Space Economy: è necessario connettere il mondo della ricerca e quello dell’industria

“Nello spazio stanno entrando in gioco nuovi attori, imprenditori che non sono del settore ma che decidono di investire perche’ hanno intuito che puo’ essere un affare”. Cosi’ il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, che al grattacielo Sanpaolo di Torino ha partecipato a una tavola rotonda sul tema della Space Economy.

“Per quanto riguarda l’industria spaziale, l’Italia ha una filiera piuttosto solida – ha aggiunto Battiston – siamo la sesta potenza nel mondo. Ora pero’ con l’avvento di una nuova Space Economy entrano in gioco nuovi attori ed e’ molto importante cogliere l’occasione. Purtroppo nel nostro Paese manca la connessione tra il mondo della ricerca e quello dell’industria, mai come adesso serve dare ai nostri giovani le opportunita’ per un treno che sta partendo e non possiamo permetterci di perdere”. Battiston ha poi sottolineato che “negli ultimi tre anni le aziende italiane che investono nello spazio hanno avuto un ottimo ritorno economico”. In effetti il settore e’ vivo: vale oltre 1,5 miliardi di euro e offre occupazione a piu’ di 6mila persone.All’incontro ha partecipato anche Walter Cugno, vicepresidente Esplorazione e scienza di Thales Alenia Space Italia. “Le tecnologie che oggi volano nello spazio sono vecchie di trent’anni e per questo bisogna investire cercando capitali, soprattutto privati. Nei prossimi mesi si discutera’ di una serie di missioni sulla luna finalizzate a portare l’uomo su Marte. Una delle idee, ad esempio, e’ sviluppare infrastrutture per costruire e assemblare direttamente nello spazio satelliti piu’ capienti e performanti. L’importante e’ non rimanere tagliati fuori dai nuovi player che si stanno affacciando sul mercato”. Per Vincenzo Giorgio, amministratore delegato di Altec “il modello verso cui ci stiamo muovendo si basa sulla contaminazione e sull’innovazione. Vogliamo contaminarci con realta’ che nulla hanno a che fare con lo spazio, apprendere modi di lavorare differenti. In Italia c’e’ una grande tradizione, riconosciuta in tutto il mondo, ma oggi quel modello non e’ piu’ sufficiente”. A chiudere l’incontro e’ stato l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, Paolo Nespoli, reduce dalla missione VITA sulla Stazione spaziale internazionale durata 139 giorni, che ha permesso a Nespoli di stabilire il record di permanenza nello spazio per un astronauta italiano: 313 giorni. “Non so se questa e’ stata la sua ultima missione – ha detto rivolgendosi al pubblico in sala – sto ancora cercando di capire cosa fare da grande. Forse e’ giunto il momento di lasciare, ma nello spazio ci tornero’ comunque, magari da turista. Sono convinto che presto anche la gente comune potra’ viaggiare nello spazio. Intanto ai bambini e ai piu’ giovani che vorrebbero diventare astronauti dico che bisogna sognare le cose impossibili, come d’altronde ho fatto io”.

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