Interviste nell’al di là. Cleopatra e Marylin Monroe? Gli uomini non le meritavano

Tutte le religioni diffuse sulla terra prevedono l’aldilà perché, fin dai tempi più antichi,  l’uomo ha sentito la necessità di poter aspirare ad una  vita meno breve e travagliata di quella che trova venendo al mondo. Chi in un modo chi in un altro, tutti i religiosi preposti alla diffusione della fede  hanno ammonito l’umanità: “Vivi in questo mondo secondo le buone leggi e sarai premiato nell’altro”. Ma nessuno ha potuto controllare, se veramente c’è un aldilà.

Chi c’è andato non è tornato a riferire, crederci è, dunque, una questione di fede. Eppure, sarebbe straordinario poter guardare con i nostri occhi cosa succede dopo la partenza da questa valle di lacrime e soprattutto tornare per raccontarlo. 

Anni fa siamo andati sulla Luna a lasciare orme sulla sabbia, un giorno andremo  su Marte, possibile che non si possa fare un viaggio  di andata e ritorno nell’altro mondo?  Sarebbe fantastico! Passando  dall’altra parte della nostra vita terrena, si potrebbe controllare  se è come ci hanno sempre detto e cioè che i buoni stanno su, i cattivi stanno giù e quelli così così stanno in mezzo. Anche  il padre Dante  aveva avuto la pensata. Per partire si può chiedere alla Nasa, il problema è tornare. Dobbiamo studiare come. Intanto, pensiamo chi  mandare.

Un organismo internazionale riconosciuto da tutta l’umanità potrebbe fare  un concorso planetario per scegliere uno fra i tanti candidati all’impresa. Fra più di sette miliardi di individui oggi al mondo va cercato il più adatto.  E’ importante la sua professione, molte sono  da escludere: un  ingegnere, una volta dall’altra parte, si appassionerebbe soprattutto  alla circonferenza delle sfere celesti. Un avvocato guarderebbe soprattutto all’aspetto giuridico dei rapporti fra le diverse classi di trapassati e troverebbe  spunti per cause, quelle si, davvero eterne. Un uomo politico  cercherebbe subito il consenso e fonderebbe uno o più partiti. Un militare  si troverebbe fra  milioni di colleghi, da Gengis Khan  in giù, e non saprebbe decidersi con chi allearsi e chi combattere. Un medico non troverebbe corpi da curare ma solo anime da consolare. Un prete, dunque? Manco a parlarne: di sacerdoti è pieno il mondo, uno solo non li rappresenterebbe tutti. Con  chiunque, un papa, un rabbino, un imam, un monaco buddista, un induista nascerebbe un conflitto di interessi. 

Fondamentale è che chi andrà  dall’altra parte, quando torna, sappia riferire a chi è rimasto sulla terra. L’ideale uno scrittore, meglio un giornalista. Eccomi! Mi candido io, vado e torno. Farei uno scoop universale, da riempire tutti i giornali, tutte le televisioni, tutto il web. E lo farei gratis, anche se ho già in mente alcune interviste che sarebbe un peccato non farsele pagare. Le domande? Una sola per ognuno degli interpellati, loro hanno tempo da perdere ma sono in tanti, miliardi di miliardi. Faccio degli esempi partendo dai classici. 

A Giulio Cesare chiederei  se davvero quella mattina delle Idi di Marzo, in Senato, non aveva subodorato nulla della congiura che  portò il figlio Bruto a prenderlo a pugnalate? Ma l’intelligence romana dormiva?

A Cristoforo Colombo chiederei se, come aveva detto alla regina di Spagna, era sicuro  che oltre le  Colonne d’Ercole davvero ci fosse l’America o come la si vuol chiamare. “Un po’ hai bluffato, eh, il mio caro Cristobal Colon! E da bravo genovese hai puntato sugli  sghei”. Comunque, gli è andata bene.

Saltando da una nuvola all’altra, secondo l’iconografia corrente,  incontrerei Albert Einstein. Come non chiedergli: “Professore, ma quassù lei senza dubbio si sta annoiando a morte, oppure  ha trovato qualcosa di importante  da scoprire anche qui, dove  non c’è, come dire, materia prima, anzi di materia non ce n’è affatto?”. 

Ingegner Guglielmo Marconi, lei si immaginava che dalla sua invenzione sarebbero derivati certi programmi televisivi e quel mostro  della Rete?  A Enrico Fermi: “Ha visto che ha combinato?” Lei mi risponderà di aver solo partecipato alla scoperta dell’energia nucleare e di non sentirsi responsabile di come è stata usata in guerra. Lo stesso  potrebbe dire  Alfred Nobel: l’aver inventato la dinamite non lo fa colpevole per tutte le vittime provocate dalle esplosioni in guerra, negli attentati, nei fatti  criminosi.  In vita se n’era comunque pentito e, come espiazione, creò il premio internazionale che porta il suo nome. ”Lei segue da quassù a chi vanno ogni anno i premi Nobel? Condivide sempre le decisioni della Reale Accademia svedese?”. 

