Torna il Drive In, novità degli anni Sessanta

Come rimedio alla chiusura delle sale cinematografiche imposta dall’emergenza del coronavirus, si parla di riaprire il Drive In a Roma e di farne di nuovi in altre città. Sarebbe una novità allettante per i giovani: vedere un film in dolce compagnia nell’intimità di un’automobile senza il rischio di contagio in platee affollate. Sembra l’uovo di Colombo: non si può andare al cinema a piedi? Andiamoci in macchina! E senza il problema del parcheggio! 

Nella Roma che si stava preparando alle Olimpiadi del 1960, una generazione, di giovani ebbe l’occasione di sperimentare quella che ci era arrivata dagli States come l’ultima americanata dell’estate. A fine agosto1957, fra i campi di Casalpalocco, un centro residenziale a venti chilometri da Roma destinato a diventare popolare, i bagnanti di ritorno da una giornata al mare di Ostia si trovarono di fronte ad uno schermo gigantesco in cemento, 540 metri quadrati, il più grande in Europa. E la sera del 25 sotto un cielo di stelle quei primi, ammirati spettatori, si godettero la proiezione in anteprima di un film che nell’inverno successivo avrebbe avuto molto successo nelle sale cinematografiche: La nonna Sabella di Dino Risi, protagonista la statuaria Silva Koscina accanto alla nonna del titolo, l’esilarante Tina Pica.

Ma non furono solo le forme della Koscina a piacere al pubblico: fu soprattutto la novità. Comodamente seduti in macchina, con i dialoghi e la colonna sonora del film che uscivano da un altoparlante (non si chiamavano ancora “casse”) agganciato al vetro semiaperto del finestrino: un vero spasso. Se poi la compagnia era particolarmente gradevole, il successo della serata era assicurato.  Anche perché chi in quegli anni aveva l’età giusta, se lo ricorda benissimo: al Drive In si andava soprattutto per “pomiciare”, come si diceva allora a Roma. Ma c’era anche chi con una macchina abbastanza grande andava con tre o quattro amici (e magari uno nascosto nel bagagliaio per non pagare il biglietto). In più c’era il divertimento di partecipare alla serata non solo da spettatori motorizzati ma da comprimari: durante l’intervallo, mentre lo schermo rimaneva buio, era una fantasia di luci quella che dai fari delle auto si proiettava sul grigio cemento, mentre un coro di clacson echeggiava da una parte all’altra della vasta platea d‘erba.  E’ forse nata così la formula di “Suoni e luci”, lo spettacolo che in quegli anni furoreggiava un’ora dopo il tramonto fra le vestigia della Roma Antica.

Il Drive In di Casalpalocco ebbe vita breve.  Quando non fu più una novità, i romani se ne stancarono e l’impianto cadde in disuso. Negli anni successivi, i suoi spazi rischiarono di diventare un supermercato o un campo sportivo, ci fu qualche tentativo di riapertura, poi solo il grande schermo di cemento rigato dalla pioggia è rimasto a ricordo. Oggi, che le sale cinematografiche sono sbarrate e chissà  quando potranno riaprire, dovendo per forza rinunciare a platee affollate si potrebbe andare tutti con la macchina (e chi ce l’ha anche con la ragazza) a un nuovo Drive In, che un gruppo d’imprenditori privati si propone di realizzare per superare la crisi delle sale, e ricorrendo alle più moderne tecnologie, che renderebbero il cinema sotto le stelle ancora più invitante. E senza mascherina!  

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