Filt Cgil. Il “Tempo” gioca al massacro. Pretendiamo rispetto per i lavoratori Atac

ROMA – “Uno spettacolo riprovevole, al limite della decenza e del lecito quello messo in scena a volte da alcune testate giornalistiche che finiscono col farsi portavoce di una politica malata.

Quella politica miope e spregiudicata che nel corso degli ultimi anni di amministrazione di centro-destra ha portato la nostra città al tracollo finanziario, etico, sociale e che, arrogante, non accetta di subire le conseguenze delle proprie scelte. Una politica indifferente che con un colpo di coda getta fango su tutte e tutti, soprattutto su coloro che non hanno mai accettato le nefandezze e che si sono sempre battuti per la tenuta e la qualità dell’occupazione”. “La Filt Cgil, colpita da un articolo diffamatorio pubblicato sabato 31 maggio su Il Tempo –  si è sempre battuta per la difesa di Atac, azienda di trasporto pubblica deturpata e spolpata da chi mira a consegnare il trasporto pubblico nelle mani di privati interessati all’enorme business. Anche in questa delicata fase, la nostra organizzazione sindacale si sta impegnando in prima linea per difendere i diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici oggi colpiti dalle procedure di mobilità, cercando le soluzioni migliori per tutti i dipendenti secondo criteri codificati. Forse è per questo e non per qualche recondito motivo lasciato più o meno chiaramente intendere negli spazi di una stampa consenziente, che ancora molti lavoratori in Atac continuano ad affidarsi a noi, a sostenerci nelle nostre battaglie, a tenere la nostra tessera in tasca. Pretendiamo rispetto per questi lavoratori e per la nostra azione sindacale ribadendo con fermezza che i dati pubblicati sono privi di fondamento, alterati e pretestuosi. E qualora il quotidiano in questione intendesse proseguire nella sua azione di informazione distorta siamo pronti a dimostrarlo in ogni sede legale: sono stati pubblicati impropriamente nomi, con relativi dati personali, di lavoratrici e lavoratori ricoprenti cariche elettive, molti dei quali peraltro in pensione, assunti nel lontano 1975 e, cosa assurda, anche di qualcuno non più in vita. Stiamo pertanto già valutando tutte le azioni ritenute necessarie a tutela delle vittime di questo gioco al massacro mediatico”.

 

Condividi sui social

Articoli correlati