Con successo del PD un’inedita geopolitica dell’Italia

ROMA – Forse per effetto della concomitanza con le elezioni amministrative in due grandi regioni, Piemonte e Abruzzo, e con l’elezione dei sindaci in più di 4000 comuni, il dato sull’affluenza complessiva in Italia, 58 per cento, non ha destato sorprese. Tuttavia, anche laddove, come nel Regno Unito ad esempio, si è votato per molti Consigli locali, l’affluenza in Europa si è confermata decisamente bassa.

Gli italiani hanno, di fatto, contribuito a mantenere la media europea della partecipazione al voto attorno al 43 per cento. L’elezione dei parlamentari europei non ha mai suscitato grandi entusiasmi in giro per l’Europa. Ed è una grave sconfitta per la democrazia europea. Speriamo che con le nuove regole sulla elezione parlamentare del presidente della Commissione questa tendenza possa essere ribaltata. Altrimenti, come giustamente osserva Jurgen Habermas in un aureo libretto appena edito da Laterza, la tecnocrazia burocratica europea continuerà a dominare incontrastata, limitando, di fatto, ampi spazi alla democrazia parlamentare europea.

Lo straordinario, e del tutto inatteso nelle dimensioni, successo del Partito Democratico ci consegna una diversa e inedita geopolitica del Paese. Intanto, il Pd recupera una dimensione di partito compatto e ben distribuito in ogni parte d’Italia. Esso supera il 40 per cento nella circoscrizione Nord-Ovest (40 per cento e 3.200.000 voti), nella circoscrizione Nord-Est (43 per cento, 2.400.000 voti) e Centro (46 per cento, 2.600.000 voti): 8 milioni di voti dal Lazio alla Lombardia al Veneto, passando per Piemonte ed Emilia Romagna e Toscana. Si conferma partito più votato al Sud, col 35 per cento e con 2 milioni di voti, e nelle isole col 34.9 e 791mila voti. È la fotografia di un grande partito autenticamente nazionale. Da questo punto di partenza geopolitico, il Pd deve rilanciare nel dibattito pubblico progetti di governo del paese e di riforme, sapendo che quella legittimazione popolare è stata voluta e ottenuta. In base a questa foto, il Pd non ha più alibi, dopo i giusti festeggiamenti per la vittoria.

I numeri dei 5 Stelle, nella foto geopolitica, procedono invece inversamente rispetto a quelli del Partito Democratico. E i pentastellati farebbero bene a rifletterci. Serbatoio elettorale dei 5 Stelle diventano parte del Sud e la Sicilia. Nella circoscrizione meridionale infatti il movimento raggiunge il 24 per cento, con 1.380.000 voti, e in quella insulare il 27.3 per cento, con 620.000 voti (448.000 in Sicilia). Sui 5.700.000 voti complessivi, dunque, 2 milioni sono  tra Sud e Isole, appena 800.000 in Lombardia, 480.000 in Piemonte, e 630.000 nel Lazio. Curiosamente, Beppe Grillo ha accusato della sconfitta gli italiani “tutti pensionati”. In realtà, la sua sconfitta deriva da un movimento chiaramente spaccato in due tronconi: uno, che arranca tra Nord e Centro (e non occorre sottolinearne il significato socio-economico), e uno che ancora tiene tra estremo Sud e Isole (in Campania è perfino terzo dietro Forza Italia). Insomma, il M5S che questo voto europeo ci consegna, è quello che intercetta il grido di dolore delle regioni dell’estremità meridionale del Paese. Teniamone conto anche noi. È finalmente giunto il momento per il Pd e per la sinistra italiana di riflettere su una rinnovata politica meridionalista. 

Un’altra ottima notizia: il superamento del quorum del 4 per cento della Lista per Tsipras, e tre deputati europei eletti. Diciamolo con franchezza, pochi ci avrebbero scommesso un euro alla vigilia del voto. I riflettori dei media si erano concentrati a imbuto sul confronto Renzi-Grillo, e sembrava non esserci più spazio per una voce di sinistra. E il risultato del Pd avrebbe potuto perfino nuocere (ricordate il tema del voto utile?) alla Lista Tsipras. Invece, dobbiamo tutti dare un caloroso ringraziamento a quel milione e centomila elettori che ci hanno creduto, nonostante le difficoltà enormi incontrate dalla lista durante la campagna elettorale. C’era bisogno di più sinistra in Italia, come c’era bisogno di più sinistra in Europa, proprio nell’epoca dei rigurgiti antieuropeisti, populisti e neonazisti. E soprattutto nell’epoca del dominio del pensiero unico in economia con la logica dell’austerità. Speriamo che con la nuova composizione del Parlamento europeo, e con il presidente della Commissione espressione di una grande famiglia politica, anche la pattuglia della sinistra europea, guidata da Tsipras, sappia orientare scelte e indirizzi, non solo di politica economica, ma anche di politica sociale.    

Infine, un caso di scuola che non potevamo lasciarci sfuggire: il risultato del Nuovo Centro Destra. Si tratta di un risultato che dovrebbe preoccupare Matteo Renzi, nel confronto con un partner di governo. Anche qui, proviamo a disaggregare il dato elettorale di NCD. Scopriamo che esso guadagna poco più del 3 per cento nelle tre circoscrizioni del Nord-est, del Nord-ovest e del Centro. L’exploit è nell’Italia meridionale, dove guadagna il 6.57 per cento, e in Sicilia, dove conquista il 9.63 per cento (in Sardegna la percentuale minima del 2.5 per cento). Del milione199mila voti complessivi, dunque, l’NCD guadagna la metà tra Italia meridionale e Sicilia. Nell’Italia centrale giunge addirittura dopo Fratelli d’Italia. I dati mostrano un partito (che è nel governo) a forte vocazione identitaria territoriale e che con questa caratteristica dovrà necessariamente ridimensionarsi nel confronto col Pd. Difficilmente, con questo risultato, Alfano, Cicchitto, e Sacconi potranno più alzare testa e voce. Il vero dominus è oggi, con tutta evidenza, Lorenzo Cesa. Senza i suoi voti siciliani l’NCD non avrebbe ottenuto il quorum del 4 per cento, e probabilmente sarebbe un partito molto vicino al 2 piuttosto che al 4 per cento. Di fatto, è la dimostrazione della netta sconfitta del progetto di Angelino Alfano.  

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