Antonio Meucci, che non aveva i soldi per brevettare la sua invenzione, e tutto il merito e la fama andarono a mister Bell, cosa ne pensa degli smart phone di oggi?  Gli è andata, comunque, meglio che a Emilio Salgari che gli editori tenevano a stecchetto mentre i suoi romanzi andavano a ruba e  dal dolore si ammazzò. Vi sembra giusto? Questo chiederei, una domanda ovviamente postuma, ma doverosa.

Ad Attila domanderei se non ritiene esagerata la fama di “flagello di Dio” che ha lasciato sulla terra, forse non è stato tanto cattivo. C’è chi ha fatto di peggio: Hitler, Stalin, Pol Pot, Pinochet e altri come loro, ma questi non li intervisterei, spero solo che abbiano avuto la pena eterna che si meritano

Un po’ di gossip non guasta. A Romeo e Giulietta chiederei: ma perché avete combinato quel pasticcio che vi ha portato a morte tutti e due? Non potevate essere più prudenti? D’accordo che sulla vostra pelle un furbo poeta inglese ci ha ricamato una storia d’amore che pare immortale. E per rimanere in argomento, a  don Lisander Manzoni : davvero se l’aspettava  tanto successo con la sua “Storia milanese del XVII secolo”,  in fondo un po’ noiosetta? 

  A Cleopatra, regina d’Egitto: ma che ti è venuto in mente di farti mordere, proprio li, da una vipera? Nessun  uomo merita tanto sacrificio, nemmeno il bell’Antonio. Lo stesso direi a Marylin Monroe: non ci si impasticca neanche per un Kennedy! Guarda Penelope, ha aspettato dieci anni senza spazientirsi e quando quel bel tomo di Ulisse si è ripresentato, dopo dieci anni via da casa, è stata tutta sorrisi, baci e carezze. Questo le chiederei: “Ma non gli hai dato anche uno schiaffone, che se lo sarebbe meritato?”. 

Ecco li Maria Antonietta, la sfortunata regina di Francia che perdette la testa nella rivoluzione più famosa al mondo. Le chiederei: “Ma davvero se n’è uscita con  la frase sulle brioches che i parigini avrebbero dovuto mangiare al posto del pane che scarseggiava?”. Lo sostengono gli storici, ma sembra sia una delle prime fake news della storia. A Giacomo Casanova: ”Delle migliaia di donne che si dice abbia sedotto, almeno una l’ha amata davvero? Può fare un nome?” 

Un “annoiato speciale” deve essere Napoleone: qui non ci sono francesi da infiammare né inglesi da combattere. Non oso chiedergli nulla, mi basta il suo sguardo corrucciato come risposta. Ah, questi francesi…

Ma quello è Michelangelo! “Lo sa, Maestro, che la sua Cappella Sistina è visitata ogni giorno da migliaia di turisti con il naso all’insù  che capiscono poco di quello che vedono, e tanto meno della fatica che è costata al suo autore?”. Come niente mi arriverebbe una rispostaccia impubblicabile.

Un altro illustre trapassato, alquanto corrucciato, nonostante dovrebbe sentirsi in qualche modo a casa, avendo descritto  con precisione il Paradiso dei buoni, l’Inferno dei cattivi e il Purgatorio di quelli così così, è l’Alighieri, al quale  non posso non chiedere di Beatrice: “Ma era davvero così bella e impossibile? E per tentare di conquistarla c’era bisogno di comporre un’intera Divina Commedia di  99 canti, che da sempre affligge i liceali? Non te la potevi cavare, non dico con un rap, ma un sonetto, una ballata, una canzone?  Parlane  con Fabrizio De Andrè, se lo incontri”. 

Di queste “interviste impossibili”, come si dice oggi, ne farei  a centinaia, a migliaia perché “quelli che furono” hanno voglia di parlare: principi o villani, ricchi o poveri in canna, potenti o miserabili, tutti  quando si trovano davanti un giornalista venuto da lontano apposta per intervistarli amano chiacchierare che non gli pare vero. E nessuno che ti chieda di leggere prima quello hai scritto, come fanno certi politici del mondo d’oggi. In quell’altro mondo si fidano di più, non vedono nel giornalista un pericolo per la loro carriera. Ormai  l’hanno fatta, chi l’ha fatta. Gli altri, sconosciuti in cielo come in terra,  non protestano. Sono una maggioranza  quanto mai silenziosa.  Anche loro meritano un’intervista impossibile,  ma sono tanti, li devi cercare dappertutto, il tempo per loro non esiste mentre l’inviato speciale deve mettersi a scrivere e ha fretta di tornare sulla terra, Sempre che ne trovi il modo.

 

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