Maltempo, l’insopportabile ipocrisia di chi prima autorizza speculazioni e poi parla di finanziamenti contro il dissesto

ROMA – Dopo l’ennesimo disastro provocato dal dissesto idrogeologico assistiamo  ad un’insopportabile ipocrisia di diversi esponenti delle istituzioni che annunciano provvedimenti urgenti e finanziamenti: sono gli stessi che hanno modificato i piani paesistici dal Veneto alla Lombardia passando per il Lazio e arrivando alla Campania per rendere più edificabili e ‘consumabili’ porzioni sempre maggiori di territorio.

Lombardia e Veneto sono le regioni più colpite dal consumo del suolo: ma quando il ‘sereno metereologico’ tornerà governo e regioni continueranno a cementificare e consumare il territorio sostenendo che la crescita economica passa da lì, dal consumo del suolo. Ogni secondo 8 metri quadri d’Italia vengono distrutti dal cemento o da usi impropri che consumano e alterano l’assetto idrogeologico del territorio italiano portando alla scomparsa 22.000 kmq secondo uno studio dell’ISPRA.

L’Italia non ha bisogno di nuove leggi ma di far rispettare quelle che ci sono: buona parte delle regioni, compreso il Veneto e tantissimi comuni hanno autorizzato edificazioni in aree protette e a rischio: il governo Renzi in pochi mesi non è stato da meno. Infatti l’attuale governo ha commissariato le autorità di bacino, proposto la soppressione del Corpo forestale e, con il provvedimento ‘Sblocca Italia’, annunciato la semplificazione nel rilascio delle autorizzazioni edilizie: tutti provvedimenti che segnalano che il tasso di ecologia in questo governo, per il quale il contrasto ai cambiamenti climatici non è una priorità considerato che ritiene che il petrolio, uno dei maggiori responsabili del cambiamento climatico, dovrà essere il futuro energetico dell’Italia, è prossimo allo zero.

I mancati interventi contro il dissesto idrogeologico e i cattivi amministratori che, in modo trasversale, con piani urbanistici e edilizi hanno alterato il reticolo idrogeologico e consentito cementificazioni e speculazioni edilizie sono costati al Paese negli ultimi 60 anni 3500 morti e oltre 52 miliardi di danni. Chiediamo subito la moratoria del cemento sulle coste e sul reticolo idrografico e la sua messa in sicurezza; l’apertura di migliaia di cantieri, da tenere fuori dal dal patto di stabilità, in tutti i comuni che vengono messi in ginocchio da piogge e alluvioni e il commissariamento immediato di tutti i comuni che continuano con pianificazioni urbanistiche ed edificatorie in aree protette.

 

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