenza di genere.

Individuare regole per la democrazia paritaria come indicano 50 associazioni

Sia che prevalga la scelta dei collegi, sia che prevalgano le preferenze, sia che si scelgano le liste bloccate, possono essere sempre individuate regole per la parità, come ci indicano le oltre 50 associazioni che hanno sottoscritto l’accordo per la democrazia paritaria. 

Il testo che è in discussione  in Assemblea prevede di fatto liste corte e bloccate ed i nostri emendamenti sottoscritti da un fronte vastissimo di parlamentari, appartenenti a quasi tutti i gruppi (PD, NCD, Sel, PPI, SC, FI, Misto-psi, tranne movimento 5 stelle e fratelli d’Italia),  sono concentrati sostanzialmente su due richieste: alternanza nelle liste e norme antidiscriminatorie nella scelta dei capilista. 

Per quanto ci riguarda, la nostra posizione é rafforzata anche da un ordine del giorno votato in direzione nazionale del Pd che chiede l’inserimento di norme antidiscriminatorie nella legge elettorale.

Ora lavoreremo affinché su questi emendamenti si possa discutere e poi votare in modo palese: vorremmo che chi e’ contrario lo dichiarasse a viso aperto, per poterci confrontare con ragioni ed argomenti in modo pubblico.

“Siete li perché avete fatto solo servizi sessuali” 

Abbiamo visto in questi giorni convulsi e caotici di aggressione alle nostre istituzioni, quanto sia forte il nesso tra arretratezza della concezione democratica ed insulti sessisti, rivolti alle parlamentari e alla Presidente della Camera in quanto donne. Abbiamo visto con quanta facilità emerga una concezione della presenza femminile nelle istituzioni come in fondo non legittimata, abusiva: “siete li solo perché avete fatto servizi sessuali”. E’ la negazione in radice del fatto che una donna possa compiere un percorso politico basato sul merito e sulla competenza, riguarda e svalorizza tutte, cancella la possibilità di ciascuna di poter svolgere con capacità ed onore il  proprio incarico. Nel suo bel libro “La giudice” Paola di Nicola racconta l’incontro in carcere a Poggioreale con Gennaro, detenuto per reati di camorra, e del duello ingaggiato con quell’uomo che tentava di dominare l’interrogatorio annullando il suo ruolo di giudice e continuamente riportandola alla sua dimensione di donna, e dunque, per una certa mentalità, subordinata, seconda.

Mi rendo conto che il paragone è azzardato: qui abbiamo avuto a che fare con ingiurie e con forme di vera e propria aggressione. Ma a me pare che sia simile il tentativo di mettere alle strette, nell’angolo, chi non sai come affrontare.

Anche le colleghe del movimento 5 stelle che pensano che di regole per la parità non ci sia bisogno, dovrebbero guardare con preoccupazione a quanto avvenuto perché  riguarda la legittimazione di tutte a essere in quell’aula.

L’arretratezza del paese è legata anche all’esclusIone delle donne

La nostra battaglia per la democrazia paritaria e’ una scelta chiara a favore della  rappresentanza di tutti, cittadini e cittadine.  Il Parlamento, come sempre, sarà chiamato a trovare un punto di equilibrio tra diverse idee e diversi interessi. L’arretratezza del paese é legata anche, come ci dicono molti indicatori, all’esclusione delle donne dallo spazio pubblico, dall’economia, al lavoro, alle istituzioni. Rimuovere le cause di una tale marginalizzazione significa rispondere ad una domanda di qualità della democrazia e di sviluppo civile, sociale ed economico del paese, nel segno dell’articolo 3 della nostra costituzione e dell’articolo 51, laddove afferma che compito della Repubblica e’ promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità. Non possiamo davvero mancare l’occasione della nuova legge elettorale e mi auguro che questo Parlamento, quello con la più alta percentuale di elette nella storia della Repubblica, saprà davvero fare la differenza.

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