Pillole di saggezza. Andrea Camilleri: “Topalbano? Meglio del Nobel”

Come aveva accettato di partecipare, nel giugno scorso, all’ultima puntata di Carta bianca, il programma che Bianca Berlinguer ha strappato alla Rai dopo aver ceduto la direzione del TG3, così Andrea Camilleri, classe 1925, non ha mancato di farsi intervistare in diretta dalla figlia di Enrico Berlinguer nella prima puntata della nuova stagione.  

Ha pazientemente aspettato fin quasi alla mezzanotte che venisse il suo turno, e sprofondato nella poltrona del suo studio nella casa di via Asiago, dirimpettaia della sede storica della Rai, si è “visto” quanti l’hanno preceduto: il ministro della scuola, quello della giustizia, un acuto giornalista di grido (Ezio Mauro) una saccente segretaria di partito (la Meloni) e altri ancora. 

Dire che ha “visto” è improprio perché Camilleri, ahimè, è diventato cieco, e quindi la televisione non la vede ma la ascolta, così come i suoi ultimi due libri non li ha scritti di suo pugno ma li ha dettati a una provvidenziale collaboratrice, Valentina Alfieri. 

Alle domande di Bianca Berlinguer, visibilmente emozionata di avere un ospite di tale calibro, Camilleri ha riposto con la sua ben nota serenità d’animo. Ormai lo conosciamo, se c’è da dire bene di qualcuno o di qualcosa non si risparmia, se c’è da criticare, glissa e si nasconde dietro la sua ben nota ironia. Molte domande, anche impertinenti, poche parole nelle risposte, ma tanta saggezza in pillole: se ne potrebbe fare una confezione da pacco-famiglia.

Lei ha appena compiuto gli anni. Cosa significa avere 92 anni oggi?

“Voglio rassicurare tutti quelli che hanno l’età mia che a 92 anni si vive esattamente come quando se ne avevano 91: nessuna differenza”.

Che ne pensa della politica nell’Italia di oggi?

“La politica in Italia è morta con la scomparsa di Aldo Moro. Quelli erano uomini politici, lui come De Gasperi, Nenni, Amendola e, se permette, suo padre”. 

Lei è sempre comunista?

Da ragazzo, come tutti, ero iscritto alla GIL, la gioventù Italiana del Littorio. Del resto, mio padre era stato “Marcia su Roma”, anche se dalla Sicilia il suo viaggio si fermò a Napoli. Più tardi fui folgorato dalla lettura di un libro di Malraux e mi scoprii comunista. Cosa vuole che sia oggi, alla mia età: non c’è più il partito ma restano i suoi ideali”.

Come vede questa vigilia di elezioni amministrative in Sicilia?

“Per quanto sia siciliano, non mi sono interessato, non conosco i candidati, non parteggio per nessuno. Per me è come fossero elezioni in Scozia”.

E dell’attuale classe politica cosa pensa?

“Posso appellarmi al quinto emendamento della costituzione americana? O, se preferisce, alla facoltà, prevista dal nostro codice, di non rispondere? ”.

Come fa a scrivere dopo la perdita della vista?

Mi aiuta la mia lunga esperienza di regista teatrale. Costruisco nella mia mente le situazioni che devo descrivere come su un palcoscenico: un personaggio qui, un altro alla sua destra, dietro un fondale. La memoria mi assiste ancora, così riesco a ricordami quello che ho dettato e posso andare avanti nella narrazione senza ripetermi”.

Come George Simenon con il suo commissario Maigret, così anche Camilleri, nelle storie di cui è protagonista Salvo  Montalbano, mette ogni giorno il suo commissario a tavola, a pranzo al ristorante o a cena in casa, davanti a vere leccornie della cucina siciliana. 

E’ un modo per rivalersi della frugalità alla quale lei invece è condannato a motivo dell’età?

“E’ vero: a tavola Montalbano mi riscatta. Ma non sarà sempre così: un giorno o l’altro, dopo una gran mangiata, gli faccio venire un bel mal di pancia. Aspetto solo l’occasione”.

Le faccio vedere una fotografia di Berlusconi al supermercato, dove appare molto dimagrito. Lo invidia?

“Io invidiare Berlusconi? Ma neanche per sogno, non perché è dimagrito né per tutto il resto. Vogliamo scherzare?”

Che cosa è per lei la scrittura?

“C’è chi dice che scrivere è faticoso, addirittura doloroso. Per me la scrittura è solo gioia, soddisfazione, divertimento. Ho sempre scritto, prima per il teatro, ora per la narrativa E andrò avanti finché mi sarà possibile”.

C’è un grande scrittore che lei invidia’

No, non invidio nessun grande scrittore, anche perché io non sono un grande scrittore ma un narratore, o meglio un cantastorie. I grandi scrittori sono altri”

Philip Roth ha annunciato che non scriverà più…

“Affari suoi. Io non mi sento di dare annunci del genere”.

Presto uscirà un suo libro di ricordi di gioventù…

“Ah, quelli non mancano, anche perché da quando ho perso la vista i ricordi si sono fatti più nitidi”.

La Walt Disney si è ispirata ai suoi libri per il personaggio di Topalbano. Le ha dato fastidio?

“Al contrario mi ha fatto molto piacere. D’altronde, fin dall’età di sette anni sono socio del Club di Topolino, e sapere che oggi c’è anche un Topalbano_mi ha inorgoglito come avessi vinto il premio Nobel per la letteratura”. 

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