Referendum. Due perché per il NO

Ci sono molti ragionamenti su cui basare la proprie decisione di voto in tema di referendum costituzionale. Tra i molti motivi del no quelli che personalmente ritengo necessario sottolineare sono due, entrambi più tecnici che giuridici.

Il primo è che la nuova architettura costituzionale potrebbe portare alla nascita di una inedita, e forte, conflittualità tra i due rami del Parlamento. Soprattutto se le due Camere esprimessero maggioranze differenti, cosa che mi sembra decisamente probabile, il nuovo Senato potrebbe sollevare ripetuti conflitti con la Camera, ad esempio richiedendo una procedura di approvazione ‘bicamerale’ laddove la Camera abbia optato per una procedura ‘monocamerale’, e ciò potrebbe portare a pesanti rallentamenti dell’attività legislativa rendendo inefficace se non quasi impossibile l’azione di governo.

Il secondo aspetto è  costituito dal fatto che la riforma potrebbe spingere il paese  una sorta di cul de sac da cui sarebbe estremamente difficile uscire. Visto infatti che il Senato nella nuova composizione conserva le sue competenze per quanto riguarda le riforme costituzionali e che ritengo molto probabile il crearsi di maggioranze diverse tra Camera e Senato, potrebbe essere estremamente difficile effettuare ulteriori riforme costituzionali. La presenza di due composizioni diverse dell’assemblea di Camera e Senato imporrebbe infatti un accordo di maggioranze estremamente estese e difficilmente mantenibili per tutto il tempo minimo necessario all’adozione della modifica. Il rischio conseguente sarebbe che il nuovo assetto, anche se dimostrasse sul campo grossi limiti in termini di reale applicabilità, anche se si dimostrasse un pasticcio scritto una schifezza, sarebbe pressoché impossibile da modificare.

L’importante resta comunque assumersi le proprie responsabilità ed andare a votare domenica.

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