Vitalizi. Con la proposta dei 5 Stelle risparmi nel 2060

Nel corso della discussione sulle misure relative ai trattamenti previdenziali dei deputati si sono contrapposte due idee differenti sulla entità e qualità delle modifiche da effettuare. Visto che, in maniera piuttosto singolare, non sono riuscito a reperire confronti tra gli effetti economici delle due proposte ho ritenuto  doveroso imbracciare carta, penna e calcolatrice e procedere all’analisi degli impatti.

Il risultato che emerge è che la proposta del Movimento 5 Stelle produrrebbe un taglio delle pensioni dei parlamentari quantificabile in misura pari a circa lo 0,6 per cento annuo per ciascun deputato colpito dal taglio. Va notato  però che tali tagli avverrebbero, in misura reale, solo a partire dal momento in cui i deputati neo eletti della Legislatura in corso compissero in un buon numero, il 65esimo anno di età, ciò avverrebbe tra circa 30-35 anni e il risparmio intanto sarebbe, sostanzialmente, pari a zero.

La proposta  approvata in Ufficio di Presidenza comporta invece un risparmio pari a 7,5 milioni di euro nei prossimi 3 anni e poi zero, torna tutto come prima.

Tra 30-35 anni, quando si comincerebbero a verificare i risparmi derivanti dalla proposta del Movimento 5 Stelle, si comincerebbe a ridurre la differenza con il risparmio che si verificherà nei prossimi 3 anni. Per “recuperare” tale risparmio sarebbero necessari altri dieci anni.

Quindi la proposta del Movimento 5 Stelle raggiungerebbe risparmi pari a 7,5 milioni di euro complessivi all’incirca nel 2061, anno più anno meno cambia davvero poco, mentre la norma adottata dall’Ufficio di Presidenza comporta il medesimo risparmio complessivo nei prossimi 3 anni. La proposta del Movimento 5 Stelle comporta però risparmi strutturali pari a circa 1,6 milioni annui dal 2062 al 2066 e 2,2 milioni annui dal 2067 in poi.

La proposta approvata in Ufficio di Presidenza

Viene istituito un contributo di solidarietà sui vitalizi attualmente in pagamento. L’entità del contributo è pari al 10% per la quota da 70mila a 80mila euro annui, del 20% da 80mila a 90mila euro, del 30% da 90mila a 100 mila euro e del 40% per la quota superiore ai 100mila euro annui.

Il contributo resterebbe in vigore per tre anni dopodiché si tornerebbe alla situazione precedente. Il risparmio sarebbe pari a 2,5 milioni di euro annui, pari a 7,5 milioni nei tre anni di vigenza del contributo.

Colpiti dall’operazione sarebbero quindi i deputati titolari di vitalizio di entità superiore a 70mila euro annui mentre nulla cambia per i deputati che sono incappati nella riforma del 2011 che ha abolito i vitalizi sostituendoli con una pensione integralmente contributiva.

La proposta del Movimento 5 Stelle

Prevede l’equiparazione totale del calcolo della pensione dei deputati a quella dei contribuenti Inps.

Le differenze che verrebbero eliminate sarebbero, in particolare:

[if !supportLists]-          [endif]Maturazione del diritto a pensione ad una età più favorevole rispetto ai contribuenti Inps. La norma attualmente in vigore prevede l’accesso a pensione con 5 anni di contribuzione all’età di 65 anni per i deputati e di 70 anni per i contribuenti Inps, verrebbe spostata la decorrenza dell’assegno dei deputati al compimento del 70esimo anno di età.

[if !supportLists]-          [endif]Applicazione dei coefficienti di trasformazione previsti dall’Inps anche ai deputati. Le pensioni calcolate col sistema contributivo vengono calcolate applicando una percentuale prevista dalla norma al totale dei contributi del pensionando. Tali coefficienti attualmente differiscono, per i deputati è previsto all’età di 65 anni un coefficiente del 5,62 per cento, per i contribuenti Inps, sempre 65enni, si applica il 5,326 per cento.

Come e quando si verificano i risparmi

Un esempio ci chiarirà il meccanismo. Prendiamo il caso di un deputato oggi 30enne che maturerà il diritto a pensione a settembre 2017, con il sistema attualmente vigente percepirebbe una pensione di circa 11mila euro annui lordi a partire dal 2052, tra 35 anni, e continuerebbe a riscuoterla vita natural durante. Con il modello proposto dai Cinque Stelle il medesimo deputato non percepirebbe più l’assegno dai 65 anni ma dai 70 ma, applicandosi al suo montante contributivo il coefficiente di trasformazione dei 70enni previsto dall’Inps, oggi pari al 6,378 per cento percepirebbe un assegno di quasi 12.500 euro annui  (per la precisione 12.483 euro). Quindi si creerebbe un risparmio derivante dalla mancata erogazione della pensione tra il 2052 ed il 2056 seguito da un aumento dei costi per gli anni dal 2057 in poi.

Se il deputato fosse particolarmente longevo ciò comporterebbe un aumento dei costi, ma con una data di inizio di tali costi posticipata di cinque anni. Con una aspettativa di vita media che potremmo ipotizzare a 86 anni si verificherebbe invece un certo risparmio.

In particolare per il deputato dell’esempio avremmo un risparmio complessivo, ovvero una minore erogazione complessiva di pensione, pari a poco meno di 30mila euro, risparmio che si creerebbe negli anni dal 2052 al 2056 e verrebbe poi eroso negli anni dal 2057 al 2073.

Standardizzando il risparmio nei 22 anni in cui la proposta avrebbe i suoi effetti si avrebbe quindi un risparmio medio di circa 1.350 euro annuali a partire dal 2052 e fino al 2073.

Applicando tale grandezza standardizzata ai circa 400 deputati neo eletti della presente Legislatura si avrebbe quindi un risparmio annuo di circa 540mila euro annui dal 2052 al 2056, pari a circa 2,7 milioni di euro, tale risparmio annuo si raddoppierebbe dal 2057 al 2061 con l’arrivo a pensione dei deputati della prossima Legislatura.

Nel corso del 2061 i risparmi derivanti dalla proposta 5 Stelle raggiungerebbero e supererebbero i risparmi previsti dall’applicazione del contributo di solidarietà nei prossimi 3 anni e raggiungerebbero gli 8 milioni.

Tra il 2062 ed il 2066 si avrebbero risparmi ulteriori pari a circa 1,6 milioni di euro annui. Nel 2067 si raggiungerebbe a pieno la quota di risparmio strutturale e permanente pari a circa 2,2 milioni di euro annui.

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