Italia al tracollo. Fate presto con le riforme, prima che torni Monti

ROMA – “Occorre fare in fretta”. E’ questo che tutta la stampa nazionale scriveva solo due anni fa, quando Mario Monti veniva supplicato da tutto il parlamento italiano e le cancellerie di mezza Europa di prendere in mano la situazione. “Il Paese rischia il collasso, faremo la fine della Grecia” scrivevano le migliori firme del Paese. Poi sono arrivate le elezioni, la crisi del Pdl, un governo transitorio affidato a Letta e un altro politico e con orizzonti che guardano lontano, nelle mani salde di Matteo Renzi. Sembra passato un secolo. 

Ora nessuno scrive più di un Paese al tracollo e nessuno titola a caratteri cubitali “Fate presto”. Forse perché ora è cambiato tutto: l’economia è in ripresa, le previsioni sono rosee e la disoccupazione sta calando proprio come il debito pubblico. Purtroppo non è così; le ragioni di un diverso atteggiamento di politici e stampa risiede nella luna di miele che in questo periodo stanno trascorrendo i tanto vituperati mercati internazionali e il nostro Premier Renzi. La realtà vera dell’azienda Italia al di là della politique politicienne, è che il Paese oggi sta molto peggio di come stava quando tutti eravamo in preda al panico e all’allarmismo: oggi un giovane su due non ha lavoro, prospettive e fiducia nella politica, i dati sulla disoccupazione sono in aumento anche per il 2015, il debito pubblico è cresciuto, le aziende sono ancora senza ossigeno e i poveri hanno toccato la soglia storica di sei milioni di persone, una vergogna per una nazione occidentale. In un Paese normale tutta la classe politica sarebbe impegnata giorno e notte alla ricerca di un piano di sviluppo per le imprese, di una riforma del mercato del lavoro che possa prevedere maggiore flessibilità in cambio di forti tutele sociali, di dare sostegno agli italiani ex classe media che hanno perso il lavoro ma che non accettano di rassegnarsi ad un futuro di povertà e sono costretti ed emigrare, come i loro nonni. 

Siamo il paese con gli stipendi (per chi ce l’ha) più bassi d’Europa e gli affitti più cari. Città come Roma o Milano hanno costi molto più alti di Berlino. Il prezzo delle assicurazioni auto e di molti farmaci di fascia C sono tra i più cari del continente. Per fortuna tutta la nostra classe politica è impegnata anima e corpo, con la presentazione di ben 7200 emendamenti, nella riforma del Senato. 

Assistiamo quotidianamente a stucchevoli battibecchi tra i vari pseudoesponenti politici ciascuno impegnato a portare acqua al proprio mulino. Un florilegio di talk show sulla politica nei quali si parla, si parla, si parla ma non si arriva mai ad una conclusione. Tutti parlano su tutti e si interrompono a vicenda per la smania di dire la loro. E gli Italiani? Guardano inebetiti, nella vana speranza che prima o poi qualcuno stacchi la spina della televisione. Ora si può nuovamente perdere tempo a discutere di quanto sia inutile l’Euro, oppure di Berlusconi ai servizi sociali oppure di quanto sia antipatica la Merkel. Temi del tutto inutili. Posso suggerirvi una tematica un po’ più frizzante? Dibattere magari di come livellare gli stipendi dei parlamentari alla media nazionale, quantomeno in segno rispetto per il popolo italiano che quegli emolumenti li elargisce attraverso le tasse e che vive un momento di crisi profonda. 

A proposito, caro Presidente Renzi, la prego, faccia presto! Ma con la riforma del Senato e la legge elettorale, così, forse, poi, si potrà finalmente occupare (ritengo ne abbia le capacità) dei problemi endemici e urgenti del nostro Paese, prima che sia davvero troppo tardi e debba ritornare Monti.

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