Pensioni. Renzi fa il gioco delle tre carte, ma non cadiamo nella trappola

ROMA – Renzi ha fatto il gioco delle tre carte . nel senso che da una parte ha tenuto fuori i pensionati dagli sgravi fiscali; dall’altra, attraverso il commissario Cottarelli, ha minacciato sfracelli, cioè ulteriori interventi sulle pensioni di reversibilità su tutto quel che può avere a che fare con le pensioni.

In modo che a un certo punto ci diranno: avete visto non facciamo nulla, ma comunque vi lasciamo fuori dagli sgravi Irpef. È una vecchia storia, quella che sta avvenendo: ci spaventano, per poi farci accettare cose che non ci vanno giù. Ad ogni modo, noi non cadiamo nella trappola. Non siamo per niente soddisfatti e quindi insistiamo nel dire che occorre intervenire sulle pensioni, perché per far girare i consumi riducendo l’Irpef di 80 euro al mese, è necessario dare tale opportunità non solo ai lavoratori dipendenti, ma anche ai pensionati. Il provvedimento avrebbe un senso di giustizia sociale, oltre che costituire un aiuto vero per moltissime persone in difficoltà, per far sì che si cominci a stare un po’ meglio.

 Spesso gli anziani, all’interno di un nucleo familiare, sono ormai diventati il vero ammortizzatore sociale della società italiana. La cosa incredibie è che laddove c’è una famiglia con padre, madre e figlio, il primo otterrà lo sgravio in busta paga e contemporaneamente il nonno non avrà nulla, ma dovrà continuare ad aiutare il nipote, che magari è anche disoccupato. Perciò, alla fine quegli 80 euro di sgravio serviranno a ben poco, perché ciò che entrerà dalla porta potrebbe uscire dalla finestra.

 Penso che la lista della spesa che ha presentato Cottarelli al Senato sia molto pericolosa, per tutti e ovviamente anche per l’occupazione nel pubblico impiego. Però, se si continua a non salvaguardare il turn over e quindi a ridurre posti di lavoro nel settore pubblico, il risultato è che i servizi sul territorio, come l’assistenza alla persona, la sanità, ne risentiranno parecchio. A meno che si decida di ridurre drasticamente il lavoro pubblico e poi di risolvere tutto con un po’ di volontariato. Non mi pare che sia questo il modo per qualificare l’intervento pubblico nel nostro Paese. C’è bisogno, al contrario, di intervenire sugli sprechi che davvero sono tanti, senza agire con tagli lineari.

 

Vogliamo rendere visibile il nostro disagio, la nostra rabbia, la nostra preoccupazione. Vogliamo che la politica presti attenzione alle nostre richieste, perché gli anziani sono un terzo della popolazione italiana, votano e quindi bisogna ascoltarli un po’ di più.  Per questo  la  mobilitazione che avvieremo sul territorio, ma non sarebbe male se le categorie dei lavoratori attivi dedicassero 15 minuti o mezz’ora del loro tempo per contestare ciò che il governo sta facendo ai pensionati, anche per rafforzare il tema della solidarietà tra le generazioni ,tema centrale del nostro congresso.. C’è la necessità di creare lavoro nel nostro Paese, perché il lavoro dei giovani è l’obiettivo degli anziani dello Spi. Creare occupazione va bene, a patto però di non cancellare i diritti acquisiti, come sembra voler fare il governo e il ministro Poletti attraverso il decreto legge e il disegno di legge delega sul lavoro.

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