Immigrazione. Esteso Triton, serve gruppo navale UE

ROMA – L’operazione Triton dovrebbe estendere il raggio di stazionamento dei suoi mezzi dalle attuali 30 alle 50 miglia marine.

È l’orientamento emerso dopo le riunioni tra Frontex e le autorità italiane, ma ancora ufficioso, in attesa dell’adozione del nuovo piano operativo della missione congiunta, che avverrà nei prossimi giorni. La notizia trova conferma presso fonti a Bruxelles. Già la stessa Commissione, all’indomani del vertice Ue straordinario, aveva annunciato l’allargamento.

Nel frattempo l’ammiraglio De Giorgi, si appella sulla necessità di consolidare un gruppo navale Ue. “Nel Mar Mediterraneo stiamo già lavorando assieme con partner europei, come inglesi e tedeschi, spartendoci le zone, per potenziare la macchina dei soccorsi. Auspico – continua De Giorgi –  e sono convinto e ottimista circa la costituzione di un gruppo navale europeo, che mi auguro sia a guida italiana”. 

I compiti del gruppo navale, ha aggiunto, “saranno quelli di interdizione marittima, per togliere l’iniziativa alle organizzazioni militari, intercettando i barconi che provengono da luoghi di fabbricazione diversi dalla Libia e si dirigono verso quel paese”. Diverso per i mezzi costruiti in Libia: “non è possibile – ha spiegato l’ammiraglio – finché non ci sono autorizzazioni particolari, andarli a eliminare prima. Ma già togliere la libertà di movimento e aumentare i controlli in alto mare aiuterebbe moltissimo e darebbe un effetto importante”.    Parlando della collaborazione tra Stati, De Giorgi ha ricordato che “la Marina sta massicciamente partecipando ai

soccorsi. E ora in mare sono presenti anche la nave inglese Bulwark e altre due navi tedesche, che hanno già compiuto i primi soccorsi e stanno dando una grande mano”. Per quanto riguarda invece il sequestro dei barconi su cui vengono traghettati i migranti, “si è cominciato a sequestrare gli scafi e a toglierli dalla disponibilità degli scafisti. Il venir meno di queste imbarcazioni ne ha aumentato la richiesta e la pressione per recuperarle, tanto che i soccorritori vengono minacciati anche con armi”.    Infine, sulla possibilità di intervento in acque libiche, De

Giorgi ha puntualizzato che, poiché ci sono “due governi libici è complesso trovare un interlocutore. Entrare in acque territoriali è un’operazione sensibile, per farlo serve l’adesione del governo libico o un’autorizzazione dell’Onu, che sono una alternativa all’altra”. 

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