ROMA – Si sfoga Matteo Renzi, riportano i cronisti specializzati in retroscena paragonando il partito di cui è segretario ad una squadra di calcio. Per avere una buona squadra, dice, ci vuole un buon allenatore, vedi Prandelli che è anche suo amico. Nel Pd l’allenatore sono io e non permetto che un Mineo mandi all’aria la partita.
Noi siamo curiosi di vedere la squadra Pd in allenamento, giro di campo, o meglio giro del Nazareno, corse mozzafiato e poi soste, dribbling, scatti. Scherziamo per non piangere per quanto sta avvenendo nel Pd, per come i dirigenti, renziani della prima e della seconda, rispondono ad un atto di grande dignità, compiuto da quattordici senatori che sono autosospesi dal Gruppo Pd. Non solo in segno di solidarietà con Vannino Chiti e Corradino Mineo dimissionati, o meglio epurati, estromessi dalla Commissione Affari Costituzionali in quanto in dissenso con la “riforma” del Senato. Quella riforma che, con l’Italicum per la Camera priva i cittadini del diritto di esprimersi su chi eleggere così come nell’accordo fra Renzi e Berlusconi, il patto del Nazareno, affidato poi a Verdini, il vero protagonista del patto fra il segretario del Pd, poi anche premier e il pregiudicato. Solidarietà e insieme un fatto politico di estrema gravità“. Dice Vannino Chiti: ”Sono in Parlamento grosso modo da quando c’é Luigi Zanda: mai ho visto dimissionamenti autoritari dalle commissioni. Del resto non era possibile: non ha precedenti nella storia repubblicana”.
Il malcostume della nuova classe politica. Alle critiche si risponde con le offese
La risposte segnano un malcostume politico di questa “nuova” classe dirigente che a fronte di leggi che riguardano la nostra Costituzione, che vengono criticate, da giuristi, costituzionalisti, forse sociali definiscono Mineo uno in cerca di pubblicità, un narcisista che cerca spazi per non rimanere nell’ombra. Il neo sindaco di Firenze, Dario Nardella, non trova di meglio che scimmiottare il premier. Fassina chi? si era chiesto Renzi e il primo cittadino dice, Mineo chi? E Mineo risponde, anche a Zanda che lo ha preso di mora accusandolo di bloccare i lavori del Parlamento. “Vorrei chiarire – afferma che in nessun momento, in commissione Affari costituzionali, ho paralizzato la riforma del Senato. Non ho neanche mai votato in modo tale da fermare questa riforma, e nessuno dei senatori Tocci, Casson o Chiti hanno fatto qualcosa del genere: nostri veti non ce ne sono stati”.
Mineo i primi errori li ha commessi il capogruppo Zanda
Poi rivolto Zanda: “Temo che questa personalizzazione contro di me voglia nascondere alcuni errori. I primi errori li ha fatti palesemente il capogruppo Zanda, che ha sottovaluto un dissenso, non lo ha considerato e ha fatto finta che fosse risolto a colpi di finte votazioni, raccontando oggi che ce ne sono state 117.” Fra le più agitate la ministra Boschi titolare della riforma. Anche lei prende le mosse dalle dichiarazioni del premier e ripete: il 41% degli elettori si è espresso, ha dato fiducia al Pd, una decina di senatori non contano proprio, afferma un altro senatore. Noi rispondiamo a loro, non a Mineo, Chiti, Muchetti, Casson e gli altri. Ma Renzi e Boschi sono proprio certi che votando per le europee i cittadini italiani abbiano espresso la loro gioia per l’accordo fra Renzi e il pregiudicato? Se poi passiamo ad alcuni quotidiani gli attacchi, le offese, nei confronti in particolare di Mineo e Chiti si sprecano, tira le fila il Messaggero. Ci fosse uno, diciamo uno che parla delle proposte di modifica presentate da Chiti, con un disegno di legge, da Mineo e dagli altri che hanno “tradotto” il testo in emendamenti. ”I senatori Mauro e Mineo – afferma Chiti – sono stati dimissionati dai rispettivi gruppi per dissenso possibile: io, senza essere avvertito, per misura cautelativa preventiva”.
Mi sento offeso e amareggiato,calpestata la libertà di mandato
Mi sento sinceramente amareggiato e offeso: per nessun atto del mio impegno, ormai lungo, nelle istituzioni penso mi possa essere addebitato un comportamento di scorrettezza. Più serio è il fatto che una parte di parlamentari e dell’opinione pubblica non si rendano conto pienamente di quello che è successo in questa settimana: è’ stato calpestato l’articolo 67 della Costituzione che assicura libertà di mandato senza vincolo per ogni parlamentare. Questo articolo della Costituzione non può essere fatto valere discrezionalmente o solo in aula e non nelle commissioni: vale sempre o mai. Del resto l’assurdità si rivela sulla base di una semplice considerazione: le commissioni a volte hanno – e per funzionare meglio il Parlamento dovrebbero avere più spesso – una funzione deliberante. In questo caso allora? Il problema vero è che calpestare l’articolo 67 equivale a rendere nella pratica le commissioni del Parlamento, di fatto, ‘organi di partito’. Una aberrazione che va tolta di mezzo, altrimenti con il tanto discutere sulle innovazioni politico-culturali si realizza invece una occupazione del Parlamento ad opera dei partiti”.