Il crollo del petrolio all’ombra della rinascita iraniana

ROMA – La prima conseguenza delle tensioni tra Arabia Saudita e Iran è stata l’abbassamento del costo del petrolio per i compratori europei.

L’Arabia Saudita ha perso la sua influenza sulle quotazioni petrolifere nell’Opec anche a causa dell’aumento della produzione di greggio statunitense che, secondo gli analisti, supererà nel giro di pochi anni quella saudita. Inoltre, la fine delle sanzioni sul nucleare iraniane e il conseguente ingresso sul mercato petrolifero, minaccia la supremazia saudita tra gli esportatori di petrolio.

Agli inizi di gennaio, il Brent* ha raggiunto i 35 dollari al barile, un dato che non si vedeva da circa undici anni. Il prezzo del greggio statunitense è sceso del 3,3 per cento, arrivando a 34,7 dollari al barile.  Ma perché questa drastica diminuzione di prezzo?  L’Iran dopo anni di sanzioni sta tornando in pista sui mercati globali. Ciò farà sì che la disponibilità di petrolio aumenti incrementando notevolmente la concorrenza.

La decisione dell’Opec, che a dicembre ha deciso di non tagliare la produzione petrolifera per sostenere i prezzi, fa credere che difficilmente dopo l’ingresso dell’Iran si troverà un accordo tra i paesi produttori per stabilire un prezzo comune.

Come se non bastasse, il settore dei servizi in Cina, principale importatore di petrolio al mondo,  sta crescendo ad un ritmo più debole del previsto. Secondo gli analisti, un crollo delle importazioni cinesi potrebbe portare il greggio statunitense a 25 dollari al barile. Un’altra cattiva notizia per il petrolio arriva dal rialzo del dollaro. Se il dollaro diventa più forte, il greggio diventa automaticamente più caro e quindi gli acquirenti esteri tenderanno a comprarne meno. Con questo scenario l’ottimismo degli investitori è venuto meno e non credono che l’Opec trovi un accordo per stabilire dei prezzi fissi.

Ora, l’Iran punta a far crescere la produzione petrolifera a 4,7 milioni di barili al giorno entro la fine del 2021, contro i 2,9 attuali quindi, gli squilibri che tale manovra dovrebbe apportare al mercato rende ancora più difficile fare delle previsioni sul futuro.

*il riferimento mondiale per il mercato del greggio

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