Caso Marino, “Non smettiamo di indignarci”

ROMA – E’ ufficiale dunque: Marino ha ritirato le dimissioni e vuole andare alla conta in Aula, sperando di recuperare agli occhi del mondo politico e dell’opinione pubblica un minimo di credibilità. Questo però non accadrà. Al di là dell’esito di questa vicenda, difficilmente il sindaco – sul piano formale lo è ancora – potrà sanare la ferita che ha aperto in seno a questa città.

Le lotte interne al Pd romano, figlie legittime di quelle aperte nel partito a livello nazionale, in questi giorni sono emerse in maniera prepotente, quasi a far pagare un conto che si era aperto con la candidatura mal digerita di questo genovese, dal primo momento corpo estraneo rispetto alla città e alla sua politica. Quella candidatura, insomma, era nata male e di conseguenza anche la sua elezione a sindaco. Qualcuno ha osservato che non tutta l’esperienza della Giunta guidata da Marino va giudicata negativamente. Ma una cosa è certa: mai nessuno avrebbe potuto immaginare un esito più imbarazzante e avvilente. Per la città innanzitutto e per i suoi cittadini. E’ vero, i romani ne hanno viste tante e sono abituati alla tracotanza del palazzo, ma questa volta c’è qualcosa di inedito. E’ il modo con cui si stanno trattando le istituzioni cittadine con un balletto indecoroso di decisioni, dietrofront, annunci e ‘ci penserò’. E il ceto politico che ruota attorno a tutto questo appare ancora più disorientato, privo di incidenza politica. Il partito di maggioranza, ovvero il Pd, in primis.

Ma quello che è ancora più grave è che si sta alzando l’asticella, sì l’asticella del degrado e dell’irresponsabilità della politica. Ciò vuol dire che se ora siamo almeno sconcertati per quanto sta accadendo, la prossima volta (anche se speriamo vivamente che non ci sarà), lo saremo un po’ meno fino a quando non ci scandalizzeremo affatto. Insomma, il pericolo è l’assuefazione. Così come ci siamo assuefatti agli scandali, alle tangenti, alle ‘dame nere’ e agli arresti per corruzione per appalti e gare truccate. Nel ’92 ai tempi di Mani Pulite c’era stato un sussulto da parte dell’opinione pubblica per le ruberie dei partiti. L’intero Paese si era indignato e aveva alzato la voce. A distanza di 14 anni, a quanto pare le mazzette non hanno mai smesso di girare, gli scandali ci sono ancora, ma nessuno si indigna più.

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