Libri. “Il mio palinsesto 2” di Laura Bortolozzi. Recensione

Dopo la prima esperienza con il titolo IL MIO PALINSESTO, in cui Laura Bortolozzi, l’autrice, si racconta e ci racconta pezzi di storia della propria vita e insieme della TV, alternandoli con deliziosi aneddoti, è uscito in libreria il secondo volume con il titolo: IL MIO PALINSESTO 2 edito da. Pagine godibili che evidenziano la fluidità mentale di Laura che attraversa il mare della propria vita in maniera consapevole e ironica. 

“Senza occhiali, alle 7,30 di un caldo mattino di agosto…”. Inizia così, dopo una dedica alla madre,  il secondo volume con una visita dall’oculista fra operatori che non sono propriamente vocabolari di italiano. E poi una serie di eventi che vedono l’autrice immancabilmente con le valige di rientro dal Festival di Locarno che si svolge ogni anno in agosto e che, viene definito “un luogo più grigio di una mattonella dell’obitorio di San Giovanni a Roma”, un ospedale noto per non essere uno spazio propriamente allegro. Di nuovo le valige, su decisione del capo, una donna che riesce ad essere a tratti anche simpatica, e la ripartenza per nuovi luoghi. Laura riesce a portare anche noi in questo viaggio grazie a poche azzeccate descrizioni che ce lo rendono piacevole. Diretta, fresca, unica, come lo era stata nelle pagine del primo volume, l’autrice non si perde in inutili preamboli e arriva al nocciolo delle cose rendendo avventurosa anche la più normale delle giornate.

Il suo divertimento è genuino quando racconta le vicende della prozia della figlia che, a seguito di una caduta, è riuscita a farsi passare dal SSN una plastica facciale. In ogni pagina mette a segno un colpo vincente e riesce a costruire molto bene i personaggi, connotandoli di caratteristiche che li rendono familiari e riconoscibili. Le accelerazioni e i rallentamenti, gli improvvisi cambi di scena, la capacità di sintonizzarsi con i lettori catturano l’attenzione di chi legge, il lessico è moderno e agile e i desideri sono sorretti da una sana ironia di fondo che tarspare anche quando Laura non riesce a percepirla. Uno di questo è la voglia di girare un mediometraggio dove poter raccontare di signore e signorine d’altri tempi. “Meglio di una lettura meglio di un film, le loro facce rappresentano in pieno quello che, in tutte le occasioni cerchiamo poi di trasmettere a quelle che ipotizziamo essere le nostre generazioni future..ma sto divagando..dove sono adesso proprio non lo ricordo più…il tutto a tempo di Rock!”.

Il pensiero è rivolto poi al lavoro, dove viene cercato con grande professionalità, un equilibrio perfetto nei palinsensti. Laura tocca anche il tema della solidarietà femminile e dei rapporti fra donne, e lo fa con la consueta leggerezza senza mai abbandonare con il pensiero la propria figlia, unica donna capace di farle battere il cuore, nonostante affermi di non essere nata per fare la mamma. Un pensiero va a Rossella H’Oara e a: “Domani è un’altro giorno!” Altrettanto divertente e reale la definizione di “esperto” che ci induce a proseguire nella lettura stimolando una sana curiosità. Il motorino, il frigo, gli occhiali, divengono personaggi con un loro sguardo sugli eventi della vita fra i quali emerge l’amore per i film, i film belli, tanto belli da mozzare il fiato. 

“La libertà è qualcosa che si paga a caro prezzo se si pensa che quello sia un prezzo caro…non ho mai pensato di pagare una qualcosa più di quanto in realtà non valesse”.

Laura tocca tematiche importantissime con la spontaneità di chi è abituato a lottare la vita. Oltre a raccontarci la donna, il lavoro, l’indipendenza, la libertà, la solidarietà, la maternità, ci racconta anche il difficile cammino che fa una madre per regalare l’indipendenza alla figlia.Una grande ruota in Germania sulla quale sale con la figlia sembra il simbolo della vita, dove lei è disposta ad entrare senza pietismi, senza ricatti affettivi, consapevole della fatica, per non abbandonare la ragazzina e per darle la sicurezza necessaria per imparare a girare da sola. Una meravigliosa madre che nelle ultime righe ci dice: “…proprio questo desideravo..vederla sicura e impavida con o senza di me. Darle la possibilità di vedere tante cose e farle capire quante cose avrebbe potuto vedere..ma stavolta. DA SOLA”.

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