“Costituenti al lavoro”: le affascinanti madri della Repubblica. Recensione

Il primo provvedimento che riconosceva il diritto di voto alle donne, firmato dal Presidente del Consiglio Bonomi il 23 gennaio del 1945, fu fortemente voluto da Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti.

L’Italia era tra le ultime nazioni a riconoscere questa prerogativa alle esponenti del cosiddetto “sesso debole” e tra i partiti era fortissima la preoccupazione che non fossero interessate alla questione: la paura del loro astensionismo portò la Consulta nel 1946 a dichiarare il voto obbligatorio. Tuttavia il 2 giugno di quello stesso anno le donne votarono in massa: erano 12 milioni, pari all’89% della popolazione femminile e al 53% del corpo elettorale. Gli uomini si recarono ai seggi in 11 milioni. Su un totale di 556 deputati furono elette 21 donne: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista e 1 dell’Uomo qualunque. 

Fu l’inizio di un percorso storico del quale la Fondazione Nilde Jotti ci documenta, in maniera godibile e chiara, con il saggio edito da Guida “Costituenti al lavoro. Donne e Costituzione 1946-1947”. Ventuno affascinanti biografie che restituiscono la sensibilità dell’epoca, i traguardi e le conquiste che queste madri della Repubblica ci hanno lasciato in eredità. Le 21 donne alla Costituente si chiamavano Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta  Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa  Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. 

Nella prefazione Livia Turco cita una frase della scrittrice Sibilla Aleramo: “Si dovevano toccare gli abissi dell’orrore e della tragedia perché gli uomini si convincessero a chiedere l’aiuto delle donne nella società e nella politica”. E, infatti, ciò che salta gli occhi leggendo le vite delle Costituenti è la scelta di combattere l’Italia del dramma partecipando alla lotta partigiana, dopo aver imboccato la strada anticonformista dell’istruzione, forti di un naturale legame con il popolo, arrivate in Parlamento per impedire che qualsiasi dittatura si proponesse. Erano motivate dalla definizione di un assetto democratico e valori umani egualitari e, pur avendo diversa formazione, seppero costruire tra loro una formidabile alleanza per incidere nella Costituzione, inscrivendovi anche una nuova realtà per la donna, nuovi rapporti familiari, nuovi diritti sociali, civili e politici.

Il libro ci racconta anche il privato di queste madri della Repubblica: avvincenti i ritratti delle più conosciute come Nilde Jotti, ma anche quelli di cui, a torto, si parla meno.  Nell’ultima parte troviamo gli atti originali delle sedute della Costituente, a completamento esaustivo di un quadro che illumina sulla nascita faticosa di quei diritti che oggi parrebbero assodati, ma vanno protetti con uguale cura. “ Le Costituenti” parla di lavoro, parità salariale, tutela della maternità, figli legittimi e illegittimi: Angelina Merlin, la cui fama è legata all’abolizione della prostituzione legalizzata in Italia, fece ad esempio cancellare l’ottocentesca dizione N.N. dai documenti d’identità, sinonimo di bastardo. “Costituenti al lavoro. Donne e Costituzione 1946-1947” è un testo storico basilare per conoscere la nascita della democrazia paritaria, argomento tuttora imprescindibile e non esaurito.

Fondazione Nilde Jotti. “Costituenti al lavoro. Donne e Costituzione 1946-1947”. Guida Editori. Pagine 355. Euro 20

Condividi sui social

Articoli correlati