Alitalia. Tre sindacati resistenti, lavoratori più demoralizzati

Usb, Anpac e Anpav non ci stanno e confermano lo sciopero per il prossimo 22 settembre

ROMA –  Tira un’aria sempre più sinistra in casa Alitalia. Ieri sera i sindacati confederali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo hanno firmato un accordo e di conseguenza la revoca dello sciopero proclamato per il 22 settembre. Al contrario le sigle autonome Anpac, Anpav e Usb, che tra l’altro hanno maggiori numeri di rappresentatività, hanno confermato la mobilitazione dopo aver rotto il tavolo negoziale con la compagnia aerea. Una scelta che Cramer Ball ha definito “una pura follia”. Eppure soli pochi giorni fa proprio la Filt Cgil aveva chiesto all’azienda di risolvere i problemi aperti sul futuro dell’impresa a partire dall’andamento economico, stato finanziario, piano industriale, investimenti e impatto sul lavoro. Una preoccupazione del tutto fondata considerando che dal 2008, anno della crisi e della cordata dei “capitani coraggiosi”, Alitalia ha perso ben 10 mila posti di lavoro.

Oggi il nocciolo dell’attuale situazione riguarda una serie complessa di questioni tecniche che vanno dallo stato dei licenziamenti degli assistenti di volo, al mancato rispetto dell’esonero dal lavoro notturno, le violazioni contrattuali sulla composizione degli equipaggi e  la cessione di attività a vettori extracomunitari. Ma non solo. Le cose da discutere sono davvero tante e si trascinano da anni anche perchè  dopo il fatidico 2008 i diritti dei lavoratori si sono sempre più assottigliati trasformandosi in vere e proprie incertezze e paure, anche se qualcuno tenta di  spostare l’attenzione sulle concessioni di viaggio, quasi fosse il problema madre, di cui di fatto solo i pendolari usufruiscono, ma solo nel caso in cui l’aereo abbia dei posti invenduti.  Insomma, non è escluso che il piano Alitalia sia molto più articolato e lapidario. D’altra parte azienda e sindacati compiacenti ci hanno ormai abituato a tutto,anche a un ipotetico restyling complessivo del personale, specie quello di cabina. Una mossa che in un solo colpo potrebbe eliminare i lavoratori, magari quelli più anziani, per poi  rimpiazzarli con giovanissime “risorse umane”, attraverso contratti a breve termine low cost.  Altrimenti perchè Ball dovrebbe continuare a  rammentare il fatto che Alitalia perde 500.000 euro ogni singolo giorno? Perchè si continua a dire che questi lavoratori sono ancora dei privilegiati? Tutto ha l’aria di un déjà-vu.

Una cosa è certa: il proficuo percorso di relazioni industriali, come ventilavano i sindacati confederali in vista della cosiddetta ‘fase due’ del piano industriale alla quale sta lavorando Ball, potrebbe miseramente sfumare. 

Ball  ha scritto addirittura una mail a tutti i lavoratori del gruppo manifestando la propria preoccupazione per uno sciopero che “provocherà un danno economico molto rilevante per la  compagnia e creerà gravi disagi a decine di migliaia di nostri clienti. E, soprattutto, metterà a rischio il futuro sviluppo di Alitalia’’. Insomma, il messaggio è chiaro non scioperate o ve ne pentirete. Non a caso i lavoratori sono sempre sotto la lente d’ingrandimento e il Mondo è pieno di delatori.

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