Alitalia Etihad. Un piano di incertezze, un gioco di parole

ROMA -E’ indubbio che in questa fase delicata nella vicenda Alitalia si apriranno ulteriori visioni di incertezza totale. Primo perché non si fa altro che parlare di esuberi, di rotte nuove, di dubbiosi rilanci e stravolgimenti degli scali, ma nessuno conosce nel dettaglio il piano industriale che dovrebbe accompagnare questa alleanza. 

Il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Maurizio Lupi sta tentando il tutto per tutto pur di chiudere quanto prima l’agognata intesa: “Dobbiamo tutti ricordarci che c’è un tempo chiaro in cui tutti ci dobbiamo assumere la responsabilità di dare una risposta. Entro metà luglio le risposte devono arrivare. Le banche stanno dando le loro

risposte e i soci italiani hanno iniziato a dare le loro risposte. Adesso nel dialogo responsabile con i sindacati, credo che arriveranno le risposte. Anche perchè la scelta è molto semplice, finalmente tra una compagnia di bandiera che torna ad essere protagonista nel mondo, oppure l’alternativa è il baratro, la chiusura. Per questo il mio ottimismo, nella responsabilità di tutti, credo che si lavorerà seriamente in queste settimane per arrivare ad una risposta positiva”. Responsabilità che dovrebbero mantenere tutti i protagonisti del caso, nessuno escluso, non dimenticando i trascorsi passati il cui epilogo vergognoso è noto a tutti. Tuttavia ad osservare i fatti sembra esattamente il contrario. Eppure, solo per citare alcuni punti critici, come i tavoli separati con i sindacati o il numero degli esuberi pari a 2.251 la dicono lunga. Il primo perché esistono probabilmente sindacati di serie A, ovvero quelli più compiacenti  e di serie B, quelli più radicali, come accadde nel 2008; il secondo perché anche le ultime due cifre degli esuberi, lasciano un po’ di spazio alle perplessità. Potevano magari arrotondare per eccesso o difetto, come si fa solitamente, Invece no,  quel 51 finale lascia malignamente azzardare strane congetture,  soprattutto se si pensa alle liste di priorità di assunzione che la Cai adottò dopo aver acquistato l’ormai ex compagnia di bandiera. Non è un caso se  a poche ore dal vertice con i sindacati Etihad si è improvvisamente detta disponibile ad assorbire i piloti che rientrano proprio tra questi 2.251.

Nel frattempo, oggi ha avuto luogo il secondo incontro con i sindacati, l’Usb e quelli di categoria Avia, Anpac e Anpav. Nessuno dei rappresentanti si è detto disposto a sacrificare altri lavoratori, ma la partita non è affatto finita.

Il governo, dal canto suo, ha promesso un nuovo incontro con i sindacati già la prossima settimana per fare il punto sulla trattativa Alitalia e ha nuovamente chiesto maggiore responsabilità, anche perché – come ha affermato Lupi – “ci sono tutti gli strumenti per tutelare e garantire i lavoratori”. Insomma, significa che i lavoratori in esubero saranno accompagnati alla porta, come avvenne nel 2008? Eppure in quasi 7 anni trascorsi dal disastro causato agli ex lavoratori Alitalia, attualmente in mobilità, qualche risposta sarebbe utile darla, se non altro per far fede alla parola data in quel di Palazzo Chigi. Invece, come allora, la vicenda Alitalia continua ad essere avvolta da un fitto mistero e da parole che spesso non trovano riscontro nella realtà. Parole permeate di ottimismo alla radice cubica e parole di forte preoccupazione specie per gli esuberi.

Resta il fatto che questo benedetto piano non lo conosce nessuno, proprio nessuno. Neppure il ministro Lupi che continua imperterrito a credere a questo ricco investimento come l’unico capace di risollevare le sorti di Alitalia, smentendo di fatto anche le rosee aspettative che sempre il suo governo mise in atto a salvaguardia dell’italianità. Stranamente stiamo annegando in questo drammatico periodo di profonda crisi economica e qualcuno continua a elargire parole di dubbia speranza. Forse è il caso che ora siano i fatti a parlare,  che l’Etihad mostri i piani e comunichi le sue vere intenzioni, che l’Alitalia faccia ammenda a tutti quei lavoratori rimasti a terra in tutti i sensi. Questo tira molla, questo gioco delle parole non è affatto degno di un paese civile.

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