Cambia il clima e l’alimentazione. Ecco cosa mangeremo nel futuro

Il clima sta mutando. La Terra si fa sempre più affollata. E con una popolazione globale che supererà i nove miliardi e mezzo di esseri umani entro il 2050, anche la nostra alimentazione è destinata a cambiare. Si parla spesso di cibi esotici come gli insetti, ma uno dei più promettenti alimenti del futuro è già diffusissimo sulle tavole degli italiani: l’Opuntia ficus-indica, o fico d’india.

Un cactus di origine messicana coltivato da secoli anche nel bacino del Mediterraneo, che per efficienza-idrica, resistenza all’inquinamento atmosferico e proprietà nutrizionali rappresenterà una risorsa straordinaria in moltissime aree semi-desertiche nel pianeta;e che,visti i cambiamenti climatici ormai in atto, rischia di diventare sempre più comune anche nei nostri piatti. A sostenerlo è un libro realizzato dalla Fao e dall’agenzia no profit Icarda, che mette in luce l’importanza straordinaria – e in buona parte ancora inesplorata – che potrebbe rivestire il fico d’India nell’alimentazione umana e nell’allevamento.

“Il fico d’india è una pianta che ha una resa straordinaria nelle regioni aride”, il merito è del suo particolare metabolismo, in qualche modo invertito rispetto alle piante tradizionali: apre infatti i suoi stomi durante la notte, effettuando gli scambi gassosi necessari per la fotosintesi quando le temperature sono più miti e l’umidità è maggiore, e corre quindi meno rischi di perdere liquidi a causa dell’evaporazione, è inoltre in grado di incamerare l’acqua in eccesso nelle sue pale, e di sopravvivere anche con precipitazioni sporadiche.

Se pensiamo alla barbabietola, una delle piante più coltivate per produrre mangimi, il fico d’india richiede ben l’80% di acqua in meno a parità di biomassa, cioè per produrre la medesima quantità di foraggio.

Se parliamo di alimentazione, per noi italiani il fico d’India è sinonimo dei suoi frutti. Ma nella zona d’origine, il Messico, viene consumato anche come verdura. Ci si preparano insalate, zuppe e frittate, e sono dotate di proprietà nutritive ottimali, simili – spiega l’esperto – a quella della nostra fagiolina. Altra capacità sorprendente è infine quella di assorbire altissime quantità di CO2

Circa cinque tonnellate di anidride carbonica per ettaro di coltivazione, uno dei valori più alti tra le specie vegetali conosciute. E non solo, perché il fico d’India fa anche di più: tollera un ambiente con alte concentrazioni di anidride carbonica, e anzi vi prospera. Anche negli scenari più ottimistici una pianta del genere potrebbe risultare utile a sfamare 2 miliardo di esseri umani che vivono in zone aride.Guardando poi a scenari peggiori in cui i cambiamenti climatici potrebbero colpire duramente anche l’Europa ed il bacino del Mediterraneo,il fico ds’India potrebbe divenire fondamentale anche alle nostre   latitudini.

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