Tensione a Pisa. Il malcontento che Renzi non vuole vedere

ROMA – Bisogna ammetterlo Matteo Renzi non vuole vedere la realtà delle cose. Sembra quasi voltarsi altrove pur di non affrontare il malessere generalizzato che colpisce milioni di italiani.

Il premier va avanti per la sua strada noncurante di un malessere generale che si continua a respirare nel Paese. Ieri a Pisa l’ennesima protesta che il premier ha liquidato con queste parole:  «Stiamo discutendo di come Internet possa aiutare il Paese a creare competitività. È una di quelle cose su cui non ha proprio senso litigare, anzi bisogna coinvolgere più persone possibili».  

Peccato che l’Internet Day qui c’entri poco, le istanze che la protesta portava avanti, successivamente sfociata in tafferugli, non erano certo contro internet o l’avanzare delle nuove tecnologie. Tutt’altro. Il corteo era stato promosso da centri sociali, sindacati di base e collettivi universitari.  Ma non solo. Erano presenti anche i Comitati delle vittime delle banche, gli esponenti dei Cobas e dell’Usb, il sindacato di base, quelli del Movimento pisano “Prendocasa”. Insomma una moltitudine di  cittadini che oggi versano in una condizione di sofferenza, se non di agonia e che reclamano diritti sacrosanti, in primis quella dell’ascolto e del confronto. “Vogliamo arrivare al Cnr, è un pezzo della nostra città e della nostra storia. Ci devono ascoltare”, avevano detto. E’ chiaro che in un frangente drammatico come questo gli slogan contro il governo si sono sprecati. I cartelli erano abbastanza eloquenti per capire che il malessere non è poi così tanto isolato come questo governo vuole far credere. Purtroppo, come spesso capita, la rabbia ha avuto il sopravvento. Forse, come ha denunciato il consigliere regionale toscano  Tommaso Fattori è partita inopportunamente qualche manganellata di troppo, che non serviva affatto. Perfino Andrea Lattanzi, il videomaker di Repubblica.it, ne ha fatto le spese suo malgrado.

E così la violenza, che andrebbe sempre evitata in ogni sua forma, si è manifestata spostando l’attenzione dei media dalle reali istanze della mobilitazione. 

Renzi, dal canto suo, sembra voler continuare a gettare benzina sul fuoco, ignorando che tante di queste persone hanno per lo meno il diritto di essere ascoltate e non represse con la forza, come di consueto avviene.  Ma anche questo ormai fa parte di quella modernità renziana, epilogo di una rottamazione mai terminata. Insomma, al peggio non c’è mai fine.

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