2015, mai così tanti morti sul lavoro. E tutto tace

ROMA – Il 2015 si è appena concluso e ma come questo anno ci sono stati così tanti morti sul lavoro, tanto che se ne è accorta pure l’Inail che negli ultimi 10 anni aveva parlato di calo costante delle morti sul lavoro (siamo sicuri che ci sia mai stato o forse è più un problema di riconoscimento degli infortuni mortali).

L’Osservatorio Indipendente di Bologna diretto da Carlo Soricelli, ex operaio metalmeccanico in pensione, che fa un lavoro straordinario monitorando tutti i morti sul lavoro ci sono in Italia, ci dice che nel 2015 ci sono stati oltre 1400 morti sul lavoro (stima minima). Bene ha fatto Sua Santità Papa Francesco a dire “Mai più operai morti sul lavoro”.

E bene ha fatto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ricordare nel suo discorso di fine anno che c’è “chi in nome del profitto calpesta i diritti più elementari, come accade purtroppo spesso dove si trascura la sicurezza e la salute dei lavoratori”.

Ma nonostante tutto ciò, non mi pare che il dramma delle troppe morti sul lavoro sia una delle priorità del Governo Renzi. In un Paese che si definisce civile, il tema della sicurezza sul lavoro sarebbe al primo posto nell’agenda politica di qualsiasi governo. Le morti sul lavoro sono tornate ad essere relegate, quando va bene, nelle notizie brevi  dei quotidiani e nei titoli di coda dei tg, e questa non è una bella cosa. Figuriamoci per gli infortuni e gli invalidi sul lavoro, di cui quasi nessun mezzo d’informazione parla.

L’associazione Articolo 21, cinque anni fa lanciò un appello al mondo dell’informazione, a cui avevo aderito convintamente insieme a tanti altri, perchè le morti sul lavoro non venissero più chiamate con il termine “morti bianche” e “tragiche fatalità”.

Rilancio questo appello:

“Sono due termini che ci offendono, e offendono in particolar modo i familiari e la memoria dei morti sul lavoro. Queste morti non sono mai dovute al fato o al destino cieco e beffardo, ma perchè, in molti luoghi di lavoro, non vengono rispettate neanche le minime norme per la sicurezza sul lavoro. Queste non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti, ma sono morti sporche, anzi sporchissime!!! In queste morti c’é sempre un responsabile, a volte più di uno. E’ anche partendo dal linguaggio che si combatte una battaglia di prevenzione e per la sicurezza. E chiediamo ai mezzi di comunicazione anche di tornare ad accendere i riflettori su questo bollettino di guerra quotidiano. Affinchè il tragico contatore dei morti, degli infortunati, degli invalidi si possa finalmente arrestare”.

Inoltre, vorrei rivolgere un invito alla riflessione su questa domanda:

Come mai ogni anno (i dati sono disponibili solo dal 2010), circa 500 infortuni mortali sul lavoro non sono stati riconosciuti come tali dall’Inail?

Questa è una domanda che i mezzi d’informazione avrebbero l’obbligo morale di fare all’Inail, perchè, la mia impressione è, che ci sia un problema di riconoscimento degli infortuni mortali sul lavoro.

Da questa tabella si evince quanto segue:

Anno 2010: Denunce per infortunio mortale 1501, infortuni mortali riconosciuti 997, in istruttoria 2

Anno 2011: Denunce per infortunio mortale 1387, infortuni mortali riconosciuti 895, in istruttoria 0

Anno 2012: Denunce per infortunio mortale 1347, infortuni mortali riconosciuti 851, in istruttoria 5

Anno 2013: Denunce per infortunio mortale 1215, infortuni mortali riconosciuti 710, in istruttoria 2

Anno 2014: Denunce per infortunio mortale 1107, infortuni mortali riconosciuti 662, in istruttoria 26

Ci sarà anche un calo delle denunce di infortunio mortale che arrivano all’Inail (non nel 2015), ma stranamente non calano drasticamente gli infortuni mortali sul lavoro che non vengono riconosciuti come tali dall’Inail.

Come mai?

Questo credo che un ente pubblico dovrebbe spiegarlo.

L’ennesima vergogna di cui nessuno parla, è il fatto che se uno muore sul lavoro e non aveva nè  moglie nè figli e non contribuiva al mantenimento dei genitori ha diritto al solo assegno rimborso spese funerarie, che dal 1° luglio 2015 l’importo è 2.136,50.

Poco più di 2000 euro per la morte di un lavoratore, è una beffa, una cosa scandalosa.

Tutto dipende da una legge il TU 1124/65, una legge di 50 anni fa, che nonostante i continui richiami a modificarla, per dare degli indennizzi dignitosi ai familiari di chi muore sul lavoro, non è stata mai raccolta dal mondo politico.

L’Inail ha ogni anno un avanzo di bilancio, e questi soldi invece di essere spesi per aumentare le rendite da fame agli invalidi sul lavoro e gli indennizzi ai familiari delle vittime sul lavoro, vengono depositati presso un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato, e usati dallo Stato Italiano per ripianare i debiti: E’ UNA VERGOGNA.

Quei soldi non sono del Governo, ma sono soldi versati dalle aziende.

Il cosiddetto “tesoretto Inail” ammonta a ben 27 miliardi di euro. 

Possibile che non ci sia nessuno che dica qualcosa di fronte a queste vergogne?

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