Incontro Pd-M5S. Si dialoga, intesa lontana. Apertura sulle preferenze

 

ROMA – Si sono incontrate per la seconda volta le delegazioni del Pd con quelle del M5S per discutere delle riforme e sulla legge elettorale. Al momento le posizioni delle due formazioni politiche si avvicinano, ma da qui a dire che c’è un’intesa ne passa. Le apertura ci sono state, ma i nodi da sciogliere rimangono.

Primo tra tutti quello della legge elettorale, che come sappiamo porta la firma anche del ‘pregiudicato’. Un particolare che ai pentastellati non va proprio giù.  E’ indicativo lo scambio di battute tra il premier Matteo Renzi e Luigi Di Maio: “Non mi risponde sull’immunità -attacca il vicepresidente grillino della Camera – forse deve andare ad Arcore a chiedere il permesso…». Replica il premier: «Ad Arcore c’è la sede di un altro partito. Io per fare le riforme accetto anche di prendere degli insulti, di sentirmi dire che sono autoritario, anche dei cambiamenti su questioni marginali…».

«Noi – aggiunge Renzi – siamo pronti a discutere di tutto a condizione di coinvolgere anche gli altri. Perché se non arriviamo ad una situazione condivisa, siamo punto e a capo: io ho qua il tentativo di tenere il 5 stelle al tavolo e ho qua il tentativo di fare le riforme. Se riesco a tenere insieme le due cose stappo una bottiglia». Per il premier è un «fatto straordinario, nonostante le vostre divisioni, che voi siate qui a discutere. Ma non può essere: queste sono le nostre idee, prendere o lasciare. Perché se non lo diciamo noi che abbiamo il doppio dei vostri voti, consigliamo anche a voi di non dirlo…».

  Di Maio la pensa differentemente: «Siamo in disaccordo su tanti punti, ma su alcune cose possiamo trovare una convergenza». Alla fine, il copione vede i grillini che incalzano su immunità, preferenze, riforma del Senato («Ci date una riposta? Sembrate voler temporeggiare…») e Renzi che svicola: «La norma sull’immunità non era nel ddl del governo. Le candidature plurime è una norma che ci hanno chiesto i piccoli partiti, comprendiamo la vostra richiesta e la sottoponiamo al dibattito con gli altri partiti. Capisco che un partito che non vede scattare ovunque il proprio candidato può avere la preoccupazione… Lo spirito di compromesso che vale anche per gli altri».

Insomma, il confronto porta qualche frutto, anche se la maturazione non è al punto giusto.  Al momento infatti il PD non demorde ed evita accuratamente qualsiasi accordo con il M5s che veda l’estromissione della coalizione di maggioranza. Un passaggio obbligato per i pentastellati che con gli altri partiti hanno fatto intendere di non volersi accordare, specie con il centro destra di Berlusconi.

Apertura, invece, sulle preferenze come spiega in una nota Di Maio. «Dall’inzio della nostra esistenza abbiamo sempre detto ‘collaboriamo punto su puntò con chi ci sta. Sulle preferenze c’è stata un’apertura (che verificheremo eccome). Non siamo assolutamente d’accordo sul loro Senato non elettivo, ciò non vuol dire che non possiamo votare insieme l’abolizione dell’immunità parlamentare e gli altri punti concordati al tavolo. Lo scrive su facebook Luigi Di Maio (M5s), vicepresidente della camera, commentanto l’incontro che si è appena concluso con il Pd alla Camera. »Occhi puntati sul Senato dalla settimama prossima- prosegue- si vota per l’immunità parlamentare e vediamo se tengono fede agli impegni di fine tavolo.

 

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