Scuola, i danni della riforma: calpesta la dignità delle persone e mortifica diritti sociali e civili

ROMA – I primi danni prodotti dalla riforma della scuola sono sotto gli occhi del Paese. Si stanno costringendo migliaia di precari, sopratutto del sud, a trasferimenti forzati verso altre regioni solo perché non si è voluto mettere in campo, come richiesto ripetutamente dalle organizzazioni sindacali, un piano pluriennale di immissioni in ruolo o almeno unificare le varie fasi modo da tenere conto del rapporto tra iscritti nelle graduatorie e posti disponibili.

Nel Sud sarebbe stato necessario, come evidenziato anche dai recenti dati Svimez, potenziare l’offerta formativa attraverso maggiore tempo pieno nelle scuole elementari, interventi contro la dispersione scolastica, rafforzamento degli apprendimenti e generalizzazione della scuola dell’infanzia. Anche su questo, il governo e la ministra Giannini hanno occultato la realtà, preferendo l’esaltazione delle magnificenze della legge con delle vere e proprie falsità e provocando il caos con indicazioni contraddittorie.

Si è arrivati perfino a sostenere che la legge eliminava il precariato e le supplenze, quando invece tutti sapevano che non era vero, perché le supplenze ci saranno e rimangono da stabilizzare seconde fasce, Tfa, terze fasce, docenti dell’infanzia, mentre incombe la sentenza della Corte di Giustizia europea sul diritto alla stabilizzazione per chi ha 36 mesi di servizio. Le GAE, graduatorie ad esaurimento, non possono essere svuotate, perché dai nostri calcoli rimarranno iscritti circa 50 mila docenti. Il Miur non pensi di penalizzare coloro che legittimamente hanno deciso di non presentare le domande, perché sarebbe un’ulteriore violazione delle leggi vigenti.

Vorrei ribadire alla ministra Giannini e a qualche solerte commentatore filogovernativo che tutte le organizzazioni sindacali non solo non hanno boicottato le domande ma le nostre sedi sono state aperte tutta l’estate per dare informazioni corrette per non lasciare soli i docenti precari. Abbiamo organizzato assemblee e tante iniziative per evidenziare le conseguenze della legge 107/15 sulle condizioni dei precari.

La conseguenza dell’improvvisazione con cui si è proceduto nelle diverse fasi del piano di immissioni in ruolo è che sono penalizzate fortemente le donne, le professionalità e le competenze di migliaia di docenti e il Sud viene ridotto a serbatoio di manodopera cognitiva. Con il compiacimento degli interessi che sono dietro la legge 107/15, si assiste a una guerra tra precari e territori per l’effetto perverso di un piano irrazionale e iniquo. Si fermi questo scempio prima di passare all’organico potenziato e si faccia un serio monitoraggio sul piano delle immissioni in ruolo affrontando seriamente e non a parole la questione Sud. Le regioni si facciano sentire ed è importante che alcune di esse abbiano posto la questione della legittimità costituzionale della legge 107/15. Noi siamo pronti a continuare la mobilitazione e le vertenze legali contro una legge che fa arretrare la scuola, calpesta la dignità delle persone, mortifica diritti sociali e civili.

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